VEDERE,LEGGERE,ASCOLTARE 23 quotidiano rapporto con la morte (c'è per esempio tutto un fiorire di storie sui cecchini). Al Diario di Zlata è stupido chiedere più di quanto possa dare, perché è il diario di una ragazzina, e basta. Ma esso ci aiuta a capire proprio perché è un resoconto povero di mediazioni intellettuali, tutto fatti ed emozioni: in esso la formadiario si mostra per così dire allo stato puro. Proprio la nuda linearità della registrazione giorno per giorno, la trascrizione frammentaria e quasi immediata del semplice scorrere dei giorni ci dà la percezione del tempo di guerra, della sua spaventosa monotonia e della sua costante eccezionalità, dell'incombere continuo della morte e del significato straordinario che assumono i gesti della quotidianità, resi impossibili e proprio per questo tanto più necessari. In un certo senso tutta la forza del racconto di Zlata sta già racchiusa, come in un negativo fotografico, nella tremenda inconsapevolezza dell'ingenuo, entusiastico riassunto di una delle ultime domeniche di pace: "Un week-end come tutti gli altri: fantastico!". Poi le annotazioni assumono ben altro tenore: "il cibo sta diventando un problema serio"; "non ricordo quand'è stata l'ultima volta che sono uscita di casa; dev'essere stato quasi due mesi fa"; "ho dimenticato cosa si provi a veder uscire l'acqua dal rubinetto". Lentamente, mostruosamente, si fa strada l'assuefazione: "Non ti scrivo più niente sulla guerra e sui bombardamenti. Foto di E. Dosnino/Grozio Neri. Probabilmente perché ormai ci ho fatto l'abitudine. L'unica cosa che mi interessa è che le bombe non cadano in un raggio di 50 metri da casa mia". Nel Giornale di guerra di Dizdarevic la distruzione della quotidianità diventa quasiriflessione antropologica, analisi di un'altra civiltà, della cultura "a parte" di un mondo incui "la vita si è raggrinzita nella sopravvivenza, nella lotta per il minimo": "È piovuto ieri, ma in molti non abbiamo pensato che bisognava raccogliere l'acqua in pentole e secchi. Come sapere, dopo tanti anni, che l'acqua della pioggia va raccolta? Ma al prossimo rovescio, se ce ne sarà uno, sapremo che cosa fare. In generale la prossima volta sapremo una quantità di cose, se ci sarà una prossima volta". Più dolorosa di qualsiasi peggioramento materiale è la devastazione morale prodotta non solo dai lutti, ma dalle delusioni, dalle amicizie spezzate, dal terrore del futuro (si pensi al destino delle migliaia di bambini che hanno subito amputazioni), dall' angoscia di scoprirsi diversi, e peggiori: "Il peggio è che abbiamo imparato a odiare". Purtroppo la vicenda di Sarajevo, questo "buco nero dell'universo del senso", ha molte cose da insegnarci. E la prima è che, alla lettera e per metafora, Sarajevo non è lontana: la guerra travolge Zlata, che voleva iscriversi ai fan-club di Madonna e desiderava tanto l'autografo di Michael Jackson, 'come Zlatko, con la sua cultura così aperta e tollerante, così, diremmo noi, "europea". Entrambi assomigliano a noi e ai nostri figli, nop sono di un altro mondo: ricordiamocene.
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