Linea d'ombra - anno XII - n. 94 - giugno 1994

Inalto: uno scenadi Brevefilmsull'uccidere ( 1987). In bosso:unoscena di Senza fine ( 1984) alcuni valori fondamentali. Uno di questi valori è la creazione di una ce1ta comunità e dei contatti tra la gente. Qual è la sua opinione - come giurista - sui processi che si fanno o che alcuni pretenderebbero di fare ai rappresentanti della Giustizia responsabili dei processi politici degli anni stalinisti? Accetterebbe come avvocato di rappresentare gli interessi dell'imputato in una tale causa? Quali sono i limiti della responsabilità morale ed etica? Per me non sono tanto importanti i processi quanto un'attendibile descrizione del passato, oppure una credibile descrizione delle mostruosità o delle oscurità del sistema in cui si viveva. Si devono stabilire chiari limiti: il passato ci è dato, non lo possiamo cambiare, ma il futuro è un compito nostro e bisogna costruire questo futuro: ovviamente certi errori sono inevitabili perché non siamo in grado di edificare un sistema e un ordine ideale - occorrerebbe cambiare l'uomo, il che non è possibile. Anche questo bisogna capire e accettare. Non bisognerebbe servirsi delle proprie capacità intellettuali o organizzative per offuscare il passato. Se si arriva alla relativizzazione ne possono risultare cose tremende. r processi invece sono un problema secondario; io del resto sono fautore del perdono in un senso molto largo, ma questo perdono non è possibile senza un'onesta e sostanziale constatazione del carattere del passato. Questa è la prima cosa. [n secondo I uogo, è tragico e inaccettabile che gli uomini che hanno creato in passato certe situazioni non solo non hanno perso nulla con la trasformazione e il cambiamento, ma sono addirittura stati creatori della nuova realtà: il cosiddetto uomo POLONIA/ PIESIEWICZSULCINEMA 51 comune che vive abbastanza onestamente non è in grado di capire una tale situazione, questa violazione degli elementari principi di giustizia. Tutto comincia a confondersi e il caos in cui viviamo lo aggrava ancora di più. Questi sono i due punti principali. Invece il problema dei processi è molto complicato ma secondario. L'essenziale è descrivere onestamente il passato, indicare i colpevoli, ma soprattutto dimostrare i meccanismi dei comportamenti umani che contribuivano alla creazione di una certa realtà. Non Le sembra che i vostri film vengano accolti peggio in Polonia che nei paesi occidentali? Non solo mi sembra, lo so. Perché è così? Prima pensavo che fosse un semplice fenomeno legato alla tipica mentalità polacca. Ma oggi non mi accontento di questa semplificazione. Come lo so? Perché giro un po' per i luoghi legati ai mass media; oggi, ad esempio, sono stato a una radio di Varsavia, dove tutta la redazione è composta da gente molto giovane con cui ho avuto una piena comunicazione. Ieri invece sono stato in un'altra radio, dove pw-eci sono giornalisti interessanti, ma con biografie legate al passato. Non è che siano attaccati al socialismo reale, ma hanno una specie di nostalgia per quel tipo di attività a1tistica che aveva il compito di trasformare il mondo in senso sociale. Ebbene questo è il principale rimprovero nei nostri confronti, che noi siamo entrati con la cinepresa nel ventre dell'uomo invece di occuparci dei fenomeni sociali generali. Penso che loro sbaglino del tutto, che le analisi sociali si debbano fare oggi attraverso l'osservazione di un uomo concreto, attraverso una situazione concreta, concreti destini umani. Le generalizzazion· non portano a nulla: perché un artista che vuole generalizzare, in che situazione si pone, che ruolo vuole svolgere? Per cm si prende? Bisogna semplicemente essere a1tigiani, come lo è Kieslowski. Sarà d'accordo che il punto più debole dei.film polacchi sono le sceneggiature e che qui sta una delle cause principali della crisi del cinema polacco? Non solo di quello polacco. Faccio un esempio.C'è un eccellente regista ital iano, Bernardo Berto I ucci, grande aitista, grande creatore, un uomo stupendo che si è iscritto durevolmente nella storia del cinema. Ho visto il suo ultimo film, Il piccolo Bud.da, e non è un film riuscito, a causa della sceneggiatura. È vero al I 00% che nella maggior paite dei film mediocri o cattivi vi sono difetti di sceneggiatura. Sono difetti di sceneggiatura che consistono in alcuni errori assolutamente elementari, in cui si dà molto peso all'aneddoto, a situazioni analoghe a quelle di cui possiamo leggere ogni giorno. Nei giornali c'è una moltitudine di aneddoti, ma l'essenziale sta nel fatto che dovrebbe essere il protagonista a dominare l'aneddoto e non viceversa. Torniamo così di nuovo al punto di partenza: se non si tocca l'uomo, se non si dà una sua descrizione credibile, se lo spettatore non può identificarsi con le esperienze del protagonista, qualsiasi sia l'aneddoto, qualsiasi sia la storia fantastica, stranissima, incredibile, non ne uscirà nulla, non ci sarà nessun film. È la prima cosa. La seconda: il fatto di far iniziare i cosiddetti film artistici dalla metafora, dall'allegoria, dal simbolismo, invece di farli paitire dalla realtà per arrivare al simbolismo, alla metafora, all'allegoria. Sono errori assolutamente elementari che osservo in molti film. E la terza cosa: ho letto ultimamente un'intervista con il professorToeplitz, in cui parlava in un modo molto bello del cinema, con tanta calma e ha detto che l'essenza del problema sta nel fatto che uno che prende i soldi e la cinepresa deve avere una chiara consapevolezza di voler raccontare alla gente qualcosa che viene da lui e non ciò che ha letto nei libti o nei giornali, ciò che gli è stato detto o sugge1ito da qualcun altro, perché sullo schermo si sente questa energia, come la si sente

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