Linea d'ombra - anno XII - n. 94 - giugno 1994

34 POLONIA/ KRÒL da un'istituzione così grande e, insieme, così refrattaria agli influssi esterni, non poteva assolutamentecostituire un'offerta, né esistenziale né intellettuale, per l'intellighenzia. La dottrina (o la sua interpretazione contingente) non poteva subire un rifacimento troppo modernista, che avrebbe incrinato la resistenza della Chiesa nei confronti dello stato comunista, mentre qualsiasi riflessione ideale condotta al di fuori dell'ambito ecclesiastico, proprio per la natura della situazione vigente, escludeva i soggetti dal mondo cattolico. Una realtà che ha, necessariamente, p011atolaChiesa a prediligere posizioni e personaggi innocui da questo punto di vista e, dunque, la "media", ossia la mediocrità, nazionale. Se dai religiosi si è preteso, e con riscontri tangibili, tempra di spirito, non si è fatto altrettanto con la tempra intellettuale. Perché opinare, poi, su questo trattamento riservato all'intellighenzia? La mutata strategia della Chiesa, condizionata, in qualche modo, dal mutamento di rotta dell'intellighenzia stessa, ha dimostrato che quest'ultima era pronta a mettersi al servizio di altri, anche se di servitù, comunque, si trattava. La Genealogia degli irriducibili di Bogdan Cywinski scandisce con precisione - nella prospettiva odierna - l'apparente riavvicinamento tra intellighenzia libertina e Chiesa, che si può dire compiuto anche nel libro di Adam Michnik Chiesa, sinistra edialogo. È facile, a distanza di anni, formulare giudizi c1itici, e non è questo lo scopo che mi prefiggo. Vorrei dimostrare, tuttavia, che fin dal principio la Chiesa non nutrì entusiasmo nei confronti di "Solidarnosc", né dei movimenti di opposizione che l'avevano preceduta. La battaglia in cui era impegnata la Chiesa nQ11si combatteva in nome dei diritti dell'uomo, ma della sopravvivenza della nazione. Nella storia polacca contemporanea i due obiettivi non sempre sono stati perseguibili in parallelo. Nel pensiero europeo, invece, muovono da due tradizioni del nitto differenti. Sarebbe esagerato, certo, parlare di mentalità nazionalistica della Chiesa polacca nel periodo della Repubblica Popolare. Ma annoverarla tra i propugnatori dei diritti dell'uomo intesi come valore prioritario è stato un equivoco altrettanto grande. Inoltre la Chiesa è stata perfettamente consapevole che "Solidarnosc" e le forme di dissidenza precedenti non erano una soluzione compatibile con la formula "adattativa". Eppure, agli occhi di tutta l'int~llighenzia, il movimento di "Solidarnosc" faceva di più che superare le barriere sociologicomarxiste con il proletariato. L'attrattiva di "Solidarnosc" era anche nella finedelledifferenze tra I' ammirata-odeprecata-religiosità rurale da una parte e le posizioni libertine, post-conciliari o nazionaliste dell'intellighenzia dall'altra. Vi confluirono tutti. Tutti andavano a messa, tutti erano con la nazione, la nazione era con tutti. Forse chi meno si lasciò cullare da quel miraggio fu proprio la Chiesa che, fin dal principio, distinse con estremo scrupolo tra elementi propizi e no alla scelta adattativa. Di qui la scarsa simpatia della Chiesa, in una p1ima fase, verso Walesa. Ma non perché ne temesse la forza e l'auto1ità, ma perché non gli dava credito. Agli occhi della Chiesa Walesa era il prodotto delle illusioni dell'intellighenzia. Accettabile finché all'interno dello schema, ben conosciuto e in qualche modo addomesticato, del nazionalismo democristiano. Walesa vittima dei libertini non era un partner confacente fino in fondo. Lo è diventato allorché ha cessato di essere una vittima. Ma l'intellighenzia non si è accostata alla Chiesa per allontanarsene non appena venuto meno l'utile. Lo ha fatto, ed è un altro esempio di miraggio - per dotarsi di una guida spirituale. Non ha raggiunto lo scopo sperato. Ma perché questo? Perché ha commesso l'en-ore di attribuire alla Chiesa il