Linea d'ombra - anno XII - n. 95 - lug./ago. 1994

PECIALESTATE mensile di storie, immagini, discussioni e spettacolo Storiedal mondo: CASTRO CHAN HOSAIN KURAHASH LAFORES NASSIB RABIE RAJANI SAMUEL SHAVIT .TAIBO Il TREFULK VERONES BERGER GISÈLFEREUND HUSARSKA KIAROSTAM KUROSAWA

Lev N. Tolstoj DENAROFALSO Un racconto-pamphletsulla potenza corruttricedel denaro. Lire 12.000 Aldo Capitini LETECNICHEDELLANONVIOLENZA Lire 12.000 "Voices" GLI SCRITTORIE LAPOLITICA NordeSud,Este Ovest,GuerraePace. Neparlano: Boli, Chomsky, Eco, Gordimer, Grass, Hall, Halliday, Konrad, Rushdie, Sontag, Thompson, Vonnegut. Lire 12.000 GiintherAnders I MORTI.DISCORSOSULLETREGUERRE MONDIALI. Lire 12.000 Albrecht Goes LAVITTIMA Cristiani ed Ebrei al tempo di Hitler. Lire 12.000 APROPOSITODEICOMUNISTI A. Berardinelli, G. Bettin, L. o/?.i:J,J:'f· Flores: G. Fofi, P..Giacc~è, G. Lemer, L. Manconi, M. ii:J~p3,n 1I Piccolo Manifesto d1ElsaMorante.Lire 12.000 r..~;-;•,. . . f/einrich .tif}i;_ LEZIONIFRANCOFORTESI • ~•oetl~o1Ììle, culturae società. Lire 12.000 ~,.f,,.li; .. , . ',\\:f -,;;~• ,. l, ~ "Voices 2"."1tDISAGIODELLAMODERNITÀ Amis, Beli, •• B~ow, Bfj/;, Castoriadis,Dahrendorf, Galtung, Gellner, Giddens, ",~~n9tieff, Kolakowski, Lasch, Paz, Rothschild, Taylor, Touraine, Wallerstein. Lire 12.000 Amo Schmidt IL LEVIATANO seguitoda TINAO DELLA IMMORTALITÀ. A cura di Maria Teresa Manda/ari. Lire 12.000 Francesco Ciafaloni KANTE I PASTORI Identità e memoria,campagnae città, ierie oggi, Italia e America, destra e sinistra. Lire 12.000 UNLINGUAGGIOUNIVERSALE Le intervistedi "Linead'ombra" con gli scrittoridi lingua inglese: Ballard, Bames, lshiguro, Kureishi, McEwan, Rushdie, Swift (Gran Bretagna), Banville (Irlanda), Gallant, lgnatiejf, Ondaatje (Canada), Breytenbach, Coetzee, Gordimer, Soyinka (Africa), Desai, Ghosh (India), Frame (NuovaZelanda).Lire 15.000 VIOLENZAONONVIOLENZA Engels,Tolstoj, Gandhi,Benjamin, Weil, Bontioeffer, Caffi, Capitini, Fanon,Mazzolari, Arendt, Bobbio, Anders. Lire 15.000 Marco Lombardo Radice UNA CONCRETISSIMAUTOPIA Lavoropsichiatricoe politica. Lire 12.000 TRADUEOCEANI Le interviste di "Linea d'ombra" con glj scrittori staturutensi: Barth, Bellow, Carver, De Lillo, Doctorow, Ford, Gass, Highsmith, Morrison, Ozick, H. Roth, Singer, Vonnegut. Lire 15.000 Aldo Capitini OPPOSIZIONEE LIBERAZIONE A cura di Piergiorgio Giacchè. Lire 12.000 Friedrich Schiller IL DELINQUENTEPERINFAMIA A cura di Cesare Cases. Lire 12.000 Goffredo Fofi I LIMITIDELLASCENA Dal neorealismoall'omologazione. Lire 12.000 "Voices" PROE CONTROLAPSICOANALISI Baker Miller, Bentovim, Bettelheim, Chasseguet-Smirgel, Glasser, Green, Griinbaum, Hartman, Ignatiejf, Marcus, Mitchell, Pedder, Riejf, Segai, Spillius, Steiner, Turkle, Young. Lire 15.000 M.K. Gandhi SULLAVIOLENZA A cura di G. Pontara. Lire 12.000 Mori Ogai L'INTENDENTESANSHO Una antica cronaca rinarrata da un grande scrittore. A cura di M. Mastrangelo e M. T. Orsi. Lire 12.000 Giinther Anders e Claude Eatherly IL PILOTADIHIROSHIMA Ovvero:La coscienzaal bando Prefazione di Bertrand Russell e Robert Jungk. Lire 12.000 Rafael Sdnchez Ferlosio LAFRECCIANELL'ARCO Contro gli alibi ideologici del nostro tempo. A cura di Danilo Manera. Lire 15.000 Julio Cortdzar ULTIMOROUND e altri scritti politici. A cura di A. Mariottini e E. Franco. Lire 12.000 Carmelo Bene ABOCCAPERTA Una partituraper il cinema Lire 12.000 Giustino Fortunato I GIUSTIZIATIDI NAPOLIDEL 1799 Persuasioneetica nellapolitica: una rivoluzionee la sua sconfitta. A cura di Vittorio Dini. Lire 12.000 AA.VV LA SOCIETÀDEGLIAMICI IL PENSIERODEIQUACCHERI,dallafinedel Seicento ai giorninostri. Lire 12.000 Ramon Pérez de Ayala LA CADUTA DELLA CASA LIMONES. Seguito da LUCE DOMENICALE, due storie d'amoree di passione. Lire 12.000 DALLE STELLE AL PENSIERO Conoscenze attuali sul passato e l'ambiente del genere umano. H. Reeves, A. M. Celan Sengor, J. Reisse, H. Tobien, Y. Coppens, E. Morin. Lire 12.000 Luis Bufiuel I FIGLIDELLAVIOLENZA Un capolavorodellastoriadel cinema. Lire 12.000

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Progetto grafico: Andrea Rauch/Graphiti Redazione: Lieselotte Longato Abbonamenti: Natalia Delconte Pubblicità: Miriam Corradi Esteri: Pinuccia Ferrari Produzione: Emanuela Re Amministrazione: PatriziaBrogi Hanno contribuito alla preparazione di questo numero: Giovanna Busacca, Franca Cavagnoli, Paola Concari, Barbara Galla, Michele Neri, Marco Antonio Sannella, Barbara Verduci, la casa discografica Emi, la rivista "Urogallo", le agenzie fotografiche Contrasto, Effigie e Grazia Neri. Editore: Linea d'ombra Edizioni srl - Via Gaffurio 4 20124 Milano Te!. 02/6691132. Fax: 6691299 Distrib. edicole Messaggerie Periodici SpA aderente A.D.N. - Via Famagosta 75 - Milano Te!. 02/8467545-8464950 Distrib. librerie POE- Viale Manfredo Fanti 91, 50 I37 Firenze - Te!. 055/587242 Stampa Litouric sas - Via Rossini 30 Trezzano SIN - Te!. 02/48403085 LINEA D'OMBRA Iscritta al tribunale di Milano in data 18.5.87 al n. 393. Direttore responsabile: Goffredo Foti Sped. Abb. Post.Gruppo rnn0%-Numero95- Lire I0.000 UNEA D'OMBRA anno XII luglio/agosto 1994 numero 95 2 5 Il 12 17 48 Francesco Ciafaloni Anna Husarska Giancarlo De Cataldo Mimmo Lombezzi FOTOGRAFIA Gisèle Freund Goffredo Fofi STORIE DAL MONDO 22 Jeffery Paul Chan 29 Chetan Rajani 34 Marie-Hélène Laforest 46 Attia Hosain 50 Kurahashi Yumikò 52 Jan Trefulka 64 Sandro Veronesi 74 Ibrahim Samuel 75 Sélùn Nassib 77 Dan Shavit 89 Paco lgnacio Taibo Il 92 Dante Castro 94 Jan Rabie INCONTRI 39 41 Abbas Kiarostami, Akira Kurosawa John Berger POESIA 68 69 70 71 72 Livia Livi Giovanna Sicari Marina Mariani Nicola Miglino Giuseppe Goffredo Giancarlo Consonni Maria Schiavo CONFRONTI 79 80 84 85 86 88 Giovanni Rizzoni G. Fofi, L. Clerici Paola Splendore Francesco M. Cataluccio Paolo Mereghetti Marcello Lorrai Sud Africa: un patto contro la paura Chi ha paura di Zirinovskij? Telemafia, parla Riina Cronaca della prima guerra italo-croata Pioniera Incontro con Antonio Legido con una nota di Marialba Russo L'opera di E. Pignon-Ernest nelle foto di Alain Yolut Cinesi a Haifa con una nota di Scilla Finetti sulla letteratura cino-americana Una trama alla Maupassant Annette Estimé La fenice fuggì La donna con la testa che vola Al Belvedere Sorella Il buio Fra donne Nel campo di fragole I meravigliosi odori della vita Come schegge del cielo a cura di Alessandra Riccio Siccità Il cinema col cuore a cura di Shohreh Golparian Storie necessarie in cerca di voce a cura di Maria Nadotti Self e altre poesie La premura della legge Quando parlavamo Due poesie Da un diario ( 1989-1993) Sei poesie d'amore Sensibili a ogni muover di foglia Il Juan de Mairena di Antonio Machado Su Il niare non bagna Napoli di A.M. Ortese Padre e figlio. Coetzee e Dostoevskij Le storie raccolte da Hanna K.rall Cannes senza lezioni Il birignao di Piero Pelù La copertina di questo numero è di Emilio Tadini. Abbonamento annuale: ITALIA L. 85.000, ESTERO L. 100.000 a mezzo assegno bancario o c/c postale n. 54140207 intestato a Linea d'ombra o tramite carta di credito SI. I manoscrilli non vengono restituiti. Si pubblicano poesie solo su richiesta. Dei testi di cui non siamo in grado di rintracciare gli avemi diri110, ci dichiariamo promi a 011e111perareagli obblighi relativi.

