76 INCONTRI/ GRENIER rappresentarlo, per ora sono soltanto in possesso del diploma teatrale ... Shakespeare è la laurea!". E arriviamo adesso ai rapporti di Camus con il cinema ... Meursault va al cinema ne Lo straniero. Camus, con il suo eterno impermeabile, si diverti va molto al l'idea che gli si trovasse una rassomiglianza con Humphrey Bogart. Ma l'unico suo contributo al cinema è, credo, un progetto di adattamento de La princesse de Clèves di Madame de La Fayette per un film di Robert Bresson, che però non è mai stato portato a termine. Ha avuto occasione di vedere il film dell'argentino Luis Puenzo ispirato a La peste? Ho amato abbastanza il film di Puenzo nella misura in cui ha saputo essere infedele al romanzo. Luchino Visconti aveva fallito Lo straniero per troppa fedeltà. La peste è un mito dai molteplici significati. Ecco perché trovo del tutto legittimo ed interessante che Puenzo -essendo un cineasta politico - abbia fatto passare nel suo film qualcosa del clima dell'Argentina sotto la dittatura dei generali. Per esempio la gente che, rinchiusa negli stadi, viene messa in quarantena. Soffermiamoci ora sui Taccuini di Camus, che malgrado la loro discrezione - come Lei ha scritto nella prefazione all'edizione italiana-, "offrono comunque fin dall'initio utili punti di riferimento e permettono di scoprire come lo scrittore abbia vissuto certi episodi della sua vita"... ,: A partire dai vent'anni (nel '33, nell'anno di studi dopo la SEXAPPELLO È lNAQUESTIONE DISESSOEDIDENARO . t è quello femminile. Ildenaro è quello chemanca noidonne ABBONATEVI 11numeri dinoidonne 6numeri d legendaria alprezzobloccato di50milalire e/e 11. 60673001 i111estatoa Cooperativa Libera Stampa, Via Trinità dei Pellegrini 12, 00186 Roma Per ulteriori informazioni telefonate al n. 06/6864387 licenza liceale, quando era matricola), Camus, per tutta la sua esistenza, ha annotato idee di lavoro, citazioni, riferimenti letterari, impressioni di viaggio. Raramente i Taccuini prendono il tono di un diario intimo, ad eccezione dei momenti in cui fa grandi viaggi: America del Nord e del Sud, Grecia. Ma verso la fine della sua vita i Taccuini diventano sempre più un diario al quale egli si confida: nell'ultima pagina di essi, datata dicembre 1959, si ha ad esempio la sorpresa e l'emozione di leggere la confessione più personale: un'analisi lucida e malinconica del tempo trascorso e del presente, di come certe ferite del passato abbiano formato un modo d'essere e di agire. E di quell'ultimo anno è anche una professione di fede, una frase di Nietzsche che Camus ricopia facendola propria: "Nessuna sofferenza ha potuto, né potrà, indurmi a portare falsa testimonianza contro la vita, come io la conosco".· La presenza di Camus in Francia è ancora molto viva? Molto più ad esempio di quella di Sartre? Camus, che per tutta la vita ha avuto dei nemici e che è stato violentemente attaccato, ad esempio, dai Surrealisti, da Sartre e la banda dei "Temps modernes", figura oggi come un vincitore. Dopo gli sconvolgimenti ideologici che si sono recentemente prodotti, ci si accorge che era lui ad avere ragione e, Sartre, torto. Non senza qualche esagerazione, talvolta. Viaggiando ho potuto inoltre constatare che oggi in tutto il mondo è l'autore francese più letto, quello più studiato, più commentato. In Francia è diventato un autore scolastico e tutti i liceali hanno letto Lo straniero e La peste. Senza contare poi che molte compagnie teatrali allestiscono, un po' ovunque in Francia, Caligola e Il malinteso. Amava molto l'Italia, Camus? Amava molto l'Italia moderna. Ha anche scritto, stranamente, che si augurava di morire sulla strada fra Monte San Savino e Siena! Ma non ama affatto invece i romani dell'antichità. Per lui il Mediterraneo è la Grecia, in ciò che essa ha di più orientale. Il Medite1nneo è l'Oriente. E con chi, tra gli intellettuali italiani, Camus strinse amicizia? È stato molto legato a Nicola Chiaromonte. Camus lo ha ospitato a Orano, nel 1940. Attraverso Chiaromonte ha conosciuto Si Ione. Dal 1953 al 1957, Camus e Si Ione hanno collaborato a una piccola rivista francese di spirito libertario, "Témoins". E, beninteso, a Parigi e a Roma egli ha incontrato nel dopoguerra molti intellettuali italiani. Ne fa menzione nei Taccuini. Ha adattato anche per le scene francesi del Théatre La Bruyère - come ho già ricordato - Un caso clinico di Buzzati. Buzzati, intimidito da Camus, si è poi sentito rassicurato trovando - al loro primo incontro - che egli non aveva una faccia da intellettuale ma "in un certo senso una faccia da garagista". Che ricordo conserva lei, profondamente, del suo amico? Camus era talmente caloroso, raggiante e nello stesso tempo disponibile, sempre pronto a prendere su di sé una parte dei problemi degli altri, che, fintantoché ha vissuto, è stato l'uomo che ha contato per me, più dell'opera. Doriano Fasoli (Roma 1954), giornalista, collabora con quotidiani, settimanali e trasmissioni radiofoniche. Si occupa soprattutto di psicoanalisi e letteratura. È autore, tra l'altro, di Spazio, stelle, voce (in collaborazione con Mario Luzi), Leonardo 1992,A partire da Freud, Teda 1993, e Etica e psicoanalisi, in corso di pubblicazione presso Boria.
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