Linea d'ombra - anno XII - n. 94 - giugno 1994

44 POLONIA/ SPIEWAK intellighenzia, né il luogo per un comportamento che la rappresenti. Gli scrittori (tra gli altri) sono giunti alla fine alla loro terra agognata: hanno conquistato la libertà di parola e di stampa, hanno la democrazia e sono ostaggi delle proprie convinzioni. Della democrazia devono accettare il verdetto (e la debolezza) senza riguardo al fatto che faccia venir loro la pelle d'oca, come anche dei risultati delle elezioni. Diversamente avveniva quando il nome dello scrittore era necessario all'opposizione politica. Sappiamo che il p1imo segnale della caduta di ogni regime è la perdita dell'appoggio degli intellettuali (tra cui gli sctittori) e la nascita attorno a essi di un'opposizione politica e spirituale. Glj intellettuali sono sempre i primi a dire "no" e in questo modo conducono dapprima alla divisione nell'ambito del ·proprio gruppo (tra contestatori e lealisti) ma attirano talvolta persone nuove da ambienti differenti. Così era in Polorua negli ultimi vent'anru del regime comunista. Se si fosse ammesso-con rispetto alla ragione - che il movimento d'opposizione continuo e duraturo era cominciato nel 1968, è a quel fermento che si doveva attribuire l'uscita dei letterati nella celebre assemblea dello ZLP3 . Scrittori e intellettuali guidano il movimento di protesta per diverse ragioru. Essi costituiscono per il potere un serio pericolo, indipendentemente da quanto costa loro e dai dubbi che hanno. Sono loro che rompono le regole dell'adattamento e del conformismo collettivo, come pure la norma fondamentale dell'adattamento di quegli anru: il silenzio. Con il loro coraggio (e il coraggio è la prima delle virtù politiche) crearono finalmente uno spazio dove le cose fossero rese pubbliche e una sfera politica concorrenziale alle strutture ufficiali.L'autorità degli intellettuali e degli scrittori qjede legittimità alla ribellione. Libri e idee dimostrarono la ragione della protesta. Tutto ciò che scrissero e pubblicarono acquistò allora un GIUNTI nuovo senso ed ebbe una convalida supplementare. La voce dello scrittore come persona pubblica subì una amplificazione grazie ai libri; i libri si avvantaggiarono della presenza pubblica dello scrittore. Lo scrittore si sentì necessario. Conferì importanza alla ribellione, suggeri la lingua e le formulazioru grazie a cui il movimento d'opposizione guadagnò una dimensione ulteriore: morale e spirituale. La crescita del conflitto politico rafforzò il principio: cru non è con noi è contro di noi. Gli scrittori che non si unirono al movimento di protesta o addirittura vi si opposero vennero condannati al silenzio da un atteggiamento di accarumento morale. Uscirono dalla comurutà, smisero di essere notati. Il meccarusmo settario presente nell'opposizione portò alla condanna e alla negazione di scrittori eminenti ma politicamente malvisti. Quelli che entrarono nell'opposizione, invece, accomodarono spesso successivamente la propria biografia di scrittore e scrissero con vivacità, perfino a dispetto della propria inclinazione, delle opere politiche giuste. Ma gli scrittori non furono presenti solo nel movimento di protesta. Vi furono anche quelli che consegnarono il prop1io talento al potere. In quel momento furono paite - o vollero esserlo - di quel magnifico "noi", vollero appartenere alla collettività. Ma il potere-ancora insicuro e col bisogno di giustificazioni ideologiche - si rivolse loro con lusinghe e ricompense. Mi azzarderei a dire che il salto tra l'epoca della costrizione e il tempo della democrazia fu per gli scrittori più difficile che non il passaggio dalla fase di appoggio al regime al periodo dell'opposizione. Paradossalmente ilpotere non democratico teneva inmaggior conto l'autorità degli scrittori. Cercava di accattivai·seli, di soddisfarne l'ambizione e di isolarli dall'ambiente sociale concedendo loro mense, borse di studio, appartamenti. Oppure li perseguitava. I comunisti erano vigili nei confronti degli scrittori, li temevano e osservavano accuratamente. In epoca democratica lo scrittore è abbandonato a se stesso. Sperimenta la dolorosa impotenza della parola libera e viene a sapere che come cittadino è solo uno tra milioni e che la sua voce, nei confronti della voce del capitale, dei politici e delle popolari stelle della televisione, è debole, spaventosamente fuori moda e per giunta garbata. Lo scrittore vive con altri ritmi. Il tempo della dittatura è sempre un'epoca lenta. La sostituzione dei sovrani avviene di rado e in occasione di enormi sconvolgimenti. Questo ritmo del tempo è simile al ritmo della nascita dei grandi libri. Il ritmo del tempo della democrazia è febbrile, accelerato e insieme monotono. Tutti si mettono al passo principale, che è quello di avere denaro, con lo stesso accarumento. In democrazia soltanto scrivere articoli può dare, agli scrittori, la possibilità di scrivere con questo ritmo affrettato. La democrazia, la cultura di massa, l'istinto a possedere, per lo scrittore sono frustranti e faticosi. Per questo sicuramente tanti intellettuali si smarriscono nei movimenti radicali che credono nel profondo di essere movimenti di opposizione, oppure scelgono il ritiro e lo spirito aristocratico. Più volte si è scritto di ciò. La marginalizzazione dello scrittore sembra in democrazia un fatto inevitabile e ovvio, anche se difficile da accettare. (da "Ex Libris", 2.2.94) Note 1) Nato nel 1887 e morto nel 1967. Autore d'una teoria di valori indipendente dall'ontologia, contraria al relativismo e all'utilitarismo (Valore e uomo). 2) Rivista letteraria giovanile di Cracovia, anticonformista e sperimentalista. 3) Associazione dei Letterati Polacchi che in una famosa riunione del 1968 vide la prima esplicita presa di posizione contro il regime di una parte del!' intellighenzia.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==