2 DALSUDAFRICA UN PAffO CONTRO LA PAURA VIAGGIODENTROLEPRIMEVERELEZIONI FrancescoCiafaloni Ho fatto paite di un piccolo gruppo di persone accreditate dalle confederazioni sindacali italiane come osservatori internazionali delle prime elezioni democratiche del Sudafrica. Sono paitito sotto il segno della paura. Paura per le ripetute e inarrestabili tragedie africane, per le stragi in Rwanda e Burundi, che seguono quelle somale, liberiane, sudanesi e che non sembrano avere via di uscita. Per le prospettive tragiche disegnate dagli interventi recenti di autori che sono stati tra i protagonisti della politica sudafricana, come Breyten Breytenbach. Per gli aiticoli allarmati di tutti i giornali, italiani ed esteri, per le notizie delle liste d'attesa sui voli dal Sudafrica per Londra e per l'Australia, per la violenza insomma che sembrava potersi scatenare anche in Su africa, con il sovraccarico di efficienza nel fare la guerra di cui hanno dato prova in più di una occasione i popoli che lo abitano. La paura era anche un po' personale, per la ignoranza dei luoghi'.' delle circostanze, anche dei compiti; per il senso di angoscia che produce un ignoto minaccioso su cui non si può influire in nessun modo. Dopo il fallimento della mediazione internazionale una soluzione consensuale sembrava impossibile. Il meglio che ci si potesse aspettare · era una prova di forza tra i due partiti che avevano sottoscritto il patto istituzionale (]' African National Congress di Nelson Mandela e il National Party di De Klerk, cui si era aggiunto il più moderato dei due paititi della destra boera, quello di Viljoen) e che dai sondaggi sembravano rappresentare la gran maggioranza dei sudafricani e i partiti che non l'avevano sottoscritto (l'estrema destra boera e il paitito zulu Inkatha) che certo rappresentavano una minoranza, ma che sembravano disposti ad usare la forza e potevano impedire senz'altro lo svolgimento pacifico delle elezioni; forse potevano renderle impossibili o non rappresentative. Sembrava impossibile un rimando, che di fatto non avrebbe dato alla maggioranza nessuna garanzia; impossibile un ripensamento dell 'Inkatha ali' ultimo minuto, anche per ragioni giuridiche, logistiche ed emotive (i termini per la presentazione delle I iste scaduti; le schede già stampate; i morti recenti dello scontro aimato sotto la sede dell'Anca Johannesburg e i massacri di civili nel Nata!); impossibile che le minoranze si limitassero a disertare le elezioni, senza neppure la soddisfazione di una vittoria simbolica per la impossibilità di calcolare con precisione gli astenuti. La macchina elettorale infatti si presentava all'esterno, nei documenti che ci erano stati distribuiti, come una macchina molto solida, adatta a resistere ad uno scontro fisico. Le sezioni erano poco numerose (poco più di 10.000 per un paese di 40 milioni di abitanti), con varie migliaia di elettori per sezione, e perciò controllabili edifendibili; !e stazioni di conteggio distinte dalle sezioni e molto meno numerose; il trasporto affidato all'esercito; le sezioni circondate da aree di rispetto concentriche, con la più interna accessibile ai soli eletto1i, disarmati, agli addetti alle operazioni di voto, alle forze di polizia, che però non potevano entrare nei seggi, ai rappresentanti di paitito (che non potevano fare propaganda) e agli osservatori, nazionali ed internazionali. Le procedure garantivano non solo la segretezza del voto espresso ma anche della paitecipazione al voto e soprattutto la possibilità fisica di votare. Infatti i cittadini avevano diritto di votare in qualunque sezione dello stato per le elezioni della Costituente e in qualunque sezione della regione di residenza per le contemporanee elezioni regionali. Diventava così difficile esercitare pressioni per impedire il voto anche in caso di impossibilità da paite dell'esercito di difendere tutte le sezioni e tutto il territorio. Bastava il controllo delle strade per garantire la possibilità di votare a gran parte degli elettori. Occorre ricordare che il Sudafrica, come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti non ha un'anagrafe e che questa è la prima elezione democratica, aperta a tutti, e che non c'è un registro degli aventi diritto al voto, né quindi la possibilità di un elenco degli elettori nei vari distretti, né di un certificato elettorale. C'era stata una campagna di concessione di documenti di identità in base ad atti notori, ma era possibile votare anche con un certificato di battesimo o con qualunque documento da cui fosse possibile dedurre la data di nascita. Il documento veniva timbrato con un inchiostro visibile solo ai raggi ultravioletti, che veniva usato anche per macchiare le mani dell'elettore, garantendo la irripetibilità del voto. Alla possibile violenza politica bisognava aggiungere una violenza deUacriminalitàcomunemoltoalta,con un numero di morti ammazzati cinque o sei volte più alto di quello degli Stati Uniti, che è già un paese violento. Abbiamo invece assistito ad uno straordinario spettacolo di maturità politica e civile, ad un vero e proprio patto costituzionale, in cui la volontà di partecipare, di affermare la propria cittadinanza, sembrava maggiore di qualunque altro interesse e dello stesso spirito di parte. Le difficoltà pratiche e giuridiche sono state superate con una efficienza ed una flessibilità impensabili nella amministrazione pubblica italiana. Tutti hanno visto alla televisione la straordinaria pazienza delle code sotto il sole, di neri e di bianchi, di vecchi e di malati. Il testimone straniero non può che dire che si è trattato di un fatto generale e straordinario. I vecchi e le vecchie hanno atteso per ore, per intere giornate e si sono spostati per decine di chilometri per votare. Anche i giovani naturalmente; ma a vent'anni ci si sposta con più facilità. Certo si può dire che abbiamo visto la eterna, la infinita pazienza dei contadini; ma contadini disposti ad esercitare la pazienza per esercitare la cittadinanza. Anche se riguardano per forza poche decine di sezioni, le cose viste direttamente confermano che si è trattato di uno straordinario atto di pace e di fondazione di una democrazia. Qualche dettaglio può aiutare. Le code sono state dovute non alla lentezza ma alla mancanza di materiali: schede, timbri. Si può pensare a una straordinaria inefficienza o a un sabotaggio generalizzato. Non è così; anche se certo le sezioni delle homelands, con quasi tutti gli elettori neri e presidenti di seggio neri, sono state svantaggiate.

