Linea d'ombra - anno XII - n. 94 - giugno 1994

68 VEDERE,LEGGERE,ASCOLTARE L'ESEMPIODI PEREIRA L'ultimo romanzo di Tabucchi PaoloSoraci Ritorna la storia nell'ultimo romanzo di Antonio Tabucchi, SostienePereira (Feltrinelli, pp. 208, lire 27 .000), intesa sia come voglia e capacità di narrare, sia come tensione alla storia al di fuori della narrazione, come riflessione sul ruolo, sul posto, sulle responsabilità che un personaggio, un uomo, si trova ad assumere quando incappa nella storia. Un giornalista da poco, forse da niente, in una Lisbona ai margini dell'Europa, a pochi mesi dallo scoppio della seconda guerra mondiale. Un quotidiano da niente, per il quale il giornalista da niente cura una pagina culturale di sublime inutilità, anche perché nel cupo clima instaurato dalla dittatura salazarista è meglio non affrontare argomenti dai risvolti imbar<lZ,zanti.Per evitare imbarazzi e per accudire a una personale vocazione alla depressione, il Pereira ex cronista di nera e ora "critico letterario" non trova di meglio che dedicarsi a stilare elogi di scrittori scomp~si da tempo, possibilmente i meno a rischio. Come in ogni buon romanzo novecentesco, però, è la storia a cercarti, anche se stai cercando di sfuggirla: Pereira incapperà in una coppia di giovani, belli, irresponsabili, vogliosi di politica e di vita. Lui è Monteiro Rossi, di origine italiana, imprudente e brillante, lei è Marta, e dona a Pereira gli ultimi sussulti sentimentali di una vita che sembrava spenta da tempo, dalla morte della moglie, la fotografia della quale il protagonista aveva finito con l'eleggere a unica confidente. Diventeranno i suoi collaboratori, dimostrando che anche un necrologio - di Majakovskij piuttosto che di Garcfa Lorca o di D'Annunzio - può essere fonte di infinite preoccupazioni. Monteiro Rossi finirà ucciso dalla polizia segreta di Salazar, nella stessa casa di Pereira, sotto gli occhi di Pereira. Messo a confronto con l'arroganza e la prepotenza della storia, il tranquillo e bulimico giornalista deciderà di stare al gioco, e vendicherà il ragazzo ucciso tirando uno scherzo al giornale filogovernativo e al governo stesso riuscendo a pubblicare con l'inganno la notizia dell'omicidio e un ricordo del giovane Rossi. Dopo di che sparirà da Lisbona, perdendosi nel gran mondo alle soglie dell'uragano. Su questo filone centrale si innescano numerose le diramazioni e le digressioni, ma tutte compattamente, saldamente tenute al filo principale del racconto: l'incontro con il dottor Cardoso, medico e un po' filosofo, antifascista ironico e appassionato, i rapporti con qualche collega e con la portinaia, tutti, "intellettuali" e popolani, ugualmente complici del regime. Complici ovviamente con stile latino, cinicamente complici, retoricamente complici, fedeli senza fede, spie per interesse e compiacenza. E poi la vita alla provincia del continente, i mille modi in cui la censura sull'informazione - si tratti delle azioni della polizia segreta o di notizie relative alla guerra civile che si consuma oltre frontiera, nella contigua Spagna - viene aggirata con l'arma della chiacchiera da bar, del passa parola, che distorce e rende inattendibile qualsiasi informazione, ma che viene comunque avidamente Fotodi VincenzoCottinelli. cercata e offerta. E i versanti più "privati" di Pereira, il grande vuoto irredimibile lasciato dalla morte della moglie, il cibo come ossessione e salvezza e insieme come colpa. Insomma, quel che colpisce in questo romanzo è la ricchezza degli elementi narrativi messi all'opera e articolati daTabucchi, un ritorno al grande racconto, alla precisione di una storia e alla definizione di personaggi a tutto tondo, una rinuncia a quella poetica fantasmatica che personalmente ci aveva allontanati dal Tabucchi romanziere negli anni e nei libri più recenti (a partire almeno dall'infelice Ilfilo dell'orizzonte). La tenuta di scrittura, il gioco sulle nuances, la passione per i grigi, intendiamoci, sono quelli tipici dell'autore, ma qui vengono piegati, fmo a trovare piena legittimità, proprio ai fini di una storia, di una vera storia, quella della presa di coscienza, o forse del ritorno alla coscienza, del vecchio e deluso protagonista, in una sorta di bildungsroman politico della terza età. E che di questa solidità narrativa, di questa esemplarità sommessa ma decisa, ci sia bisogno, Io dimostra il successo tributato al libro dai lettori. Per quel che valgono le classifiche, infatti, non è un caso che ormai da mesi SostienePereira figuri tra i best seller della narrativa italiana. Luca Doninelli ha accusato Tabucchi di avere scritto, con questo libro, un pamphlet preelettorale in favore delle sinistre. Un'accusa talmente stupida, tecnicamente stupida, visti i tempi di scrittura che richiede un romanzo, che si condanna da sé. Ma è vero che questo romanzo parla della situazione attuale forse più di quanto non ci parli del Portogallo di sessant'anni fa. La palude in cui viviamo, e che sotto l'apparenza di una frenesia di nuovo come mai avevamo visto sembra confermare ogni giorno di più la permanenza inscalfibile di vecchi poteri e di vecchi vizi, con l'aggravante tutta postmoderna di una gestione "scientifica" del consenso e dell'informazione, richiede a tutti, scrittori e giornalisti e, perché no, lettori, la capacità mostrata da Pereira, di infiltrarsi nelle maglie del controllo e lasciare quanto meno una testimonianza, di riaffermare le ragioni della dignità e dell'integrità personale e professionale. Tabucchi un suo contributo l'ha dato, e i lettori hanno mostrato di comprenderlo.

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