Linea d'ombra - anno XII - n. 95 - lug./ago. 1994

FOTOGRAFIA 17 Gisèle Freund PIONIERA Incontrocon AntonioLegido,con una notadi MarialbaRusso traduzionedi AlessandroCasso!e TatisMinerbi Ieri sera sono andata con il mio amico Gianfranco Mingozzi nella sua casa di Tarquinia. Era tardi, guidavo per le strette strade interne, pioveva molto, ero pervasa da una strana calma, sospesa nei pensieri che mutavano con i paesaggi che riuscivo a intravedere nel bagliore dei lampi. Improvvisamente ho visto un cane che correva sul bordo della strada, un lampo ha illuminato la scena, volevo fermarmi, ma no ho pensato, sa dove andare. Una volta ho seguito un cane, mi ero persa, completamente persa in non so quale posto, la sicurezza del suo andare certo mi tranquillizzava, l'ho seguito per un lungo tempo, alla fine era senza meta. Eppure immagino ancora che sapesse dove andare. "Ora contemplo il mio passato come un album di foto, ma sono certa che non ne ho scattata nessuna io." È Gisèle Freund che raccoglie nella fulminea riflessione tra passato e presente il senso incerto della sua realtà, nel presente immaginato tutto è sospeso, mutevole, l'astrazione delle figure coinvolte e conosciute confonde e rallenta ancor più l'attimo dell'immediato presente. Nel tempo che appartiene ad entrambe mi ritrovo a pensare a un qualcosa che è già entrato nella mia memoria e lo spazio che segna il limite tra le due distanze improvvisamente si muove e si avvicina ad un'astrazione che spinge l'immaginario vissuto, ne rallentaquasi la storia e il pensiero scorre oltre l'immagine di una figura che va verso la sua fine, in una condanna di ince1ta solitudine. La distanza è la distanza del prima e del dopo che porta più lontano dalle apparenze e colloca il pensiero nella sua realtà. Nel tentativo di esprimersi non si è mai certi che quella magari era l'unica possibilità,oltreildato certo, si sommano le infinitepercezioni, gli improvvisi battiti che accelerano la sospensione che va oltre il tempo di una storia già vissuta. (Marialba Russo) La lentavocedelnarratoredell'ultimolibrodiPatrickModiano, Fleur de ruine, ricordail quartiereMontparnassedegli anni Sessantain questi termini:" ... un quartiereche sopravvivevaa se stesso,che si consumava dolcemente,lontanoda Parigi." Per chi non abbiaconosciutoquelMontparnasse,quellaParigidi trent'anni orsono,l'impressionepuòrisultarela stessa. li domiciliodi GisèleFreundè situatoinquestocroceviapopolare che è Montparnasse. È domenica. Numerosepersone fanno la fila per visitarele catacombein piazzaDenfertRochereau.A dispettodell'oscurità in cui sprofonda la maggior parte dei negozi, chi va a passeggio preferiscelaressadellaAvenueduMaineallastradaassolatachecosteggia lemuradelcimitero.Apochissimimetridallacasadi GisèleFreund,inrue Daguerre,si trovalagalleriafotograficaContrejour,direttadalgiovanee • irrequieto fotografoClaude Nori. Gisèle Freund occupa un minuscolo studioal sestopiano.L'unica apparentedecorazione,inunastanzastipata di libri e documenti,è un manifestodietro una porta. Si tratta di una fotografiaa colori fatta da Gisèle Freund,e in essa si vede il tavoloda lavorodi VirginiaWoolfa Rodmell(Sussex),nel 1965. Questastessafoto è stata sceltacomecopertinadel catalogoe degli inviti della sua mostra lrinéraires, che si è tenutanel dicembre 1991 e gennaio 1992 al Museodi Arte Modernaal quintopianodel CentroGeorgesPompidou. Com'è nata questa mostra, signora Freund? L'idea della mostra Itinéraires non è stata mia. Sono stati loro, quelli del Museo, ad insistere. La cosa mi parve interessante e così, pur sapendo che gli onori sarebbero stati eccessivi, esagerati, accettai. Mi mancavano le ragioni per rifiutarmi. D'altra parte, però, c'è un'incongruenza: io non sono un'artista. Se dovessi definire la mia professione di fotografa, direi che sono una "documentarista". Al Museo sottolineavano che ero il primo fotografo ad essere invitato: perquestonondovevo lasciarmi scappare l'occasione di un progetto così meritorio per favorire la fotografia in generale. Dopo tutto, oggi che la fotografia si vede superata da altre tecniche, forse più loquaci, non è male rivalutare questo secolo che è stato la sua età dell'oro. Ho ottantatré anni, e oggi mi chiamano da ogni parte del mondo chiedendomi fotografie, ma quando ho cominciato, e anche fino a non molto tempo fa, interessavano a ben pochi. Quali sono stati gli inizi di Gisèle Freund nel campo della fotografia? Come può facilmente immaginare, più o meno gli stessi di qualsiasi altro fotografo. Data la mia insistenza, mio padre mi regalò una Voigt-Lander, formato 6x9. Avevo quindici anni, e non facevo altro che scattare dinnanzi a tutto ciò che, essendo alla mia portata,. poteva cessare di muoversi. Allora era praticamente impossibile fotografare il movimento. Per cui feci soprattutto ritratti, quelli dei miei familiari, visto che mi sono sempre interessata di più all'essere umano che non al paesaggio o all'architettura. La fotografia mi appassionava a tal punto che io stessa sviluppavo i miei negativi su carta seppia, perché così ottenevo unacerta somiglianza estetica con le foto di Atget, che ammiravo già allora. Qualche tempo dopo,

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