Marcin Krol CHIESA,RETAGGIO, TRASFORMAZIONE traduzione di Paolo Gesumunno In apertura qualche precisazione. Il concetto di Chiesa è polivalente. Si deve distinguere tra l'istituzione in quanto tale, la sua gerarchia e, infine, l'insieme dei fedeli. In questa sede si parlerà dell'istituzione, benché questa, è scontato, non rappresenti, né abbia mai rappresentato, un'entità monolitica. Va inoltre chiarito ilconcetto di retaggio, cui io attribuisco una funzione meramente descrittiva e non valutativa. Retaggio, ovvero ciò che resta di un qualcosa passato. Come la Chiesa, retaggio della Repubblica Popolare sono ad esempio l'edilizia di quartiere o l'industria bellica. Ali 'indomani della guerra le posizioni sociali nei confronti della Chiesa cattolica in Polonia -se si eccettuano i comunisti, ali' epoca ancora privi di una politica precisa sull'argomento - ricalcavano quelle delineatesi negli anni Trenta. Ne vanno ricordate alcune varianti: - i filo-ecclesiastici nazionalisti, la cui alleanza con la Chiesa fu sempre molto dubbia, dato il loro evoluzionismo sociale e politico, ma che trovarono sicuramente ascolto presso una parte dei vescovi nel periodo fra le due guerre; - i democristiani, cattolici di centro rafforzati dalla crescita del la tradizione persona! istica e dall'adesione (perlomeno presunta all'epoca) del cardinale Stefan Wyszynski; - gli anticlericali, regolarmente presenti nelle file dell'intellighenzia polacca, anche se, il più delle volte, non si è trattato di pensatori ostili alle radici cristiane della cultura e, in particolare, della cultura polacca. Una posizione superficiale, ma propiziata nel periodo tra le due guerre dalle scelte della Chiesa in quanto istituzione; - pochi atei programmatici; - folte schiere di polacchi animati da idee tradizionaliste, per i quali la Chiesa, a seconda del caso, costituiva la sorgente di una fede profonda o, semplicemente, un elemento della tradizione. Va aggiunto che la posizione della Chiesa sotto l'occupazione non determinò soverchi cambiamenti in questo scenario di idee. Non si verificarono fenomeni di portata pari a quelli che avrebbero interessato la Chiesa nella prima fase dello stato di guerra. La situazione del 1945 ha molta importanza per due tipi di risentimenti, che definiremo per semplificare nazionalisti e libertini, e che ricorreranno nel prosieguo della vita pubblica polacca, condizionando inmaniera sostanziale ilfunzionamento della Chiesa. Gli "otii" comunisti furono di breve durata. Presto si capì che la Chiesa non sarebbe stata favorita, ma, al più, tollerata dal nuovo potere. La Chiesa si trovò di fronte a una scelta che era drammatica. Poteva seguire la strada di Tertulliano ovvero quella che potremmo definire "adattativa". Anche dopo il 1956 giunsero dal Vaticano esortazioni al martirio, che per fortuna o, se si preferisce, per intervento della Provvidenza, rimasero inascoltate. li Primate del Millennio optò - e lo dico in piena coscienza - per la strada dell'adattamento. In altre parole, "la Chiesa restò con la nazione". Ci si deve domandare, però, dove si trovasse la nazione. POLONIA/ KROL 33 Dalla risposta dipende l'interpretazione della condotta della Chiesa. E, di risposte, politiche specialmente, ne sono venute molte nell'ultimo periodo. Esaminiamole brevemente: 1. La nazione, legata alla Chiesa, avrebbe perseverato per 45 anni in un'opposizione profonda e altrettanto profondamente occultata. L'impegno professionale, la scuola, per non parlare dell'ideologia vigente, sarebbero stati nient'altro che l'involucro dell'esistenza, la cui essenza era altrove: nel pellegrinaggio a Czestochowa; nella chiesetta di campagna assediata dalla popolazione locale; nel la simbolica effigie del laMadonna in viaggio per la Polonia. 2. La nazione avrebbe subito una radicale spaccatura tra quanti volevano continuare taluni elementi della tradizione polacca e, dunque, anche della tradizione religiosa, e quanti ritenevano che la società (o, dal I956, la nazione, termine estraneo fino allora al linguaggio pubblico) potesse vivere in uno stato di emblematica e beata schizofrenia. La Chiesa, infatti, non negava i sacramenti anche agli esponenti di partito che si presentavano in segreto ai sacerdoti. 3. La Chiesa avrebbe fatto parte della struttura statale comunista al pari di altre istituzioni presenti sulla scena politica in questi quarantacinque anni. Le formulazioni possono essere più o meno velate, ma non è questo il punto, né quello di pronunciarsi a favore dell'una o dell'altra. La tesi di fondo è questa: la nazione, o società che dir si • voglia, è stata profondamente coinvolta nel sistema della Repubblica Popolare attraverso tutti i normali tipi di rapporti sociali e anche la Chiesa, che stava con la nazione, ne è stata necessariamente coinvdlta. Si parla di una situazione di fondo di cui la gerarchia ecclesiastica era pienamente consapevole, ma senza riuscire sempre a districarsi fra gli scogli con la saggezza e il talento del cardinal Wyszynski (che non fu, a sua volta, esente da sviste). La Chiesa, rimasta con la nazione, ha patito in larghissima parte le forme di devastazione patite dalla società. Non poteva andare altrimenti, ma la Chiesa, in virtù del fatto di essere cattolica (sic) e, dunque, di possedere un'istanza superiore ed esterna rispetto a essa, ha potuto salvaguardarsi molto meglio e più efficacemente del comune cittadino. Tuttavia leconseguenze negative che riscontriamo oggi, ossia gli atteggiamenti, i vizi ereditati dalla Repubblica Popolare hanno interessato sia la Chiesa istituzionale, sia i singoli religiosi. Sembrerà banale, ma anche i religiosi sono stati cittadini di questa struttura di comunismo presunto e sono passati attraverso i suoi ingranaggi. Sono stato sempre fra quanti - relativamente pochi - hanno espresso scetticismo sul fatto che la Chiesa polacca si sia retta sulla religiosità rurale. Non ho mai messo in dubbio il dominio assoluto della fede cattolica nelle campagne polacche, ma non si è trattato né si tratta di una condizione statica. Del resto i cattolici sono chiamati a percorrere il cammino della verità, non a rimanervi fermi. Ammettendo pure l'esigenza di una roccaforte salda e la capacità di resistere del cattolicesimo rurale, esaltarne il significato, anche da parte dei cosiddetti "intellettuali", come puntello esclusivo della Chiesa ha rappresentato indubbiamente un abbaglio. La Chiesa ha avuto più di un motivo per non amare l'intellighenzia. Quella figlia dell'ideologia libertina si gettò prima nelle braccia del marxismo, per poi ingaggiare un dissidio - intestino nell'ottica della Chiesa - con la consorteria del partito. Quella cattolica, da parte sua, manifestò dissensi su modi e tempi di applicazione delle trasformazioni conciliari. Infine la Chiesa ha temuto l'intellighenzia perché nell'ambito della sua "scelta adattativa" questa non poteva trovare posto. Ed è, forse, la cosa che conta di più.L'adattamento, messo inatto
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==