Linea d'ombra - anno XII - n. 94 - giugno 1994

una lira, ma i soldi per la benzina del motore o per lo spinello finiscono sempre per trovarli, in genere non hanno bisogni enormi, ambizioni troppo consumistiche ... E problemi affettivi, carenze? Hanno solo problemi legati a una identità sociale insicura? Il personaggio di Gabriele ... Lui sì, ha problemi affettivi, ma mi sembra che li abbia lui in particolare, che non si tratti di carenze generazionali. Gabriele sente lamancanza di una madre, a live!lo profondo, nel l'inconscio più che a livello cosciente. In famiglia gli manca la complicità materna, un personaggio femminile di fusione, e questo ha il suo peso. E il padre? Si direbbe che il personaggio del padre - più schematico nel film di quello del figlio - ti interessasse meno di quello di Gabriele. L'idea del film faceva leva sul disagio del figlio, la scommessa era questa. Quando poi ho scelto Michele Placido per il personaggio del padre, e lui ha accettato, volevo che il film fosse a metà, che il suo interesse fosse diviso tra i due personaggi. Essi si somigliano, sotto molto aspetti sono eguali. Ci sono trent'anni di differenza tra loro, ma al figlio sarebbe piaciuto vivere negli anni Sessanta ed essere come i I padre, solo che oggi non se lo può permettere, i tempi non lo permettono. Non può accettare un modello sconfitto, morto. n padre si incazza per questo, pensa a come era lui a vent'anni, non capisce. La retorica della fabb1ica non può più reggere, nel film noi mostriamocomesiacadutain stereotipi. Le emozioni del padre sono come implose e mi sento un po' imploso io stesso, avrei voluto dare al padre una maggiore dinamicità nella sofferenza, mantenendo il conflitto e la differenza come elementi drammatici. Ma il padre appartiene a un mondo cli ieri, ilfiglio è proprio di oggi ... È il figlio a portare il film, a dargli il suo dinamismo drammatico. Senza futuro, è però l'energia del film. La macchina dapresa lo segue accentuando, con il suo continuo muoversi, una sorta di nevrosi, di insensibilità, dando un peso psicologico al movimento, in tutto questo gran girare a vuoto, nel giorno e soprattutto nella notte, in una Genova affascinante e mirabilmente fotografata ... Il linguaggio del film è molto istintivo, è poco meditato. La macchina da presa si è impossessata del film; vedendolo oggi non è che non lo riconosco, ma mi chiedo se l'ho fatto io! La città e il ragazzo nella città sono le cose che hanno preso il sopravvento. Ha influito anche il mio rapporto di sintonia con l'attore, con Stefano Dionisi, bravissimo, e il tempo che abbiamo passato con i ragazzi di Genova. Ho capito solo dopo perché ho usato la m.d.p. in questo modo agitato, come per seguire il linguaggio naturale dei personaggi. Torniamo al discorso dell'assenza di madre. Nel film ci sono tre personaggi femminili, ma secondari: la matrigna, ottima persona ma non sufficientemente mediatrice tra padre e figlio, attenta al padre e non altrettanto alfiglio; la ragazza, epoi il transessuale. In VersoSudc'eraunacoppia, unita, contro ilmondo. In Padre e figlio ci sono due uomini, è un film cli uomini. .. È stata una scelta precisa e radicale. Avevo deciso di non avere la madre, di avere una madre morta per creare una mancanza, per creare l'esasperazione che ne consegue. Nel film ci sono molte scene d'acqua, il mare, la piscina. È come un tornare nella placenta, per Gabriele, la piscina: un luogo a cui tornare e tornare, un luogo INCONTRI/ POZZESSERE 73 da cui ricominciare ... Lui tratta le donne con brutalità, tra una corsa in motorino e una partita a biliardo ...Non riesce a identificarsi nel padre, e la madre non c'è. Cosa può fare da solo sulla strada, questo ragazzo? È troppo confuso, non trova una sua traiettoria, un punto di direzione. L'altra assenza è quella della generazione come forza attiva, e l'assenza del gruppo, della comunità giovanile ... Sì, anche tra loro un'idea di comunità non c'è più. Volevo ricordare come nel periodo di gloria del padre ci fosse una cultura, una comunità: la fabbrica, il sindacato, le lotte, la consapevolezza di classe, la convinzione che fosse possibile sconfiggere l'ignoranza e la solitudine. Per il ragazzo questo è importante, attraverso il padre ha l'intuizione di qualcosa che avrebbe potuto essere bello anche per lui, ma che oggi non c'è più. Il personaggio del transessuale assume anche non volendo un significato metaforico, è un elemento di mutazione ... Un'ulteriore destabilizzazione. Né uomo né donna, donna a metà, uomo spezzato ...Gabriele si riconosce in questo personaggio, nel suo senso di smobilitazione dei vecchi valori. Con lei parla, dice qualcosa, e mitizza la fuga, che però sarà lei e non lui ad attuare. , La sceneggiatura era molto precisa, nella definizione dei personaggi, nei dialoghi? Per esempio nel rapporto tra Gabriele e Valeria il (la) transessuale? Sì, lo era, ma poi nella parte del transessuale è cambiata molto. Anche con Gabriele/Stefano si sono inventate molte cose, lì per lìlamoto, Genova, -ma il dialogo no, più o meno è rimasto lo stesso, mentre è cambiato per Valeria, il transessuale. Nella sceneggiatura si rischiava un po' di patetico, di folklorico, ce ne siamo acco1ti al momento di girare, una volta trovata Giusy come protagonista per il ruolo di Valeria. Hai girato qualche scena in studio? Due primi piani nel furgoncino all'alba, che erano venuti male, gli attori erano mezzo congelati ... Ma solo quelli, nient'altro. Genova risulta dal .film bellissima, una città molto diversa dall'immagine un po' disastrata che se ne offre, un posto vivo e molto affascinante. Nessuno ci va mai a girare ... Sono entusiasta di Genova. È una città straordinaria, dal punto di vista visivo. Il vuoto di Gabriele si confronta con un affollamento di cose, si incastra nella città con sfaccettature che si scompongono ma anche a volte si amalgamano. Per un regista è molto stimolante, è molto esaltante questa sensazione del rapporto tra il personaggio e il paesaggio. Non c'è solo Genova, in Italia. Il cinema ignora il paese, mi pare, o lo scopre molto raramente eper mano (occhio) dipochissùni registi, ingeneredellatua "leva". lpersonagginonhannopaesaggio, non hanno ambiente, nel cinema italiano; c'è perlopiù una Roma televisiva, uno scenario abusato efalsificato. Non potrei vedere un personaggio senza il suo paesaggio. La mia radice è documentaria, quella è la mia vocazione. Ho una forte attenzione per lo spazio, la luce, la città. Senza aver definito degli ambienti, si perde una parte consistente di un film. Ho girato moltissimo materiale su Genova che poi non ho utilizzato, cercando di farla diventare protagonista. Il terreno su cui i personaggi si muovono è importante quanto i personaggi; il

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