Si ricordi che l'unica garanzia che le schede fossero quelle votate dagli elettori in mancanza di un registro e data la ovvia facilità di stampare schede false, era costituita dalla autenticazione con il timbro apposito e dalla continuità della custodia delle schede dal momento del voto a quello della convalida e del conteggio. Perciò i timbri e le schede dovevano essere in numero fisso, e consegnate ai responsabili di seggio, e le urne dovevano essere solide e sigillate (in effetti erano metalliche e non facilissime da montare). Inoltre, la Independent Electoral Commission, la sezione della magistratura che presiedeva a tutto il processo elettorale, dirigeva i quasi 350.000 addetti, applicava le decisioni del Parlamento e del Governo, prendeva le decisioni operative, aveva dovuto far stampare 25 milioni di adesivi col simbolo del partito che si eraaggiuntoall'ultimo momento e che andavano collocati sulle schede, una per una, al posto giusto, nelle sezioni. L'energia elettrica era indispensabile non solo per la sicurezza (le operazioni cominciavano quando ancora era buio e finivano a notte fonda, anche perché gli elettori presenti nell'area di rispetto della sezione avevano il diritto di votare prima della chiusura) ma anche per far funzionare le macchinette a raggi ultravioletti. Chiunque abbia provato a far funzionare gli amplificatori di una sala per conferenze pensi ai ritardi che si possono produrre per un falso contatto. Le operazioni di voto erano in effetti velocissime, ma hanno stentato a partire e, una volta partite, in molte sezioni hanno esaurito le schede con grande rapidità. È accaduto che tutti hanno sbagliato a calcolare il numero degli elettori dell'inizio del primo giorno e che i presidenti di seggio autorevoli, tipicamente boeri con compiti importanti nella pubblica amministrazione, sono riusciti a farsi consegnare fin dall'inizio tutti i materiali in buono stato e schede sufficienti per i tre giorni; i meno autorevoli si sono accontentati di quello che i funzionari gli hanno dato. Del resto capita anche a me di DALSUDAFRICA 3 fidarmi delle affermazioni dei funzionari e non c'è bisogno di scomodare il colonialismo per spiegare la differenza di comportamento: le classi sociali bastano e avanzano. Mentre scrivo è passato più di un mese dal ritorno dal Sudafrica; le emozioni, molto forti, si attenuano; tendo a ricadere nelle idee ricevute, storiche, sociologiche, economiche, letterarie, non so quanto modificate da ciò che ho visto, dal la commozione e dal sollievo delle elezioni riuscite. Ho letto ancora sul Sudafrica in questo mese, naturalmente; in particolare i racconti del numero di maggio di "Linea d'ombra" e un intervento di Breytenbach sulla "New York Review of Books". Devo dire che l'intervento di Breytenbach, precedente le elezioni e pronunciato in una università sudafricana, dopo aver rivisto il paese, subito prima delle elezioni, sembra non aver percepito minimamente l'evento che si preparava, la possibilità di una così grande prova di partecipazione e di realistica collaborazione. In effetti, il segno della svolta è stato l'intervento dell'esercito per reprimere la violenza degli estremisti boeri a sostegno della secessione del governo ribelle del Baphutotswana. La grande disciplina ed efficienza (e cortesia) di tutte le forze armate e polizie del paese, in particolare nei confronti degli osservatori internazionali, non sono state che un corollario. , I racconti pubblicati da "Linea d'ombra", assai più vecchi, sembrano per molti versi assai meno datati. Si riconoscono anche in pochi giorni la durezza e il rispetto delle regole de,iprotestanti e il degrado dei ghetti urbani neri. La mia impressione però è che tutti, bianchi e neri, siano protestanti in Sudafrica (non solo nel senso che appartengono ad una qualche confessione protestante) e che questa sia una grande risorsa, un terreno di incontro. Foto di Ron Haviv/Saba-Réa/Contrasto.

