Linea d'ombra - anno XII - n. 94 - giugno 1994

62 POLONIA/ IWASZKIEWICZ Alo era diventato tutto rosso: gli mancava qualche mese a farne venti. Non aveva saputo che cosa rispondere al vecchio Hube. Perciò ora aveva deciso di non muoversi dalla sua posizione. Qualunque cosa avesse fatto non avrebbe soddisfatto il signor Hube. Quindi, in silenzio si appiccicò con le spalle al tronco dell'olmo e osservò il vicino nel suo appostamento. Improvvisamente ebbe un tremito. Proprio quando il cedrone, interrotto il suo richiamo, stava ancora spiegando le ali, flettendo il collo in modo curiosissimo, il signor Hube si fece avanti. Solo due passi. L'uccello si slanciò dal ramo e, con un volo appesantito, parandosi tra gli alberi, fuggì in direzione opposta alla linea dei cacciatori. Alo vide Hube arrestarsi per un istante, come impietrito, poi, all'improvviso, scaraventare a terra il fucile. Sbucò fuori dai cespugli l'aiutante, il vecchio, piccolo, avvizzito Jan che raccolse il fucile mentre scuoteva il capo disapprovando. Intanto risuonarono in lontananza due colpi, in rapida successione. Il signor Hube passò vicino ad Alo senza una parola. Bilinski fu colpito dall'espressione assorta, irata, invecchiata di Hube. I suoi lineamenti, gradevoli e belli, s'erano avviluppati in un faccino grinzoso. Gli passò avanti, diretto al ritrovo. Lo seguiva Jan, a distanza di qualche passo. Anch'egli molto perplesso. Passando davanti ad Alo si strinse nelle spalle: "Perché non ha sparato Lei? Il vecchio non ci sente per niente." "Sordo dunque!" pensò Alo. Ma non si mosse. L'espressione del volto del vecchio Hube l'aveva profondamente colpito. Spuntò fuori dalla boscaglia Homorowski, tenendo in,mano un cedrone abbattuto. Dietro di lui un altro cacciatore, confuso alquanto: chiaro che aveva fatto cilecca. Foto di KrzysztofPawela/Grazia Neri. "E da voi come va?" esclamò Homorowski con la sua voce gutturale. "Niente bersagli, o che?" "Un uccello, ma è scappato via" rispose controvoglia Alo, abbandonando il suo piacevole sito. La schiena accalorata avvertì immediatamente il freddo ficcante del mattino e fu percorsa da un brivido intenso. "Che mi succede?" pensò. "Non ti vergognare, ragazzo", Homorowski gli assestò una pacca sul braccio, "hai fatto scappare il cedrone e basta. Alla tua età qualche volta l'ho fatto. Cacciare vuol dire esperienza. Ammettilo, ché è la cosa migliore". Alo si sottrasse svogliatamente alla mano pesante del direttore. "Il signor Hube ha fatto scappare il cedrone", disse girando la testa e giocherellando con il fucile, "non io ...". "Che cosa?" Homorowski e quell'altro ammutolirono per un istante e si guardarono sbalorditi. "Che cooosa? Hube ha fatto scappare un cedrone? Non raccontiamo storie ..." "È vero. Jan dice che il signor Hube non ci sente bene." "Ma è una tragedia" esclamò Homorowski. "Andiamo a consolarlo." Ma dalla parte del ritrovo arrivava di corsa Jan, tutto trafelato. "Signori, signori, soccorso! Il signor Stanislaw si è sparato." "Che cosa? Come? Come sarebbe si è sparato?" chiesero Homorowski e l'altro. Alo, invece, non domandò nulla. Aveva colto quell' espressione e si precipitò al ritrovo, precedendo tutti. Piombò nell'isba ingombra di brande, satura di fumo per il caminetto attizzato malamente. In un angolo, su una panca, rannicchiato nell'angolo delle pareti, il signor Hube, seduto in una posizione rigida e apparentemente naturale. Un raggio di sole al tramonto gli scen-

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