Linea d'ombra - anno XII - n. 94 - giugno 1994

26 POLONIA/ FRANZINETTI Guido FranzineHi ' LAFESTAEFINITA: LAPOLONIACINQUEANNI DOPO La grande delusione Il quadro esteuropeo continua a essere guardato con sospetto, se non con fastidio, e non solo a sinistra. Nel 1989 i benpensanti occidentali preannunciarono una ondata nazionalista in Europa orientale (che nei paesi dell'ex patto di Varsavia in realtà non si è sinora materializzata). Gli stessi hanno poi interpretato le elezioni polacche del settembre 1993 come inizio di una ondata di reazione neocomunista al neoliberismo esteuropeo. Due mesi dopo, dopo l'affermazione di Zirinovski j alle elezioni russe, il copione da loro prospettato è stato quello di una ondata neoslavofila in tutta l'area esteuropea ortodossa. Sarebbe quindi in atto un movimento di controtendenza nell'area esteuropea: l'immancabile "grande delusione" dopo le "grandi speranze" dell'autunno del I989... In realtà questo tipo di ragionamento è radicalmente vizfato sia nelle premesse (l'interpretazione della svolta del 1989) sia nelle conclusioni (la descrizione della situazione attuale). Gli avvenimenti del 1989 sono stati spesso visti come rivoluzione pacifica dei popoli esteuropei. In realtà si trattò di una consapevole abdicazione da parte delle classi dirigenti esteuropee nel loro complesso; nessuna di queste classi dirigenti fu costretta ad abdicare da un moto popolare. (I comunisti tedesco-orientali e cecoslovacchi furono costretti ad abdicare per il mancato appoggio da parte sovietica, non da altro.) Anche nel caso polacco, in cui esisteva la più forte opposizione politica e sociale, l'abdicazione rimaneva una scelta dei comunisti, resa possibile proprio dalla (relativa) debolezza dei loro avversari. Ovviamente, ogni abdicazione è sempre in qualche modo imposta dalle circostanze esterne; ma comporta anche la possibilità di scegliersi l'uscita di sicurezza ritenuta più conveniente. Quello del 1989 fu un compromesso, non una vittoria; fu un compromesso derivante anche dalle conseguenze impreviste e incontrollate dei processi avviati nel 1988-89. 1 Il voto polacco A prima vista, i risultati delle elezioni polacche del 19 settembre 1993 sono abbastanza chiari: PSL (partito contadino) 15,40% (8,67% nelle precedenti elezioni, nel 1991 ); SLD (sinistra postcomunista) 20,21 % (I J ,99% nel 1991); UP (sinistra non comunista) 7,28% (2,06% nel 1991); UD (centrosinistra) 10,59% (12,32% nel 1991); BBWR (centrodestra legato a Walesa) 5,41% (non presente nel 1991); KPN (estrema destra) 5,77% (7,50% nel 1991). Il partito contadino e i postcomunisti hanno oitenuto assieme il 35,8 I% dei voti, rispetto al 20,66% del I991. Un incremento notevole, ma non proprio una valanga. La valanga c'è stata invece nella distribuzione dei seggi, determinata per giunta da un sistema elettorale tutt'altro che punitivo nei confronti dei piccoli partiti, e cioè uno sbarramento del 5% per i singoli partiti, e dell'8% per le coalizioni. La polverizzazione delle forze di destra e di centro ha fatto sì che i seggi siano stati assegnati nel modo seguente: PSL 132, SLD 171, UP 41, UD 74, BBWR 16, KPN 22, minoranza tedesca 4. Il campo delle forze derivanti da Solidamosc ha ottenuto non meno del 35,34% dei voti, ma appena 74 seggi in una dieta di 460 membri. 2 Così come nel 1989 il sistema maggioritario nel voto libero al Senato favorì il mantenimento dell'unità di Solidarnosc e penalizzò i comunisti e i loro alleati, così il sistema proporzionale corretto ha favorito questa volta i postcomunisti. Il significato più profondo del voto polacco emerge se si esaminano i dati assoluti e disaggregati per circoscrizione. Emerge che i partiti di centro e di destra non hanno subito forti perdite in assoluto; anzi, in certi casi hanno avuto un leggero incremento. Il mutamento elettorale è invece dovuto al fatto che contadini e postcomunisti hanno avuto una massiccia crescita in assoluto dei voti (spesso raddoppiati o triplicati) in modo complementare su tutto iLterritorio nazionale. Questo è stato possibile per la crescita generai izzata del tasso di partecipazione elettorale, salito dal 43,20% del 1991 al 52,08% del 1993. Supponendo che l'elettorato di centro e di destra sia rimasto sostanzialmente lo stesso, il grosso della crescita delle sinistre è stato quindi dovuto a un allargamento dell'elettorato, più che a spostamenti tra i diversi schieramenti. Come prevedibile, la SLD si è affermata maggiormente nelle città grandi e medie, il PSL nei piccoli centri e nelle campagne. Socialmente, l'elettorato della SLD risulta più composito di quello del PSL, che rimane concentrato nel settore contadino (di cui rappresenterebbe adesso il 46%). La fine dei miti Molti osservatori hanno visto nel voto polacco il senso della fine dei miti totalizzanti: primo fra tutti, quello di Solidamosc, ma anche di quello della chiesa cattolica polacca. In realtà si tratta di miti che da tempo riflettevano più il disorientamento degli osservatori esterni che non la realtà effettiva della Polonia. Per quanto riguarda il ruolo del cattolicesimo polacco, lepassate descrizioni di esso come forza onnicomprensiva erano state sempre eccessive, ma non è il caso di cadere nell'eccesso opposto di sottovalutazione. I cattolici attivi rimangono in Polonia una forza importante ma minoritaria, come probabilmente sono sempre stati, al di fuori di momenti eccezionali (come il 1956 e il 1980). Oggigiorno, non svolgendo più le funzioni di intermediazione politica e sociale richieste dal sistema comunista e dalla società, la chiesa polacca come istituzione ha indubbiamente meno peso che nel periodo comunista, e continuerà ad avere meno peso di quanto non ne abbia la chiesa cattolica in Italia o in Spagna.3 Per quanto riguarda invece Solidamosc, va ricordato che si trattò sempre di un insieme di forze estremamente composito, che raggiunse il suo apice nel periodo compreso tra l'agosto 1980 e il settembre 1981 (data del suo primo congresso). In quel periodo era una forza che si estendeva dai comunisti dissidenti e riformisti a forze della destra più disparata, dagli intellettuali agli operai e ai contadini. Questa ampia coalizione cominciò a disgregarsi già nell'autunno del 1981, efu ingran parte di strutta nel corso degli anni dello "stato di guerra". li movimento che rinacque con il nome di Solidarnosc nel 1988-89 corrispondeva solo in minima parte a quello precedente: dai 10 milioni di iscritti del 198I, il nuovo sindacato scese a 2 milioni (meno degli iscritti dichiarati del sindacato postcomunista, 2,5 milioni). Molti militanti erano scomparsi dalla scena politica e sociale; spesso erano emigrati. (In particolare era cambiata la posizione dei contadini, che avevano avuto una situazione economica relativamente favorevole nel corso degli anni Ottanta.) Quando nel giugno 1989 si svolsero le prime elezioni polacche semilibere riuscì a ricomporsi una alleanza temporanea che riprese

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