compitodifaredaguida. Ma ne ha commesso uno ancor più grave, riuscendo a convincere di ciò i capi della Chiesa polacca, e tuttora persevera nel suo sbaglio. Invece la Chiesa non poteva né, sia detto in margine, doveva, essere preparata a questo. L'ultima impresa di spicco che la Chiesa, istruita alla funzione adattativa, poteva compiere è stata l'organizzazione della "tavola rotonda". Da allora si è aperto un nuovo capitolo non solo per noi tutti, ma anche per la Chiesa stessa. Va anche detto che la Chiesa, se si eccettua la difesa della proprietà terriera individuale, non si è mai impegnata a tutelare specificatamente gli interessi contadini. La tesi sulla matrice rurale del cattolicesimo polacco è falsa o, perlomeno, lo diventa a partire dalla metà degli anni Settanta. Si potrebbe ipotizzare che la Chiesa abbia congegnato un artificio analogo aquellodell 'unità con la classe operaia, parto dell'intellighenzia. Ai tempi della Repubblica Popolare simili "finzioni" erano socialmente e politicamente utili alle forze anticomuniste, mentre si sono rivelate pericolose quando, pur venutane meno l'utilità, hanno conservato il loro credito. Si noti anche un altro tratto ereditato dalla Chiesa dai tempi della Repubblica Popolare: la suscettibilità in caso di critica. Comprensibile, sebbene pericolosa, al tempo della Repubblica Popolare, questa reazione si rivela estremamente perniciosa in fase diedi ficazione della democrazia. In sostanza la Chiesa adotta criteri antecedenti al 1989. Di conseguenza tra i punti chiave della classificazione della società polacca non vi è più la divisione tra cattolici e non cattolici (comunque infelice), ma tra cattolici che accettano acriticamente tutti i postulati sociali e politici della Chiesa, e.quelli che manifestano riserve di qualsiasi tipo: di tutti un fascio. Inutile dire quanto ne risulti oscurata la visione della scena pubblica agli occhi dei cosiddetti cittadini medi, che ben poco capiscono di questi dissidi. Si aggiunga che questo atteggiamento sospinge ancora una volta la Chiesa nell'abbraccio del nazionalismo: a prescindere dal congiunturalismo politico, tipico dei nazionalisti, !'"identità" di questi raggruppamenti è totalmente condizionata dal sostegno della Chiesa. Di converso, sono questi gli unici raggruppamenti su cui la Chiesa, proprio in ragione di detta dipendenza, può contare senza riserve. Credo perciò che le posizioni filonazionaliste della Chiesa non derivino dalla sua natura, mada un retaggio della Repubblica Popolare.Un retaggio che la Chiesa non ha, nemmeno in questo caso, meditato e rielaborato. Una Chiesa adattativa, difensivista e antimodernista è condannata, in pratica, a quest'alleanza. Resta da esaminare il rapporto tra la Chiesa in quanto istituzione e la Chiesa con la "c" minuscola, la comunità dei fedeli. È indubbio che il grande successo della Chiesa nel periodo della Repubblica Popolare fosse in larga misura contingente. La Chiesa è stata in grado di sfruttare la situazione a vantaggio della Polonia e suo. La fase dello stato di guerra è il culmine di questa ascesa vittoriosa. Che cosa rimane di tanto trionfo dopo l'apertura democratica? ln primo luogo l'autorità della Chiesa, unica istituzione della vita pubblica non compromessa sotto la Repubblica Popolare. Di qui la comprensibile, ma in fin dei conti rovinosa, corsa di tutte le compagini politiche - compresi i liberali, a un certo punto - a cercare una legittimazione da parte della Chiesa. Che senso abbia questo per la comunità dei fedeli, non sono in grado di dirlo esattamente. La politicizzazione della religione non sembra particolarmente gradita alla cittadinanza polacca e, soprattutto, non sembra favorire l'approfondirsi della fede. Non so dire se e in quale misura il pontefice appoggi questa scelta della Chiesa (è comunque opportuno ricordare che il problema dell'aborto, pur

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