come premi di un gioco a sorte; ma premio non vuol dire lo stesso che sorte, nella nostra lingua che rivela gli autentici contorni delle cose, premio che resta dopo aver strappato le palpebre, scartato dall'argentato involucro col piacere degli occhi - come un cioccolatino? Decorazioni, parrucche, sulla terra di nessuno, sotto il cielo e nella casa di nessuno, giungiamo, partiamo, come formiche cieche dirette - invariabilmente - verso lo stesso eone di un essere buio che non ricorda il singolare e il particolare; che è ritmo del mondo, come in un verso, e non chiede da dove giunga qualcosa, chissà dov'è diretta. Ha senso esistere nella stretta dello stupore, nulla saprai del mondo e ciò che dopo anni sarà la tua saggezza sono immagini nel vetro degli occhi - unico compenso - giorni passati in furia, in singhiozzi, in riti; come treno che sfreccia nel paesaggio con muto fracasso - vetro dolente. Persone, uccelli, son tutte decorazioni, forme dell'esistere necessarie e doverose da cui riconosce il destino la sua alba quotidiana. Potresti essere una stella ad esempio o un cerbiatto sul sentiero, che riempie di sé il mito pulsante; POLONIA/ KARASEK 55 sono tutti fantasmi di una potenza vorace che chiude e apre la bocca sono corpi adottivi, occhi di cera, il sangue scorre ma il cuore batte in un'altra galassia, sono abiti di carne, mummie, gattini irrigiditi per un attimo in un parto doloroso. Sesso, vecchiaia, giovinezza, son solo travestimenti sussurri di un qualche dio, che muta pelle. Si trasforma una volta in una serpe, che guizza nell'erba, un'altra in un vecchio che guarda la serpe, o in uccello, o nube, tutto, guarda, altro poteva essere, il cosmo è pieno di esseri incompiuti tutto poteva nascere fiume oppure stella, tutto poteva apparire diverso. Ti saresti forse svegliato un ragnetto, o una perla sul fondo del mare, che mai apprenderà la propria esistenza, tutto è altro e cerca il suo nome, non lo trova e perciò dimora in terra. Guardiamo a tentoni, sentiamo come al di là del muro, slamo sempre nel ventre materno, talpe cieche, ma ciò che si sente e si vede è sempre offuscato. . Foto di KrzysztofPowelo/Grozio Neri.
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