4 DAL SUD AFRICA Inoltre lo straniero che abbia conosciuto gli Stati uniti del Sud negli anni Sessanta trova straordinaria la facilità del contatto fisico tra bianchi e neri a poco più di due anni dalla fine della segregazione. Il fatto di essere maggioranza dà sicurezza. Erano i neri americani, molto numerosi tra gli osservatori, a sembrare fuori posto, a non sentirsi sicuri, a porre domande rigide. I neri di Johannesburg hanno invaso gli alberghi del centro, gli uffici, le sezioni, mentre molti camerieri e cuochi sono rimasti bianchi. Perciò oggi il Sudafrica è uno dei non molti posti del continente in cui impiegati, commessi, segretari, camerieri e cuochi bianchi servano i neri, mentre soldati e poliziotti neri perquisiscono corteseipente, ma attentamente, i bianchi. Le strette di mano e i saluti sono calorosi. La curiosità è reciproca. L'ironia, l'autoironia, in particolare, che è più importante, sembra diffusa, sembra un fatto culturale: non riguarda solo Nelson Mandela, che è un grand'uomo ed è molto autoironico, e perciò rende sopportabile a tutti la propria grandezza e la propria vittoria. Un ragazzo, un attivista dell' Anc, mi ha detto: "Ci chiediamo sempre se voi capite il nostro inglese". Naturalmente gli ho detto che anche noi ci chiediamo sempre se loro capiscono il nostro inglese, dato che lo usiamo molto meno di loro. Il gruppetto di cinque persone di cui facevo parte ha svolto il proprio compito nel Nord Transvaal, con base a Toyandou, la capitale del Venda, una delle homelands, in collaborazione con sei osservatori locali, accreditati dal Cosatu, la Confederazione d11lavoro di lì. Si trattava di due professionisti e quattro studenti, molto attivi e capaci, con qualche minore serietà in uno dei due più giovani, che avevano appena l'età per votare. ,: Oltre al Venda, che è pochissimo urbanizzato, ci siamo mossi nel Soutpansberg, una zona boera, con qualche piantagione e molte safari farms. Le differenze di reddito, come da annuario, sono quasi incredibili, di più di cento volte tra la zona più povera e quella più ricca (da 190 rand l'anno, 85.000 lire, nel Lebowa, a 25.000 rand l'anno, 12 milioni e mezzo). Bisogna tener conto che in altri paesi non c'è l'apartheid, i ricchi e i poveri non sono segregati e perciò la statistica territoriale attenua la differenza, ma in ogni caso si tratta di un abisso. Ora il muro è stato abbattuto. Cosa succederà? Ad occhio si vede il sovraccarico sulla terra nei villaggi. Nel Lebowa intorno ai paesi, che sono diffusi, di capanne sparse, con gli orti intorno, le galline, i cani, le vacche, le pecore, il rosso della terra prevale sul verde del veld e sul verde grigio del bush. Troppi animali e troppi piedi e poca erba. In altre zone, più vicine alla città e più ricche secondo le statistiche, anche per le rimesse degli emigranti, come tecnicamente vanno considerati quelli che lavoravano in città, in Sudafrica, si vedono rivendite, scuole, bar,mai villaggi simoltiplicano, si susseguono, e il sovraccarico sulla terra resta immutato. In alcune vallate del Venda, verdi, umide, non erose, non troppo calde, data la stagione e l'altezza, che è tra i 1.000 e i 1.500 metri, tutto è molto suggestivo. Non c'è l'acqua corrente nelle case, ma i bambini (e i vitelli) sembrano in buona salute, la gente cammina e chiacchiera, si raccoglie sotto gli alberi di giorno (ci sono le elezioni, è festa nazionale, prolungata per due dei tre giorni previsti, che nel Venda sono diventati quattro) nelle piazzette all'imbrunire. Fa fresco, cucinano e ci sono nella valle le spire del fumo che sale, con un buon odore di legna. La gente veste e vive non molto diversamente, a parte le differenze di parentela e di lingua, che sul!' Appennino di cinquanta anni fa. Gli uomini portano giacche scure, pantaloni scuri, camicie bianche e cappelli. Le donne pullover di lana, copricapi di lana, una coperta sulle spalle che copre anche il bambino tenuto sulla schiena. I bambini e i ragazzi giocano e ridono; qualcuno bada alle bestie. li vasaio ha davanti all'uscio molti suoi prodotti, di bella fattura. Non si vedono quasi animali selvatici. Qualche babbuino, !ontano dai villaggi. Qualche corvo. Qualche serpente. Molti meno uccelli che nella campagna piemontese, che ora è scarica e si ripopola di fauna, molti meno roditori e meno predatori naturalmente. Eppure siamo nel Venda, a 50 chilometri dal Kruger Park, che è uno dei più noti dell'Africa, e il simbolo dello stato, svanito alla mezzanotte del 27 aprile, era l'elefante. Nei negozi però, che diventano supermercati anche nei paesi non appena il numero lo consenta, c'è l'armadio frigorifero con le bevande, le confezioni di tè accanto ai sacchetti di farina, ci sono i servizi igienici in condizioni ragionevoli. Non sono gli spacci appenninici di cinquanta anni fa. Ad un comizio nel Lebowa (la zona più povera, ricordo) tutti hanno le scarpe. In una foto della classe di mia madre, maestra, degli anni Quarant<1un terzo dei bambini non ha le scarpe. Nei paesi però i vecchi sono scalzi; le vecchie hanno i loro numerosissimi anelli alle caviglie sopra i piedi nudi. Non si vedono però i piedi mangiati dai parassiti di molti paesi africani e la malaria e il tifo sono crollati negli ultimi dieci anni. Insomma in un paese del Venda un contadino abruzzese del 1944 troverebbe un modo di vestire, di dormire, di scaldarsi, di fare luce, non troppo diverso dal proprio. Troverebbe un sistema di distribuzione che non avrebbe trovato neppure nelle proprie città, saprebbe, come a casa propria, che il futuro dei figli sta nell'emigrazione: star bene di salute, studiare, partire. Questo è il problema. Nessuno, neppure Nelson Mandela, potrà governare il Sudafrica senza dare la terra ai contadini, ai contadini neri, che in parte ne furono · ·cacciati 45 anni fa, quando l'apartheid cominciò. Forse solo Nelson Mandela può dargliela in pace. Terra e lavoro. È la stessa scommessa, con qualche modesto problema culturale in più, dell'Italia di cinquant'anni fa, perché in Sudafrica ci sono undici lingue ufficiali non mutuamente comprensibili. Del resto anche il veneto e il lucano non sono, non erano, mutuamente comprensibili. Loro hanno due vantaggi, dato che anche Umberto Terracini, Vittorio Foa e Giuseppe di Vittorio erano stati in galera e avevano lo sguardo lungo e quindi loro non hanno il monopolio della santità: il primo è che loro non rimuovono la differenza culturale e la separatezza dei contadini con la unicità della lingua colta; hanno differenze ovviamente maggiori delle nostre di una volta ma sanno di averle, sono costretti ad affrontarle esplicitamente. Il secondo è che lì la sinistra ha vinto le elezioni ed è l'unica ad avere una politica estera e una politica sociale credibili. Perciò è lecito sperare, dato anche che il popolo del Sudafrica si è comportato così bene da smettere quasi di ammazzarsi anche per motivi privati in periodo elettorale. Se tutti i giovani del paese vorranno andare a Johannesburg domani nessuno potrà dargli case e scuole, ma se loro riusciranno a fare ciò che noi non siamo riusciti a fare nel Mezzogiorno, case, acquedotti e scuole nei paesi, in tempo, hanno un futuro; e con loro tutta l'Africa australe. Le infrastrutture per provarci le hanno; le materie prime pure. Se il governo di unità nazionale viene percepito da tutti come legittimo e la nuova polizia viene percepita come propria, forse il miracolo del crollo della violenza potrebbe proseguire. È facile trovare nel sollievo per lo scampato pericolo e nelle frustrazioni politiche di casa propria il materiale emotivo per sognare futuri radiosi in casa d'altri. Il governo sudafricano e la sinistra in quel governo hanno un compito molto difficile. I problemi che hanno di fronte, da quello del!' aumento della popolazione, del carico sulle risorse, del rapporto con paesi vicini in piena esplosione o implosione, della pluralità delle lingue e delle fedi, sono però i problemi del mondo. Loro sembrano più attrezzati di altri per affrontarli. Buona fortuna.

