60 POLONIA/ NOWAKOSKI L'oro del sindaco Tabaczek Aveva eretto a gloria sua un palazzo con due torrette. Una cancellata in ferro, due leoni di pietra a sorvegliare l'entrata, il frontone decorato da un mosaico di vetrini colorati e mattonelle con uno sgargiante tramonto e uno zingaro barbuto immerso nel suo tepore. Era il ritratto del sindaco Tabaczek, proprio lui, e gli artisti che l'avevano eseguito non potevano certo decantarne la munificenza. Amò il fasto, la ricchezza e l'oro più di ogni cosa. Portava addosso tutte quelle catene, braccialetti, anelli! Agli stivali a punta, da cowboy, speroni d'oro. Peso: 250 grammi l'uno, in tutto mezzo chilo, alle scarpe a fargli da sonagli. Viaggiava su una Mercedes rossa, poi su una azzurra. "Sangue e cielo-diceva - imiei colori". D'estate, nella sua tenuta, gli zigani si davano ai banchetti. Sedevano sotto ombrelloni. Le tavolate erano così opulente che i passanti si fermavano e sgranavano gli occhi. Zigani, vecchi e giovani bevevano in coppe di cristallo, afferravano con le dita possenti bistecche colanti olio, le mangiavano e si lanciavano alle spalle i resti, per i cani. Le zigane, con le loro gonne colorate, servivano i commensali procurando che non mancassero mai cibo e bevande. Dopo solenni libagioni e con lo stomaco pieno, mettevano in tavola le carte e iniziava la partita. Capitava che il gio~o durasse il giorno, la notte e il giorno dopo ancora. I giocatori erano febbricitanti, grondavano sudore, da strizzare le camicie. Sul piatto si ammucchiavano i dollari verdi e, finiti questi, svuotavano sacchetti d'oro e pietre preziose, spargendoli sul tavolo a manciate. ,: · Fra i vicini poveri del sindaco Tabaczek si narrava di una mano l~gg~ndaria. C'erano ricchi zigani venuti da Gorz6w, ancor più ncch1 dalla Germania e, più ricchi di tutti, dalla Spagna. Loro a vantarsi dei propri averi e il sindaco Tabaczek ad ascoltarli in silenzio e a tormentarsi la barba sempre più insistentemente. Era stato passato il limite della sopportazione: fece un cenno ali~ robusta moglie, intenta a fumare una pipetta. Questa fece un cenno alla formosa figlia, che d?veva a~dare i? ~posa a ~n ricc~ zigano di Spagna. Le donne del smdaco s1preqp1tarono m cantma. Quasi L'Indice in questo 1994 compie dieci anni ~ ti '-- . ,,'i;, ~ !i_J/if:i-..,, I I • ~~ :'~h.-c_, Ila f/. .. --' ·' ' _ .. - ~.1- ·/ --=: --..::._~:_._.~~. È il momento di abbonarsi. Cosl riceverete comodamente a casa 11 numeri all'anno (tutti i mesi tranne agosto) pagando solo 70.400 lire, con uno sconto del 20% sul prezzo di copertina. Si consiglia il versamento sul conto corrente postale n. 78826005 intestato a L'Indice dei Libri del Mese Via Graziali Lante 15/a - 00195 Roma. t~E~~~ç;E Come un vecchio libraio. subito tornarono con dei paioli neri, fuligginosi, avvolti dentro stracci. Ne riversarono il contenuto sul tavolo. Fu un luccicare d'oro, sfavillare di gemme. Il sindaco Tabaczek fece nuovamente cenno alle sue donne. Rimestarono più volte. Il padrone di casa riuscì a spuntarla sui suoi ospiti. Era uno zigano. Il più ricco dagli Urali fin forse ai Pirenei. Tutti gli portavano rispetto. Anche i furfanti e i ladri del posto lo riverivano. I venditori lo ospitavano nei loro chioschi, gli offrivano da bere, gli facevano moine sperando in qualche buon affare. Su che cosa poggiava la sua fortuna? Mistero zigano. Il sindaco Tabaczek usava uno strano eloquio, un collage di termini zigani, polacchi, tedeschi, russi. "Da, da! Facciam gesheft, tovarisc, bitte!" -Attaccava spesso così. Una _babelein bocca, ma con chiunque riusciva facilmente a intendersi. Le frontiere non costituivano un impedimento per lui e, comunismo o capitalismo, comunque era il suo metro di giudizio a valere. Milicja o, dopo, policja, a nulla servì con lui. La barba nera scintillava di fili grigi. Gli occhi scuri brillavano come gemme e le bardature d'oro scampanellavano. Principe zigano! La buona stella l'aveva assistito per tanti anni: solo le implacabili leggi della natura potevano averne ragione. E fu così che un mattino, tirando fuori dal garage la sua bella limousine, di colpo la faccia gli si strinse nello sgomento mortale e crollò, come fulminato. Ebbe un funerale imponente. A seguire il carro funebre una carovana di automobili delle migliori marche. La tomba coperta da una montagna di corone. Grandi pianti e grandi lamentazioni. Il banchetto funebre si protrasse fino a notte, con l'orchestrina zigana sempre a suonare. I figli maschi gli fecero costruire un monumento di marmo rosa, con le scritte coniate in oro. Tenga vicino ciò che amò più di tutto. Il seguito della vicenda del palazzo e delle sue ricchezze la dice lunga sulla caducità dei beni terreni. I figli del sindaco buonanima giocavano a carte con tanto accanimento e così scarsa fortuna da perdere, in quattro e quattr' otto, tutti i paioli con oro e gemme. In ultimo finì all'incanto la residenza patema. L'imponente dimora fu acquistata da un riccastro del bazar, fior fiore della ricettazione. Di lì a poco, tuttavia, Dio chiamò a sé anche lui. Fece appena in tempo a rimuovere dal frontone del palazzo il mosaico effigiante lo zigano barbuto. Gli mancò, invece, il tempo di rivelare ai figli il proprio segreto. Già: l'oro, il frutto di una vita industriosa, dai tempi dell'occupazione fino a quei giorni, era stato murato nelle pareti del palazzo. I figli non si peritarono minimamente di moltiplicare le sostanze paterne. Le dissiparono, anzi, senza raziocinio e rivendettero la casa, assolutamente ignari di quell'oro dentro le pareti. I nuovi proprietari trovarono per caso un vasetto colmo d'oro in quella del gabinetto. E ancora adesso un colpetto qua, un colpetto là: il sesamo si apre ne salta fuori uno. Ai figli del defunto ricettatore sono rimasti solo pianto e stridor di denti. "Papà ci ha lasciati a piedi" -si lagnano e, per il dispiacere, si sono dati ali' alcol come Dio solo sa. Imprecarono altrettanto contro la sfortuna al gioco i figli del defunto sindaco Tabaczek. Ma continuano a sperare che la buona sorte torni loro a sorridere. Nel frattempo la vecchia madre e le giovani mogli leggono il futuro, mentre i bambini chiedono l'elemosina nelle piazze dei mercati. Una maledizione insita in quell'oro? Magari la vendetta postuma del vecchio zigano. I più poveri di spirito pensano a un dispetto del denaro, governato da regole tutte sue. Il denaro non tollera l'inerzia. Le ricchezze di due cresi ibernate. Lasciate a soffocare, a marcire. Un bel giorno se ne sono andate per la loro strada. Ma forse tutto questo è vanità delle vanità.
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