6 SUD AFRICA biamento politico da parte del popolo bianco, registrata dalla partecipazione al voto, si fonda quindi su uno stato di necessità o di adeguamento alla realtà più che sulla condivisione di nuovi principi politici e ideali, e comporta un difficile e tormentato adattamento, anche e soprattutto psicologico. Ma non per questo appare meno decisiva, se non altro perché evidenzia quanto i bianchi sudafricani, in specie afrikaner, si sentano appunto sudafricani, ancor più e ancor prima che europei. La necessità di fare i conti con la realtà del proprio paese, di convivere con un cambiamento che non aveva alternati ve e che semmai è arrivato con troppo ritardo, la ricerca - in altri termini - della riconciliazione nazionale era una specie di leitmotiv continuamente ripetuto nel c~ore boero del Sud Africa, pur in mezzo ai timori, alle ansie, ai sospetti, alle previsioni di immaturità dei neri al governo. Questo sentimento, psicologico più che politico, si è del resto espresso con una certa nettezza nel voto: non solo il National party di de Klerk (il "traditore" che ha affossato l'apartheid) ha trascinato con sé il grosso dei consensi bianchi, accreditandosi come la leadership del mainstream, cioè la corrente principale della politica bianca, ma l'ala estrema dello spettro politico bianco, il Freedom Front di Viljoen, attestatosi al di sotto del 3% dei suffragi totali, ha mostrato una scarsa capacità di attrazione e comunque non superiore a quella che la destra conservatrice aveva conquistato negli anni Ottanta, nella fase finale cioè dell'apartheid. Tutti elementi che lasciano pensare che l'estrema destra bianca, quella "politica" come quella "militare", non sarà verosimilmente un fattore politico di rilievo del dopo-apartheid (il che non esclude, ovviamente, che possa produrre azioni di puro terrorismo), soprattutto se il nuovo governo uscito dalle elezioni continuerà a praticare quella strategia -della "mano tesa" che i I nuovo presidente Mandela ha preannunciato fin dai giorni delle elezioni (la disponibilità a trattare e a parlare con tutti, la ricerca del massimo di consenso nazionale). Può essere forse utile notare che il taglio delle "estreme" che il voto popolare ha messo in evidenza vale anche per le formazioni politiche nere: il tradizionale concorrente "a sinistra" dell' ANC, quel Congresso Pan-Africanista (PAC) che ha condotto la campagna elettorale con il vecchio slogan "one white-one bullet" (un bianco-una pallottola) parafrasando la storica rivendicazione dell' ANC (one man-one ballot: un uomo-un voto), è uscito pesantemente ridimensionato dal risultato elettorale, ottenendo poco più dell' 1 % dei suffragi (molto al di sotto delle previsioni della vigilia). Anche sul lato del voto "nero", quindi, le elezioni hanno messo in mostra una tendenza analoga a quella del voto "bianco": l'affermazione di una forza nazionale come I' ANC, espressione del mainstream del nazionalismo africano, della ricerca del massimo di consenso e della riconciliazione della nazione. Certo, I' ANC ha mancato di poco il raggiungimento della soglia dei due terzi dei voti che gli avrebbe permesso di modificare da solo la Costituzione provvisoria, ma non vi sono dubbi sul fatto che I' ANC, e personalmente Nelson Mandela, abbiano raccolto un consenso nazionale tra i neri sudafricani, siano cioè riusciti a presentarsi non solo e non tanto come il partito più accreditato a guidare il paese ma anche e soprattutto come laforza e il movimento storico del nazionalismo africano in Sud Africa, espressione della nazione ed erede a pieno titolo della lotta di liberazione dall'apartheid, e in quanto tale legittimato a governare, in qualche misura al di là dei suoi specifici programmi politici ed economici. Che questo risultato sia da attribuirsi, oltre allo Fotodi TomStoddort/Kotz/Controsto sviluppo delle lotte interne degli ultimi quindici anni circa, al carisma personale di Mandela, al suo proporsi - insieme al presidente uscente de Klerk - come "saggio" della nazione e come "statista" ancor prima che come uomo di partito è un dato di fatto che se è di buon auspicio per la fase di trapasso a un nuovo ordine politico, non mancherà di pesare quando - superata la transizione- I' ANC e la sua leadership si troveranno a gestire la "normalità" della politica e del governo. Già ora, del resto, il quadro della transizione, pre-definito dalla Costituzione provvisoria che prevede la formazione di un governo di unità nazionale per almeno cinque anni (tutti i partiti che hanno conquistato almeno il 5% del voto nazionale hanno diritto ad entrare nel governo, con un numero di ministri proporzionale alla loro forza elettorale), appare destinato a subire l'urto di alcune tensioni. La prima e più importante, anche per gli effetti che potrebbe avere sul terreno della violenza pol_itica,è l' incertezza sulle conseguenze del risultato elettorale del KwaZulu-Natal (con i connessi sospetti di gravi brogli elettorali a favore dell'Inkatha), che equivale in gran parte a una destabilizzante incertezza sul ruolo e sull'atteggiamento futuro di Buthelezi. Al lo stato attuale dello spoglio delle schede elettorali, il partito Inkatha, in virtù dei consensi ottenuti nella provincia del K waZulu-Natal che da sola gli avrebbe dato oltre I '80% del voto nazionale totale, avrebbe superato il 10% dei voti nazionali e avrebbe, d'altra parte, conseguito la maggioranza dei suffragi nella provincia del KwaZulu-Natal, che permetterebbe a Buthelezi di conservare una rilevante fetta di potere nella sua tradizionale roccaforte e di accreditarsi come l'unica consistente forza politica nera in grado di competere con l' ANC. L'interrogativo che pesa sul buon risultato elettorale dell'Inkatha è se questo condurrà Buthelezi a partecipare in modo costruttivo al governo del paese, sia pure in posizione subordinata alla leadership ANC, o se invece l'Inkatha si arroccherà sul potere mantenuto nella sua provincia, per proporsi come l'opposizione al governo di unità nazionale centrato sull'asse ANC-Partito Nazionalista. La questione non è solo di tattica politica: già dai prossimi mesi la Costituzione provvisoria che definisce i termini della transizione ritornerà in discussione e si riaprirà il contenzioso tra i promotori di un approccio federalista, sostenuto dal!' Inkatha di Buthelezi e dallo stesso Partito Nazionalista, e i fautori di una visione unitaria dello Stato sudafricano, promossa soprattutto dall' ANC. L'asse ANC-Partito Nazionalista, su cui si è fondato
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==