-~~--==~•,,l!'Y.'~.<:-<:o..";:,,':>' ~~'-·~-- ,r,r•;:; ,14;.;;.,_.,,...,.ç-~.i,,r~--=~ ~----.~~-~"">l.--::, = -::ro;c .,-+,~ ~~..Ju-, DALLARUSSIA St CHI HA PAURA DI ZIRINOVSKIJ? RITRATTO DIUNNUOVOPOTENTE AnnaHusarska traduzionedi LouisetteDi Suni Un ruggito risuona in Russia. Ma viene dalla gabbia di un leone o dal nido di un cuculo? Il biglietto da visita di Vladimir Volfovich Zirinovskij è molto preciso.Forniscel'indirizzo del quartiergeneraledel PartitoLiberale Democratico con indicazioni dettagliate (la stazione del metrò, le strade attigue), un numero di fax e tre telefoni, più un annuncio tipo dentista: "Riceve dalle IO alle 18 (domeniche escluse)". Sembra promettente: finalmenteun politico accessibile,disponibile otto ore al giorno. Quello che il biglietto non rivela è la tariffa non proprio da dentistacheVladimirVolfovichchiede adogni intervista: I00 dollari americani al minuto.Per nulla spaventatae munita del solo biglietto da visita (favore di una collega bulgara), mi presento al quartier generale del PLD, inviaRybnikov.Ho esattamente100.000rubli nel portafoglio,abbastanzaper permettermiun'occhiata da 35secondial leader. Con un po' di fortuna, se si è già riscaldato al punto giusto, saranno sufficienti per sentirgli dire qualcosa di veramente atroce, dato che non risparmia le parole e parla molto velocemente. Zirinovskij, che ha un carattere vivace, pagliaccesco, usa i giornalisti stranieria suopiacimento, sfruttandolidue volte (laprima quando si fa pagare, la seconda sotto forma di pubblicità gratuita). Nelle sue osservazioni e nei discorsi al popolo russo fa promesse e minacce che sono piene di contraddizioni, di evidente illogicitàe di purafalsità (quellachepreferiscoè il suopianoperpiazzareai confini con gli stati del Balticoscorie nucleari e installareenormi ventilatori per soffiare le scoriea nord).Ma dietro a questecosec'è l'uomo vero, spuntato fuoridal nulla-o forse dal KGB, vedi più sotto- tre anni fa, che sta abilmenteusando il sentimentoprevalente nel Paese, cioè che la nazione un tempo grande è stata umiliata, che fa leva sulle insicurezzee sui pregiudizidel popolo russoe cheva in cercanonsolo di notorietà ma anche di voti. Per il momento è all'opposizione, benché sia un'opposizione forte. È eccessivo, ma sa usare le parole e non può essere messo da parte.Per esempioè statounodeimembridelladelegazionerussaalla riunione dell'Assemblea Parlamentare a Strasburgo. Ma un uomo che ha chiamato il presidente bulgaro Zhelev "feccia" perché lo sciopero dei piloti aveva ritardato la sua partenza dall'aeroporto di Sofia, e inun'altra occasione,quando un impiegatodelle Linee aeree ungheresi gli disse che era impossibile ritardare la partenza di un aereo per lui, urlò "Che significa, impossibile? Imparerai cosa vuol dire quando saròdiventatopresidente", un uomo che pensa che "non c'è democrazia senzaviolenza",che sembranonavere limiti ("Quelli chedevono essere arrestatisarannoarrestatitranquillamentedi notte. Potrei dover sparare a I00.000 persone, ma gli altri 300 milioni vivranno in pace. Ho il diritto di sparare a questi 100.000.Ho questo diritto come presidente") e che promette "Lotterò per la distruzione della Gran Bretagna. Lasciamo che Irlandesi, Scozzesi e Gallesi si separinodal restodel paese. L'Inghilterra resteràcon la piccola città di Londra e avrà bisogno dell'aiuto umanitariodella Russia" - un uomocosì nondovrebbeposare ilditosulpulsantenucleare.Potrebbe tremargli. Il suo sloganprincipale (stampatosuopuscoli e poster, urlatoalle riunioni e cantato come inno) è "Io sono uno di voi. Io sono esattamente come voi". Tutto nel suo aspetto, nel modo in cui parla, nella grossolanità del suo comportamento mira a ripetere quello slogan.Perfinoildecrepitoedificiodalquale il "liberalissimus" spera di ricostituire l'Impero Russo - possibilmen_tecon i precedenti confini dell'URSS - è in armonia con quello slogan. Lo stabiledel quartier generale del Partitonon è, evidentemente, ciò in cui vengono investite le entrate che il leader ricava dalle interviste:!.Occupa l'ultimo piano di un'ala di un edificio centenario nel centro di Mosca, fatiscente e puzzolente- di urina e di bucce di patata - perfino per gli standard russi. All'entrata il pavimento è ricoperto di sporcizia (grigia sabbia del vecchio tipo comunista, solo recentementevi è stataaggiunta spazzaturacapitalistacomepacchetti di sigarettee cartadi cioccolato), unpostercon la faccia minacciosa di VladimirVolfovichsopra lo sloganelettorale"Risolleverò i Russi da terra., è appiccicato sulla porta arrugginita dell'ascensore (fuori servizio), di fianco alla fotocopia di un annuncio scritto a macchina sul comizio mensile di Zirinovskij alla stazione del metrò di Sokolniki.Mezzo piano più su, in quella che doveva essere una portineria, c'è il "Magazzino Rock Zirinovskij" che offre distintivi con "Sex Pistols", "fuck off' - nella versione americana,con un solodito - , giacche di pelle nera, magliette nere con teschi, foglie di marijuana o simboli pacifisti e altri accessori rock/skin/hippie/reggae. I titoli delle cassette pirata in vendita - "Colpa Selvaggia", "Massacro dal!'aldilà", "Dio Atomico", "AttaccoNucleare"- sonoun'eco non così lontana di alcuni degli slogan di Zirinovskij: ha detto a un giornalistagiapponese:"Se continueretea umiliare la Russia alcune città verranno bombardate di nuovo", ha annunciato: "Noi" (il suo partito? il suopaese?) "abbiamo una nuovaarmaper la distruzionedi massa chiamata Elipton - ecologica- perché uccide la gente ma lascia intatte le strutture" e ha preteso la restituzione dell'Alaska da parte degli Stati Uniti. Ruslan, il gestore del "Magazzino Rock Zirinovskij", sorride da dietro le sbarre d'acciaio poste sopra il bancone e si vanta che "gli affari vanno bene". Paga 100dollari di affitto al "partito di Zirinovskij" (nessuno qui sembra usare il vero nome del partito, forseperché è così fuorviante)ma ne vale la pena, mi assicura, perché molti clienti di Vladimir Volfovich diventano anche acquirenti. In effetti, alcuni giovani con le teste rasate e le giacche di pelle nera si precipitanodi sotto,portandopile di uniformi militari simili a costumi di scena. L'ultimo pianerottolo (una specie di anticamera del partito) è arredato con due radiatori abbandonati in un angolo, una fila di tre sedie di legno attaccate, da cinema, un enorme vaso traboccante di mozziconi di sigarette. Il vetro di una finestra è rimpiazzato con del

