Linea d'ombra - anno XII - n. 94 - giugno 1994

12 MAFIA sostanzialmente immune. Sul fronte politico, per anni, nessuno ha poi indagato per decenni su politici collusi come Ciancimino e Gioia; quando i sospetti su questi personaggi sono diventati indagine, si è parlato anche nel loro caso di mele marce innestate su un corpo politico sano: i voti portati da quei politici collusi alla corrente andreottiana e all'intera Dc erano troppo utili al sistema di governo locale e nazionale. Se si fosse stabilito giudiziariamente e per tempo che quei voti erano inquinati, l'intero sistema rischiava di crollare. Così le indagini sono state selettive: tagliare la mela marcia quando non è più possibile tenerla sull'albero. Forse è proprio per questo che la cosiddetta "via giudiziaria" all'antimafia è statafinora insufficientea sconfiggere la mafia. Mi pare che il suo libro ruoti completamentesu questa ammissionedi impotenza del ruolo della magistratura e metta sotto accusa la retoricasecondo la quale lamafia è "antistato ", "corpoestraneo". È così? La magistratura ha colpito l'ala militare della mafia, ma non i centri di accumulazione economica dove si costruisce il consenso politico. È ovvio che in questo compito gli strumenti giudiziari sono insufficienti, ma finché non si aggredirà il sistema alle radici politiche e finché tutta la magistratura - non solo alcune sue schegge impazzite - non smetterà di coprire gli interessi dominanti, questo problema della mafia non verrà risolto. Questo discorso torna di attualità anche adesso, ali' indomani di un ricambio anagrafico della classe dirigente nazionale e locale: se cambiano solo gli uomini (più giovani, più efficienti, più moderni), ma non i meccanismi di fondo, non cambierà niente. Ciò che connota una classe politica di governo sono gli interessi che prevalgono e che vengono tutelati da chi esercita il pGtere. In Sicilia, questi interessi sono stati storicamente quelli clientelari e parassitari, funzionali allo sviluppo del potere mafiosò. Sembra che lei descriva la versionemoderna del vecchiogattopardismo, l'eterno ritorno del presente. Eppure, nel suo libro se ne parla, negli anni Ottanta una parte della magistratura, prima a Palermo e poi anche altrove (a Milano, ad esempio), ha provato a indagare sulle illegalità della politica e sui sistemi "criminali" costruiti dalla classe dirigente. Qualcosasta cambiando? Certo, ora le indagini della magistratura si sono affacciate sulla soglia della politica, ma ripeto fino alla nausea: da sola la giustizia penale non ce la farà mai a cambiare il sistema e del resto non è suo compito farlo. La storia giudiziaria italiana prova largamente questa regola: nel caso del terrorismo nero, intorno al quale c'è un intreccio piduista e mafioso, la magistratura non riesce da sola, pur avendo un largo consenso sociale, a rompere il sistema di poteri che lo ha protetto. Perché in quel caso, la classe dirigente non ha dato una mano, anzi ha frenato e impedito l'accertamento della verità sulle stragi. In Giudici, lei lo scrive chiaramente: la giustizia è una dea bendata.Leggendomoltipassi del libro,direi che lagiustiziaappare addirittura cieca. Nel libro parlo proprio di dea bendata, che si è bendata gli occhi, annusando sempre prima dove andare ed evitando sempre di colpire le responsabilità della classe dirigente politica. La sua analisi copre un arco di tempo molto ampio, dal dopoguerraa Ciaculli,dall'omicidio Scaglionefino allestragidi Falcone e Borsellino. C'è anche una ricostruzionemolto accurata di tutti i "buchi neri" delprocesso sullastragedi PortelladellaGinestra(1° maggio 1947): la sua "requisitoria" contro il ruolo di supporto politico assunto dai giudici sembra attraversare 50 anni di storia collettiva.Non è cambiato niente in questi 50 anni nel ruolo e nella composizionesociale della corporazionedei magistrati? No, è cambiato molto, le contraddizioni sono esplose in seno alla magistratura: fino a venti anni fa, ad esempio, i primi due anni di uditorato (è il periodo in cui un neo-magistrato fa pratica in tribunale, N.d.R.) non erano pagati e dunque esisteva una selezione per censo nell'accesso alla corporazione: faceva il concorso chi sapeva di potersi pagare due anni di apprendistato. Oggi non è più così, tanto che la retribuzione dell 'uditorato ha permesso l'ingresso di un ceto più cosciente edi culture che prima ne erano escluse. Oggi la composizione della magistratura italiana è più pluralistica perché è diversificata socialmente. Fino al 1976, la legge sul Consiglio superiore del la magistratura prevedeva l'elezione dei membri togati sulla base del sistema maggioritario. Con la riforma proporzionale, le minoranze all'interno della magistratura hanno avuto una loro rappresentanza e sono state quelle minoranze a rinnovare la corporazione. Non a caso, oggi, la nuova classe dirigente di governo (in questo assolutamente omologa alla precedente) sostiene la controriforma maggioritaria perché vuole una magistratura debole e dipendente, senza frange impazzite e che non eserciti alcun controllo di legalità. Nei programmi di questa nuova classe di governo, c'è una vecchia continuità da ripristinare. Ecco,parliamo di queste "frange impazzite" in un corpogiudiziarioche leidescrivecomesostanzialmenteomologoalpotereealla classedi governo. Unadelleprime tra queste schegge incontrollate di magistraturaè stataproprio il pool antimafiadell'ufficio istruzionedicuileihafatto parte insiemeaFalcone,BorsellinoeCaponnetto. Oggi, potremmo dire la stessa cosa del pool Mani pulite di Milano e ci sarebbero anche altri esempi dafare in altri tribunalid'Italia. Questiluoghigiudiziaridovesifagiustizia "senzaretidi complicità" sono delle eccezioni che confermano la sua regola? Sono delle anomalie, non ci sono dubbi. E credo che rischino di rimanere sempre più isolate. Già vedo alcuni pericolosi cedimenti, ad esempio, nel processo sui fondi neri del Sisde~ ''Quel personaggio politico lo sentiamo, quell'altro no", si dice. E perché escludere qualcuno e ammettere la testimonianza di quell'altro? In base a quale criterio giuridico? Io credo che oggi, nel nuovo clima politico che si respira dopo le elezioni del 27 e 28 marzo scorsi, esista un vero pericolo di riallineamento della magistratura alla classe di governo. Insisto: le proposte di riforma in senso maggioritario per "armonizzare" il Csm alla nuova maggioranza politica berlusconiana sono state avanzate chiaramente e in continuità con le proposte della vecchia classe dirigente craxiana: anche all'interno della magistratura ci sono stati e ci sono settori e correnti che appoggiano queste proposte. Se queste riforme dovessero effettivamente passare, le anomalie verrebbero spazzate via e la continuità del sistema di alleanze verrebbe garantita. Quantoconta il consensopopolareper unmagistratochefaccia il suo lavoro senza guardare in faccia nessun potente e senza rispettare l'ossequio nei confronti della classe di governo? Conta moltissimo. Ci si sente protetti, soprattutto per chi opera seriamente e con indipendenza in una realtà difficile e rischiosa come ad esempio questa di Palermo e della Sicilia. Tuttavia non è corretto, nell'esercizio della funzione giudiziaria, perseguire il consenso. Le scelte che si fanno debbono anzi prescindere dal favore sociale, possono incontrarlo talvolta, ma senza cercarlo a tutti i costi. Solo la cultura democratica personale salva dagli eccessi in un senso (il servilismo) o nell'altro (i cedimenti agli umori della piazza). Non ci sono regole formali che tengano rispetto a questo problema.

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