Linea d'ombra - anno XII - n. 94 - giugno 1994

dall'imposizione dello stato d'emergenza nella provincia, che è parzialmente riuscito a ridurre il livello della violenza, poi dall'offerta di riconoscere costituzionalmente le prerogative della monarchia zulu sulla quale si è fondato l'accordo tra Partito Nazionalista, African National Congress e Inkatha, che ha portato - a nove giorni dal voto - al rientro del partito di Buthelezi nel processo elettorale. Sull'altro fronte, quello della estrema destra bianca, la scomposizione è risultata ancora più evidente. Da un lato, il riconoscimento in linea di principio di un eventuale volkstaat, di un piccolo staterello bianco-boero incarnazione del nazionalismo afrikaner e del suo diritto all'autodeterminazione, ha spuntato le armi dei settori più intransigenti dell'estremismo bianco, portando un suo esponente di rilievo come il generale Constand Viljoen, ex capo delle forze armate sudafricane, a formare un nuovo gruppo politico, il Freedom Front, e a partecipare a pieno titolo alle elezioni. A scegliere cioè una via politica e non militare di difesa e promozione dei "diritti" del volk boero, con la scommessa di riuscire a dimostrare di avere al proprio fianco il grosso della popolazione afrikaner. La formazione del Freedom Front ha esposto l'isolamento, anche ali' interno della destra afrikaner, delle posizioni militariste sostenute soprattutto dal Movimento di resistenza afrikaner (Afrikaner Weerstandsbeweging, A WB) del famigerato Terre'Blanche e dei suoi commandos paramilitari. Ma la carta militare dell'estremismo bianco si era in realtà già rivelata perdente oltre un mese prima della data delle elezioni, quando alcuni manipoli di estremisti bianchi erano accorsi a sostegno della leadership dell'ex bantustan del Bophuthatswana, che aveva tentato con un colpo di stato di riprendersi la propria SUDAFRICA S autonomia dal Sud Africa, ed erano stati 1gnorrumosamente battuti sul campo dall'esercito sudafricano, in una battaglia che sarebbe appropriato definire da operetta se non fosse che, ritirandosi dopo ladisfatta, gli eroici "combattenti bianchi per la libertà" hanno pensato bene di uccidere a sangue freddo alcuni neri che si erano casualmente trovati sulla loro strada. Un fatto, questo, che ha provocato uno shock emotivo difficilmente quantificabile ma probabilmente decisivo per isolare l'estrema destra in un' opinione pubblica bianca che - grazie alla censura sui mezzi d'informazione voluta dall'apartheid - non aveva mai potuto vedere sugli schermi c;lelleproprie televisioni la violenza perpetrata contro i neri dalle forze militari e paramilitari bianche. Ma ancora più significativo è apparso l'isolamento politico dell'estremismo bianco. Nelle tradizionali roccaforti dell'estrema destra bianca boera, nel Transvaal o nell 'Orange, era sufficiente entrare in un qualsiasi seggio (sp-essogestito da bianchi) o in una fila di elettori in attesa di votare o parlare con i grandi farmers bianchi per accorgersi non solo che il volk boero aveva deciso di votare, con buona pace di Terre'Blanche, ma anche e soprattutto che l'idea di un piccolo ·volkstaat in cui rinchiudersi gli pareva tutto sommato anacronistica e irrealistica: un piccolo Stato bianco dotato di quali risorse? e come trasferirvi i propri interessi e proprietà? La "terra boera", insomma, è molto più quella in cui si vive e che si coltiva (la farm) che non un'astrattà entità politica ritagliata sulla carta geografica. E ancora: come fare a mettere assieme la "purezza bianca" del volkstaat con l'elementare necessità pratica della forza lavoro nera? L'accettazione del camFotodi TomStoddort/Kotz/Controsto

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