74 INCONTRI/ POZZESSERE paesaggio deve diventare protagonista alla pari dei personaggi, se si vuole che i personaggi abbiano spessore, se si vuole farli diventare più veri. Tra i registi che hanno quest'attenzione mi viene da citare Amelio, Mazzacurati, Soldini ... anche altri, ma in modi diversi. Ti riconosci nel loro lavoro, che a mepare rappresenti la tendenzapiù viva e più nuova del nostro cinema? Non a caso non sono registi di Roma, vengono da fu01i e cercano di non restare prigionieri di una città così ministeriale, lacui bellezza è offuscata daJla situazione politica. Se il cinema italiano non sa scoprire e raccontare il paesaggio italiano bisogna anche dire che ciò deriva da conflitti di produzione: andar fuori costa, e il produttore vuole risparmiare. Dipende da questo anche la scelta di tanti di girare tutto in teatro di posa. Ci pensi, a un film come Padre efiglio girato in teatro? A un appartamento inventato in studio? Abbiamo parlato poco dell'attore, di Stefano Dionisi, che qui è davvero pe,fetto. Non si direbbe che venga da qualche scuola di recitazione... Il suo pregio è proprio quello di essersi fatto sul set. La sua forza di verità l'ha trovata nell'assenza di scuola e nella ricerca di regole private, sue, che gli danno una forza quale nessun Stanislavskij potrebbe mai dargli. Ha una capacità magnifica di adattarsi alle situazioni, una capacità di trasformazione eccezionale, e diventerà sempre più bravo. 2/94 Alfonso Berardinelli Il Paese dei Balocchi Ilvo Diamanti La politica come marketing Luciano Canfora Viva la libertà Capire per reagire Roger Grenier IL ROMANZO INCOMPIUTO DI CAMUS INCONTROCON DORIANOFASOLI Partito la mattina stessa dalla sua casa di campagna di Lourmarin (in Provenza), dove un paio d'anni prima si era ritirato e dove sembrava aver ritrovato le forze e l'entusiasmo per lavorare, il 4 gennaio 1960 Albert Camus moriva in un incidente d'auto vicino a Montereau, a un centinaio di chilometri da Parigi. Nella vettura fu rinvenuta una borsa: conteneva un manoscritto di 144 pagine, scritto di getto, d'una grafia difficile da leggere, come sempre la scrittura di Camus. Si trattava di una prima stesura per il grande romanzo che egli progettava es' intitolava Le premier homme. In Francia lo ha appena pubblicato Gallimard; e nel nostro paese sta per darlo alle stampe la casa editrice Bompiani: dopo aver già mandato in libreria, ne11'87, tutta l'opera narrativa e saggistica dello scrittore algerino, con introduzione e apparato critico di Roger Grenier (in collaborazione con Maria Teresa Giaveri), Tutto il teatro (con introduzione di Guido Davico Bonino) e i Taccuini (in tre volumi) con prefazione dello stesso Grenier. Ilquale, a suo tempo, aveva giàcw·ato l'edizione francese dell'Opera omnia di Camus per il "Club de l'honnète homme". Fine esegeta e per lunghi anni amico dell'autore del Mito di Sisifo, al quale ha consacrato un prezioso saggio che ne racchiude la biografia intellettuale (Albert Camus. Solei/ et Ombre, Gallimard 1987), Roger Grenier vive a Parigi, dove lo abbiamo incontrato per porgli alcune domande proprio su colui che "per strada, non nei libri" aveva imparato la miseria. Camus ambiva a fare del Primo uomo un vasto affresco, un romanzo che "a furia d'umiltà e padronanza, di scrittura, resusciterebbe infine i personaggi nella loro carne e nella loro durata" ... Sì, erano queste le sue intenzioni. Le premier homme aveva segnato una rottura con il romanzo precedente, La caduta, libro amaro, negativo. Egli avrebbe dipinto tutto il mondo con i suoi buoni e i suoi cattivi. È un libro che, senza nulla nascondere della miseria e dell'infelicità, avrebbe avuto fiducia nella vita. Il testo che si possiede (e che è stato appena pubblicato) non è evidentemente quello che lui progettava. Per cominciare, egli ha gettato le basi di ciò che sarebbe il racconto della nascita e dell'infanzia del suo "premier homme". E per questa ragione ha scritto una vera e propria autobiografia. Nella redazione definitiva avrebbe soppresso il carattere autobiografico. Ma è appunto questo aspetto autobiografico che oggi ci appare infinitamente prezioso; sicuramente, all'indomani della morte dello scrittore, avrebbe assai meno interessato il pubblico. Ma oggi che Camus è diventato un classico, esso può essere accolto come un documento davvero eccezionale, in cui si racconta la nascita nell'Est selvaggio del1'Algeria, l'assenza del padre, ucciso all'inizio della Prima Guerra Mondiale durante la battaglia della Marna quando il piccolo Albert non aveva ancora compiuto un anno (c'è un bellissimo passaggio sul la ricerca della tomba del padre, in Francia), l'infanzia trascorsa in un sobborgo popolare di Algeri nella miseria, la bontà di un
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