l'accordo sulla Costituzione provvisoria e su cui si basa il processo di transizione, potrebbe quindi anche scomporsi nel prossimo futuro e dar vita a nuove alleanze, costruite attorno ai nodi da sciogliere nella definizione dell'assetto definitivo del sistema politico sudafricano. Il ruolo che il Partito Nazionalista intenderà giocare nei cinque anni di governo di unità nazionale che dovranno precedere le prossime elezioni rappresenta quindi la seconda importante incognita. Come si è già accennato, il partito di de Klerk è il secondo grande vincitore delle elezioni: non solo è riuscito a garantirsi la maggioranza dei consensi bianchi, emarginando tanto la destra quanto la tradizionale opposizione liberale del Partito Democratico, ma è riuscito anche a conquistare massicci consensi tra i coloured (meticci), in specie nelle aree urbane, e una fetta non irrilevante di voto nero. Ciò è dovuto in parte alla sua capacità di presentarsi come il nuovo Partito Nazionalista, artefice dell'abbandono del sistema di apartheid e dotato di una leadership più giovane e rinnovata, e in parte ai timori dell'elettorato moderato di tutti i colori per una straripante vittoria dell' ANC. E si è tradotto in un risultato nazionale un po' al di sopra del 20% e in un'importante vittoria, anche simbolica, nella provincia del Western Cape, dove è situata Città del Capo, la capitale parlamentare, "liberal" e cosmopolita del Sud Africa. La tenuta del Partito Nazionalista, il fatto politico che l'artefice del sistema di apartheid non sia stato travolto dalla sua fine ma al contrario esca dalle elezioni come il secondo grande partito della scena nazionale, dotato di un consenso elettorale multirazziale, sottolinea forse più di qualsiasi altro elemento quanto la "rivoluzione sudafricana" (la fine dell'apartheid e l'affermazione del movimento di liberazione come forza-guida del paese) sia avvenuta nel segno della "continuità". Il presidente uscente F.W. de Klerk sarà il secondo vice-presidente del paese per i prossimi cinque anni; il Partito Nazionalista potrà contare su 6-7 ministeri nel governo, amministrerà l'importante provincia del Western Cape e sarà associato ad alcuni governi provinciali pur conquistati dall' ANC (la Costituzione provvisoria prevede per le amministrazioni delle province un meccanismo di governo di unità simile a quello stabilito a livello nazionale). Se, ancora una volta, questo esito sottolinea quanto l'accordo politico negoziato tra le parti sia stato determinante per disegnare i confini della transizione, esso offre al Partito Nazionalista una grande occasione per presentarsi nel prossimo quinquennio contemporaneamente come il più efficace difensore degli interessi e della posizione della popolazione bianca, come la formazione politica dotata della maggiore capacità di penetrare in un elettorato multirazziale, e infine come il rappresentante più credibile del rinnovamento nella continuità. La scommessa, praticamente esplicita, è di potersi ricostruire come forza di maggioranza relativa da qui alle prossime elezioni tra cinque anni erodendo il consenso di un ANC che dovrà confrontarsi con le sfide del governo e con le molte promesse di miglioramento sociale ed economico della popolazione nera che il movimento di Mandela (va detto, più che lo stesso Mandela) ha lanciato nella campagna elettorale. Appare quindi del tutto prevedibile che il Partito Nazionalista si muoverà sul doppio binario di garantire la governabilità, in partnership con l' ANC, ed agire come partito di opposizione, in concorrenza con il partito di Mandela. E davvero, da questo punto di vista, le elezioni politiche decisive saranno in Sud Africa quelle del 1999. SUDAFRICA 7 Non deve sorprendere, quindi, il sollievo apparentemente paradossale con cui la leadership dell' ANC e personalmente il nuovo presidente Nelson Mandela hanno accolto la notizia ufficiale che l' African National Congress non aveva ottenuto quel 67% dei voti che gli avrebbe conferito un quasi-monopolio sulla politica e sul governo del paese. La parola d'ordine dell'unità nazionale, della cooperazione e della riconciliazione non rappresenta infatti solo un imperativo della ricostruzione e dello sviluppo o una garanzia contro l'eventualità di una riacutizzazione dello scontro sociale e razziale interno. Costituisce, più fondamentalmente, la premessa per un riallineamento delle forze interno ali' ANC vincitore e perno del governo. Le molte anime del movimento, frutto di una storia che data la sua nascita al 1912 e che è segnata da quasi trent'anni di esilio e clandestinità come pure- nell'ultimo decennio-dalla conduzione di uno scontro sociale acutissimo, non tarderanno a rimettersi in movimento nello scenario post-elettorale. E la posta in gioco sarà la trasformazione del movimento storico del nazionalismo nero sudafricano in partito di governo senza perdere la sua capacità di rappresentare la nazione tutta (cosa che ha saputo fare con grande saggezza e capacità di leadership il presidente Mandela), e soprattutto in partito del buon governo, risolvendo la difficile equazione di garantire al tempo stesso democrazia e diritti sociali ed economici,, crescita economica, efficienza e trasparenza amministrativa, redistribuzione dei vantaggi a favore di una popolazione nera marginalizzata da oltre quarant'anni di apartheid ma anche socialmente.differenziata e politicamente molto mobilitata.
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