6 DALLARUSSIA cartone, l'altro, estremamente sporco, lascia intravedere uno spazio gli ultimi due numeri di "Pravda Zhirinvskovo" (La Verità di abbandonato sul retro. Pochi soldati si aggirano parlando di donne, Zirinovskij) - "lo legga prima di incontrarlo" - prometto che lo una vecchia babushka mi dice di essere arrivata da Kharkov (Ucrai- farò-e mi raccomanda di parlare con Iirina Sergueyevna Kulikova, na) "per chiedere giustizia" a Vladimir Volfovich. Tutto l'ambiente autrice de Il Fenomeno Zirinovskij. ha un solo vantaggio: nessuno, nemmeno il locatariodel più squallido Quella sera all'incontro al "dom Turisti" Zirinovskij è trionfante. appartamento comunale, si sentirà a disagio venendo quassù. Viene direttamente dalla Duma nella sua uniforme militare da All'entrata mi imbatto in una guardia. "Cosa?" sbraita tirando su capitano (il suo rango più recente - ha servito dal 1970 al 1972 a il mento. "Sono venuta per vedere il cittadino Vladimir Zirinovskij" Tbilisi come ufficiale dell'esercito sovietico) circondato da alcune rispondo nel modo più mansueto possibile. "Non qui" sbraita di guardie del corpo, e l'orchestra suona motivi militari. Mentre mi nuovo. Per guadagnare tempo mostro interesse per le merci esposte congratulo con Yuri Ivanovich per la scelta delle uniformi storiche, su un tavolo traballante dietro di lui: alcuni giornali del partito, un si avvicina un tipo molto magro travestito da Hitler, ma ha un fiato grossobicchiereperle offerte,un librointitolatollfenomenoZirinovskij così terribile che non gli chiedo neppure la sua affiliazione o identità. e un depliant autobiografico di Anatoly Kashpirovsky, un deputato "La gioventù di Zirinovskij", ragazzi con uniformi blu scure del Partito Liberale Democratico alla Duma (la camera bassa del pseudomilitari con le fondine vuote, i pollici ficcati nella fibbia della Parlamento russo) e santone di professione, che era solito curare i cintura, le gambe infilate in stivali leggermente divaricate, forma un bambini dall'enuresi notturna durante il suo programma TV finché sentiero per Vladimir Volfovich. Una volta sul palco il leader la legge russa non glielo ha proibito lo scorso gennaio (di predicare annuncia che lui e il suo partito hanno messo a segno un'enorme in TV, non di fare pipì a letto). vittoria, facendo passare un'amnistia "per coloro i cui diritti umani Kashpirovsky, che è stato accusato da un altro candidato di aver sono stati violati". Senza dubbio fra pochi giorni i responsabili del ipnotizzato l'elettorato, è ora negli Stati Uniti e si è dimesso dal putsch dell'agosto 1991 e della ribellione dell'ottobre 1993 al Partito Liberale Democratico, accusando il leader di non mantenere Parlamento saranno rilasciati dalla prigione senza processo. Ma la le sue promesse (poca cosa: i piani di Zirinovskij includono il serata è all'insegna della solidarietà con i Serbi. Durante la sua cambiamento dei confini in Europa e Asia mentre lui, Kashpirovsky, recente visita a Belgrado, Vladimir Volfovich ha annunciato alla offre trattamenti per curare l'ehUresi e la calvizie). Domande sul- folla eccitata che "se una sola bomba cadrà sulla Serbia, lo considel'autobiografia di Zirinovskij, L'ultimo attacco a sud, spingono la reremo un attacco alla Russia". Ora invita sul palco soldati serbi in guardia a cercare un altro uomo, che si offrè di concedermi un' in- uniforme scura da combattimento, reduci dalla Croazia ora occupata tervista. ,. dai Serbi, ci sono applausi, una medaglia inviata da un nazionalista Il mio nuovo interlocutore si presenta - "Kurilov, Yuri Ivano- serbo di nome Arkan gli viene appuntata sul petto, seguono discorsi vich, annodi nascita 1939" -e mi invitaad entrare in una stanza che sull'unità degli Slavi ("Lunga vita alla Grande Serbia", "Lunga vita puzza di tabacco di cattiva qualità. G)j dispiace, ma il deputato alla Grande Russia"). Zirinovskij è alla Duma, dice (Vladimir Volfovich è uno dei 64 DurantelamiavisitasuccessivaaviaRybnikov,Sasha,Iaguardia deputati del Partito Liberale Democratico). Forse lui, Yuri Ivanovi- all'entrata, mi riconosce e mi dice "Ciao", invece di sbraitare eh, può aiutarmi? È un vice amministratore e farà del suo meglio per "Cosa?", ma a ogni buon conto chiedo con nonchalance se Irina illustrarmi il programma del Partito, dice, ma solo i punti principali Sergueyevna è già arrivata. Il suo ufficio è chiuso con un lucchetto, perché è oberato di lavoro: il Partito stanotte organizza un festeggia- ma presto la signora Kulikova, l'autrice de Il Fenomeno Zirinovskij, mento, e lui è incaricato di far arrivare i costumi militari (presi in appare. Benché non sia un membro del Partito, riveste un ruolo prestito dall'Istituto Cinematografico) alla sala riunioni dall'altra importante nelle pubbliche relazioni, in particolare del leader. Il partedellacittà. Yuriivanovichèsenzadubbiomoltoeccitato edue campo d'azione di Irina Sergueyevna è !'"immagine", è infatti file di medaglie dondolano sul suo petto mentre si imbarca nel laureata in filosofia con specializzazione in estetica. Nel 1991, discorso "espellere i non Russi/prendere per fame gli Stati Baltici/ mentre guardava alla TV la campagna di Zirinovskij per le elezioni aumentare l'esportazione di armi/umiliare l'Armenia finché non presidenziali (il suo slogan principale era "vodka a metà prezzo e tornastrisciandodanoi". "PerchéiRussidovrebberoesserepoveri?" senza tessera annonaria": è giunto terzo dopo Eltsin e Nikolai I. chiede retoricamente e aggiunge che a causa di quei ladri di Gaidar Ryzhkov, totalizzando oltre 6 milioni di voti, ossia il 7,8%), Irina e compagnia ha una miserabile pensione di 150.000 rubli dall'indu- Sergueyevnarimaseaffascinatamaanchescioccata,dice, letteralmente stria militare per cui lavorava alla linea di produzione, e non può scioccata nel vedere quanto l'apparenza di Vladimir Volfovich fosse nemmeno permettersi un dentista (apre la bocca per provare che ha diversa da quella che lei sapeva essere la sua vera personalità: un più buchi che denti). Non viene pagato come "vice.amministratore"? uomo timido, così riservato e modesto (il mio sopracciglio deve No, lavora come volontario perché- spiega-dopo un'operazione essersi involontariamente inarcato, perché insiste "sì, modesto"). E allo stomaco mangia molto poco, e dunque non ha bisogno di essere come conosceva la sua vera personalità? Oh, la conosceva. Durante pagato. Forse con un salario dal Partito potrebbe permettersi un la guerra, lei lavorava alla Radio Sovietica, a rivedere le traduzioni in dentista? "Niet, zachem?" non vede nessuna utilità in questo investi- lingua straniera dei discorsi di uomini famosi come Stalin, Molotov, mento e ripete, visibilmente scocciato: "Le ho detto che mangio e in russo di Hitler e Mussolini (notando che mi segno i nomi molto poco". aggiunge "e anche di Churchill"), e così ha avuto modo di studiare la Per riconquistarmi la sua simpatia gli chiedo dei festeggiamenti loro personalità molto da