Linea d'ombra - anno XII - n. 94 - giugno 1994

quindi questo processo sarà piuttosto rapido. Sono invece la mentalità, la psicologia individuale, la società il grosso problema: è stato solo dopo l'unità che ci siamo improvvisamente resi conto di quanto ci fossimo allontanati gli uni dagli altri. Però credo che fossero cose prevedibili. C'è ancora qualcosa di salvabile oggi nel socialismo? Non penso che, una volta crollato un sistema, si possano salvare singole parti dell'intero edificio che lo costituiva. Il sistema socialista non è nato dietro una spinta ideale, per piacere, per gioco: è nato perché il sistema precedente non era più in grado di reggersi, perché i dominatori non erano più in grado di opprimere i dominati. Non so dire se il vicolo cieco imboccato dai paesi socialisti fosse necessariamente la strada più breve; sono stati comunque gli errori dei sistemi precedenti a aprire la porta al socialismo. Quello che resta oggi del socialismo, e che potrà forse in futuro far leva sugli errori del sistema attuale, è la sfida di un mondo che non conosceva disoccupati né senzatetto - una provocazione enorme per la società odierna. Mi sembra evidente però che il socialismo non ha saputo realizzare alcuno degli ideali che proponeva e che chi, prima dell'Ottantanove, andava nelle strade a protestare lo faceva proprio in nome di quegli ideali: non sono stati i dissidenti, in fondo, ad abbattere il socialismo ma la gente che ci credeva davvero! Nel suo ultimo romanzo tradotto in italiano, Il suonatore di tango, si colgono due Lineenarrative: que/Lade/Lagrande Storia e quella de/Lapiccola storia del protagonista che si intersecano. Entrambe comunicano una sensazione di tristezza, di squa/Lore, di mancanza di ideali. Adesso che Lagrande Storia ha improvvisamente mutato direzione, come sono cambiate Lepiccole storie degli uomini? C'è stato un cambiamento solo per quel tanto o quel poco che è la storia degli individui dipende dalla grande Storia- come ho cercato di descrivere nel romanzo. Ma in realtà la vita dei singoli è troppo lenta e passiva, troppo identica a se stessa per farsi influenzare così rapidamente dai cambiamenti esteriori. Direi che la gente che ho descritto nel Suonatore di tango è molto più immutata di quanto lo siano la società e lo stato. Almeno, è una mia supposizione! ILprotagonista del romanzo, Da/Low, considera il suo soggiorno in prigione come "un'offesa e una perdita di tempo irreparabile" e non intende "perdere nemmeno un minuto tormentandosi inutilmente a rimuginare su/Lasua detenzione". Ce ne sono tanti di Da/Lowne/La ex Germania est oggi? Devo premettere che non sono d'accordo di identificare toutcourt Dallow con la società della DDR: volevo raccontare la storia di un uomo, di un singolo individuo. Comu·nque certo, gli uomini hanno la tendenza a guardare dietro di sé, soprattutto in momenti di grande difficoltà come questo, a ripensare ai tempi in cui tutto era apparentemente più facile - apparentemente. Questo sguardo all'indietro può diventare evidentemente un ostacolo nei confronti dei compiti che uno ha davanti a sé; mi pare infatti che sia un atteggiamento tipico dei più insicuri, di quelli che hanno compreso meno bene la storia che hanno attraversato. I politici dicono che ora si comincia a vedere un barlume di luce alla fine del tunnel. È anche la mia speranza._ Nel Leggere Lesue opere ho avuto L'impressione che Leiabbia sempre rappresentato Le donne come personaggi più positivi HEIN 15 degli uomini, che in fondo secondo LeiLedonne se Lasappiano cavare meglio ne/La vita. È vero? L'ho notato anch'io. Me ne sono accorto rileggendo i miei libri, che le donne vi appaiono più forti, più vitali degli uomini. Penso che dipenda dalle mie immagini mentali della natura della donna e dell'uomo, ma ammetto che non lo sapevo, che ha un po' stupito anche me. Quando, quanto, come scrive? Garcfa Marquez ha detto una volta che il suo metodo di lavoro è quello di un ragioniere: io lavoro allo stesso modo. Lavoro con regolarità, un giorno dopo l'altro. Al momento, con questo sistema, sto terminando un'opera teatrale. Era già venuto in Italia? Ha trovato più "La terra dove fioriscono i Limoni" o LaVenezia decadente o nessuna di queste? Ero già venuto qui un' estat~ di alcuni anni fa per collaborare alla meS'sa in scena dell'Edipo re di Sofocle con una compagnia che girava per l'Europa. A me l'Italia fa venire in mente quel- !' esperienza. Quali scrittori italiani contemporanei apprezza? Mi viene in mente Malerba. Non è che senta di avere grandi punti di contatto letterari con lui, ma c'è evidentemente qualcosa che mi attrae nei suoi libri. DUERACCONTI traduzione di Giovanna Cestone Il nome Anna Kozower aveva settantotto anni quando la nipote che abitava con lei, Margarete Kozower, dovette rendere comprensibile all'anziana donna il nuovo regolamento di polizia per l'identificazione degli ebrei in Germania e spiegarle che da allora in avanti lei avrebbe portato il nome Sara. "Capisci", diceva la nipote, "è semplicissimo. Io mi chiamo ora Margarete Sara Kozower, e tu ti chiami Anna Sara Kozower". L'anziana donna scrollò la testa. "Non voglio chiamarmi Sara", disse, "non mi piace Sara. Sara era una ragazza sciocca, disgustosa, non l'ho mai potuta soffrire. Non voglio chiamarmi Sara". "Ma è la legge," disse la nipote, "dobbiamo portare un nome ebraico". L'anziana donna si mise a pensare. Afferrò la mano della nipote e tutta contenta disse: "Allora voglio chiamarmi Miriam. Questo sì che è un bel nome. Ho sempre desiderato chiamarmi Miriam. È un nome persino molto più bello di Anna". "Non è possibile", replicò la nipote, "dobbiamo chiamarci tutt'e due Sara. La polizia ha stabilito così". "No", disse la nonna con ostinazione, "non voglio chiamarmi Sara". Anna Kozower non riusciva ad abituarsi al suo nuovo nome ufficiale. Ogni qualvolta sua nipote compilava per lei un docu-

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