Processionedi ortodossi a Cracovia. Foto di Krzysztof Pawela/Grazia Neri. rilevante come esempio, rientra in un altro ordine di cose, quello dottrinale). Posso soltanto annotare che, durante l'ultimo soggiorno in Polonia, il papa ha compiuto una sorta di rievangelizzazione della società, formulando proprio qui, per la prima volta in modo tanto esplicito, l'idea di una riconquista spirituale dell'Europa a opera del cattolicesimo. Quali conclusioni se ne traggono? In primo luogo il pontefice si è dichiarato decisamente contrario a un certo tipo di cesaropapismo. In secondo luogo ha constatato che la profondità spirituale, escatologica del cattolicesimo polacco non è così intensa come sentiamo proclamare per bocca dei dignitari ecclesiastici. 1nfi ne non sottovaluta le idee del l'Occidente Iiberai e - lo dimostrano, del resto, la sua ultima enciclica e l'intervento del cardinale Ratzinger-, mentre questo atteggiamento ricorre, fino all'aggressione, nelle dichiarazioni sia del la Chiesa istituzionale, sia delle compagini politiche a essa legate. I fedeli che, come dimostrano i responsi di ogni analisi sociologica, hanno una visione del mondo liberale se non libertina, si sono venuti a trovare in una situazione molto complicata. Il problema non risiede, a mio avviso, nelle imposizioni della fede e della morale, dove sarebbe impensabile e insensata qualsiasi liberalizzazione del cattolicesimo, ma nell'ambito della vita pubblica, compresa quella economica. La Chiesa intesa come parte del retaggio della Repubblica Popolare è memore dell'agio derivante dalla presenza di un nemico reale e minaccioso. Perciò ne cerca incessantemente uno. In una società il cui ammodernamento è travolgente, rappresenta una forza con un POLONIA/ KRÒL 35 • t I f meccanismo decisamente antidemocratico. Dalla Chiesa, in realtà, non si deve attendere un contributo allo sviluppo democratico, anche se il suo apporto all'edificazione delle basi morali del sistema democratico e del libero mercato si potrebbe rivelare preziosissimo. Comunque tra una sorta di neutralità e l'ostilità il passo è lungo. Perché questo avviene? Perché, tra le altre ragioni, la Chiesa è, sotto molti aspetti, parte del retaggio della Repubblica Popolare, e l'unica istituzione a durare con un organico pressoché intatto, convinta del proprio successo e di un compito assolto bene. Non ho la minima intenzione di unirmi al coro di quanti si compiacciono, con sorprendente diletto, di irridere la Chiesa, la condotta di sacerdoti e vescovi, e sospettano la Chiesa di tramare proditoriamente l'avvento di uno stato teocratico in Polonia. Non è la contestazione in sé a stupire. La Chiesa non è che un'istituzione terrena e la virtù, se autentica, non teme critica. Non ne sarebbe sminuita la sua autorità. Sorprendono, invece, la freschezza del libertinismo polacco, il compiacimento della gente nell'ascoltare storielle anticlericali o nel leggere riviste che sfruttano proprio certe predilezioni. Quasi che in Polonia, negli ultimi duecento anni, non siano esistiti autorevoli posizioni e orientamenti anticlericali nella vita intellettuale (basti ricordare l'anticlericalismo dei partiti contadini odell'intellighenzia libertina legata a "Wiadomosci Literackie"); come se si trattasse di una novità, godibile per la prima volta nella storia contemporanea. Mi rendo conto della necessità di reagire all'esuberante pielas del periodo dello stato di guerra, ma credo che ora basti. Chiesa e cattolicesimo andrebbero trattati seriamente e l'appello è rivolto non solo ai credenti, ma a chiunque sia cosciente del peso della
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