vicino. Non ama per esempio i gesti per la serata. Sì, sarà come ai vecchi tempi, sorride, ora soddisfatto. eccessivi di Hitler, e fa notare che il comportamento di Vladimir Quelli lassù - fa un cenno con la testa verso il mondo fuori dalla Volfovich è molto diverso - "dovreste evitare i paragoni facili", finestra e probabilmente si riferisce al governo di Boris Eltsin - avvisa. È assai energica per i suoi 76 anni e molto autoritaria. hanno cambiato il nome in "Il Giorno del Soldato", ma per lui, per Così, tornando al 1991, Irina Sergueyevna ha deciso di dividere Yuri Ivanovich, è ancora "Il Giorno dell'esercito sovietico", esatta- con Zirinovskij un po' della sua esperienza, dice. È andata al quartier mente come prima. E in una dimostrazione di fiducia pesca dal generale del Partito all'Hotel Moskva e gli ha detto "Tu mi interessi" taschino un altro biglietto da visita di Vladimir Volfovich e me Io ("non personalmente", aggiunge, "sono sposata"). Lui ha ascoltato mostra.ChiamaancheSasha(laguardiachesbraitava)emifaportare attentamente, ricorda, e da allora lei è la sua consulente gratuita

sull'"immagine". Ma prima di accettare ha analizzato attentamente le sue motivazioni: se fosse stato avido di potere, o sadico, non avrebbe acconsentitò a lavorare con lui, ma si è convinta che Vladimir Volfovich vuole operare per il bene della Russia, e lei vuole aiutarlo a diventare presidente, perché è l'unico uomo capace di salvare il Paese. "Allora, e solo allora, mi ritirerò con mio marito nella nostra dacia, ma ora devo aiutare Zirinovskij". Le chiedo quale consiglio abbia dato concretamente aVladimir Volfovich. "Oh, non ha ascoltato tutto, ha un carattere indomabile, sa" dice, ridendo maternamente in tono tipo "i ragazzi sono sempre ragazzi". Ma gli ha detto di smettere di agitare il dito, perché viene male in fotografia, di non aggrottare le ciglia (idem) e di non digrignare i denti verso l'interlocutore. È anche responsabile del cappello nero da marinaio che ha indossato durante gli ultimi due inverni - "Ho insistito perché abbandonasse la tradizionale shapka russa, in modo da essere diverso da tutti gli altri leader politici, e distinguersi tra la folla" (il cappello ha una piccola etichetta bianca sul lato sinistro, con il nome civettuolo di "Sympatex "'). Parlando di vestiti, Irina Sergueyevnaosserva cheVladimir Volfovich ha molto buon gusto e compra la maggior parte dei suoi vestiti all'estero, specialmente le cravatte, di cui ha una grande collezione. (Zirinovskij potrebbe non poter continuare ad ampliare la sua collezione, perché sempre più paesi gli rifiutano l'entrata - Francia, Germania-, lo espellono - Bulgaria - o lo rimandano indietro all'aereoporto - Slovenia). Una cosa che Irina Sergueyevna ama veramente in Vladimir Volfovich è il suo ritmo. Qualche pseudo-specialista lo ha consigliato di rallentare la velocità dei suoi discorsi. Ma lei è contraria, perché se fa troppe pause gli altri potrebbero interromperlo, togliergli il microfono. "E quelli che non capiscono la sua logica senza pause, non la capiranno neppure con le pause. Ha, ha, ha". Ha, ha, ha, non c'è dubbio. Ci spostiamo alla parola scritta. È un po' arrabbiata che il suo libro, Il Fenomeno Zirinovskij, sia stato pubblicato nella serie "I Segreti del Potere" (il cui primo volume era Il Principe di Machiavelli), perché si tratta di un resoconto oggettivo, un lavoro scientifico, come può constatare chiunque lo legga. ("L'ha letto? No? Beh, allora dovrebbe farlo" - in seguito lo faccio e trovo chicche come "Sfortunatamente, le TV non mostrano mai gli occhi di Zirinovskij da vicino, e i suoi occhi sono belli: ha uno sguardo attento, saggio, tranquillo, un po' triste"). Quello che veramente dispiace alla signora Kulikova è che il libro scritto da Vladimir Volfovich, L'ultimo assalto a sud, sia stato falsificato e che alcuni giudizi politici siano stati aggiunti al dischetto di computer che lei aveva dato all'editore. Io sono confusa. È questo il libro che Yuri Ivanovich mi ha venduto l'altro giorno per 500 rubli? "Beh, sì, dobbiamo venderlo perché abbiamo pagato la stampa". Questa tardiva accusa di pirateria è probabilmente il risultato di una recente indagine condotta dal Procuratore Generale su Zirinovskij - qualcuno negli organismi che fanno rispettare la legge ha forse consultato la cartina geografica e pensato che, se Zirinovskij vuole "che le campane ortodosse di Russia risuonino fino alla costa dell'Oceano Indiano", e che "tutta la gente fino all'Oceano Indiano parli russo" - queste conversioni religiose e linguistiche forzate, potrebbero essere quelle definite dall'articolo 71 del Codice Penale Russo come "istigazione alla guerra". (In una sua visita a Mosca Richard Nixon ha ricevuto due copie de L'ultimo assalto dall'autore: una per lui, e un'altra da dare a Bill Clinton con dedica a effetto, e cioè che Vladimir Volfovich spera che il Presidente americano lo capisca). Su un piano piùpersonale, Irina Sergueyevna pensacheZirinovskij non avrebbe dovuto scrivere "di quelle mutandine". L'incidente delle mutandine è meglio descritto dall'autore stesso. La scena è un DALLARUSSIA 7 sanatorio sulla costa del Mar Nero, il nostro eroe ha circa 17-18 anni: "Ero sdraiato con una ragazza, indossava un costume da bagno, avevamo rapporti normali, amichevoli. Io le chiesi di togliersi le mutandine. Ma quale ragazza si toglierebbe le mutandine da sola? Io non sapevo che dovevo farlo da me, aiutarla, e anch'io ero timido. Così restammo là, finché qualcuno non venne a disturbarci". Più avanti nella stessa opera Vladimir Volfovich spiega che se avesse avuto una famiglia sicura, cari amici d'infanzia, una ragazza-allora forse non si sarebbe interessato di politica. Quest'ultima considerazione fa esclamare al quotidiano moscovita "Moskovskij Komsomolets": "Dio, perché non si è tolta quelle mutandine!". Lo stesso Zirinovskij definisce l'incidente delle mutandine come "il mio primo tentativo fallito di compiere un atto sessuale", benché egli collochi le sue prime "emozioni sessuali" intorno ai 3-4 anni, quando i ragazzini del suo asilo facevano pipì in un secchio e le ragazze in un altro (a sette anni sperimentò la sua "prima protesta contro il culto della personalità", quando vide lo staff della scuola piangere per la morte di Stalin e non capì perché piangevano). Vladimir Volfovich sembra ricavare un piacere scatologico nel parlare di sesso, se unito alla politica tanto meglio. Nel "Falco di Zirinovskij" (numero 8, 1993) si trova il suo testo Formula di vitapolitica, nel quale descrive il periodo di Lenin come uno stupro, [era di Stalin come omosessualità, quella di Chruscev come masturbazione, quella di Breznev come ~esso di gruppo e il periodo attuale come impotenza politica e economica. Walter Laqueur, nel suo libro sull'ascesa dell'estrema destra in Russia, Black Hundred, riporta queste stesse frasi dall'edizionedefl 990 del "Liberale" -il leader deve essere molto affezionato alla sua trovata verbale, se la ripete da tre anni. Ma nel dicembre scorso, mentre si trovava di fronte all'urna, Zirinovskij ha aggiunto una nuova variazione allametafora: haannunciato che la sua impotenza è finita: "Oggi inizia l'orgasmo. Prometto a voi tutti che sentirete l'orgasmo dell'anno prossimo". Lo ha detto in francese (parla anche inglese, tedesco e turco). Curiosamente, in un'epoca in cui i politici dell'Ovest cercano di nascondere le loro avventure giovanili, il leader (sposato, un figlio) si vanta di essere un donnaiolo. Nello stesso numero del "Falco", sotto la dicitura "Dicono che Vladimir Zirinovskij sia indifferente alle donne ... È così?" sono riprodotte cinque istantanee del leader seduto ad un tavolo di fianco a una donna molto scollata (sull'ultima foto ha il braccio dietro la sedia di lei). Questo il testo in fondo alla pagina: "Chi è costui? Se qualcuno lo sa, per favore informi i redattori" e l'indirizzo di via Rybnikov. Prima che me ne vada, Irina Serguyevna Kulikova, mi dà un altro giornale del partito, il "Liberale", e mi prega di leggerlo se voglio capire il fenomeno Zirinovskij. Tutti i numeri hanno una foto di Vladimir Volfovich in copertina e l'emblema del Partito: un falco che regge una bandiera con la scritta "LIBERT A', PLD, LEGGE", e sotto una cartina intitolata "Russia". (Sotto la parola "libertà" la mappa include la Finlandia, e un po' più a destra della parola "legge" si trova l'Alaska). Il "Liberale" ha chiuso nel 1993 ed è stato rimpiazzato dalla "Pravda Zhirinovskovo" che, come spiega Natasha Zherbovska, uno dei redattori di questo nuovo organo, "è un bel titolo orecchiabile" - quelli che amavano "La Pravda" (il quotidiano del Partito Comunista) hanno qualcosa a cui aggrapparsi, mentre il nuovo gregge del Partito si farà attrarre dal Suo cognome. Do un'occhiata agli ultimi due numeri del "Liberale". Il numero 11ha un tono in qualche modo internazionale: la ristampa di un'intervista concessa da Vladirnir Volfovich Zirinovskij alla "DeutscheNationalzeitung", un reportage sulla Sua visita in Francia e sul Suo incontro con Jean Marie Le Pen documentato da una fotografia, e un altro sul suo soggiorno in Iraq illustrato da un'istantanea con Saddam Hussein. Il numero 12 reca

8 DALLARUSSIA Foto di Dovid Turnley/Grazia Neri. una poesia dedicata da una certa V. Zhilnitskaya di Krasnoyarsk a Vladimir Zirinovskij, che finisce con "Senti la voce della nazione? Vieni, svelto, o nostro Messia, la Russia umiliata aspetta il suo capo nazionale!". Più avanti, a pagina 26, un certo Y.A. Kolkotin presenta la prima parte di "Può Zirinovskij essere un leader politico?". (La risposta è categoricamente sì, perché Vladimir Volfovich è "geneticamente preparato" a fornire un'"oggettiva e costruttiva visione del mondo"). Segue un articolo di Kolkotin su "Chiromanzia- scienza o arte?" in cui egli "invita i lettori a studiare la mano destra di un uomo famoso". La mano di Vladimir Volfovich, ci viene detto, "è la mano attiva di un uomo che conosce la fatica spirituale e fisica. Le dita 'a badile' parlano di un uomo fantasioso ... Il pollice è rivolto (o più precisamente può rivolgersi) verso l'esterno. Questo rivela la gioia di vivere e l'ottimismo dell'uomo ... Le grosse falangi del pollice testimoniano il buon equilibrio tra logica e volontà ...". Più avanti vengono analizzate le montagnole della mano di Zirinovskij: "li buon sviluppo del monte di Marte dice che avete di fronte un guerriero, pronto a combattere per una giusta causa, contando solo sulla vittoria". "Orgoglio e cura paterna verso gli altri" sono ovvi a chiunque guardi al monte di Giove di quell'uomo famoso (un disegno della sua mano è riprodotto inmodo da essere visibile e comprensibile a tutti). Kolkotin ammette cautamente che "il monte di Saturno è in Vladimir Volfovich un po' meno sviluppato della media", ma è pronto ad assicurare ai lettori che questo non è assolutamente un segno negativo, perché quelli il cui monte di Saturno è ben formato "tendono a essere dogmatici e hanno idee fisse". Mi sembra che, se fosse per Kolkotin, Vladimir Volfovich avrebbe una depressione saturnina sul palmo. In un altro numero più recente del" Liberale" c'è un oroscopo del leader, in realtà quattro oroscopi, inclusi quelli cinese e giapponese. Nel suo commento il signor Kolkotin enumera altra gente nata alla fine di aprile e all'inizio di maggio: Machiavelli, Cromwell, Robespierre, Marx, Lenin, Hitler e Chruscev. Grazie al dettagliato resoconto dello stesso Vladimir Volfovich (in L'ultimoassalto ...)tutti - incluso Bill Clinton - possono sapere che Zirinovskij è nato un piovoso giovedì sera. Il processo della nascita è descritto con dettagli degni di un film: al momento cruciale un vicino/zio ha afferrato un coltello da cucina per tagliare il cordone ombelicale. "Non potevo aspettare" commenta Vladimir Volfovich brontolando per il ritardo dell'ambulanza. Dopo aver letto tutti quei dettagli personali decido che è ora di cercare di avvicinarsi al leader in persona. Yuri Ivanovich mi aveva dato un programma aggiornato: alla sera Vladimir Volfovich riceve nella stanza 912 dell'Hotel Mir. Due uomini del distaccamento della "Gioventù di Zirinovskij" gironzolano nell'anticamera, arredata con mappe etniche della dominazione dei Serbi in Bosnia, ma non hanno idea di quando Vladimir Volfovich arriverà. Mi reco agli uffici della sezione del Partito, al diciannovesimo piano della Duma (la Duma è situata nel ex edificio del COMECON che è collegato con l'Hotel Mir). Andrei Losev, il segretario della sezione, appena trentenne (prima dottore in medicina, poi uomo d'affari) è educato, e sembra sospettosamente sano, ma si rivela inutile. Ho più fortuna con l'addetto stampa del Partito nonché giornalista al l'agenzia di stampa sovietica Novosti, Grigoriy Serebrennikov. È ben informato - stasera Zirinovskij si recherà alla partita di calcio, dove è programmato un incontro con il leader dei Serbi bosniaci Radovan Karadzic. Mi precipito fuori dal suo ufficio sperando di raggiungere lo stadio in tempo, e mentre aspetto l'ascensore Vladimir Volfovich in persona appare alla guida di una formazione a "V", fatta di aiutanti e guardie del corpo, tutti in procinto di prendere l'ascensore. Non ho niente da perdere: "Vladimir Volfovich, posso venire con lei allo stadio?". No, non ha posto sulla macchina. "Non ha una macchina grande?" Sì, ma

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