Linea d'ombra - anno XII - n. 94 - giugno 1994

norme. L'attuale maggioranza parlamentare, che desidera cambiare radicalmente quella costituzione, che è la forma storica della democrazia in Italia, l'unica democrazia che abbiamo mai conosciuto, si trova quindi davanti a numerosi ostacoli. Con grande consapevolezza, vari esponenti di Alleanza nazionale hanno detto che uno dei vincoli fondamentali da cambiare è la rigidità stessa della costituzione. In effetti una costituzione rigida si presenta in maniera particolarmente chiara come la formalizzazione di un momento normativo, di una costellazione storica di forze e di valori a cui viene attribuito uno status particolare. È, in altre parole, un tentativo di limitare e rallentare il potere di una maggioranza, in momenti non eccezionali, di manipolare tutto ciò che vuole. Il lettore ricorderà che la madre delle costituzioni, quella americana, non è semplicemente rigida: è, in linea di principio, non modificabile, ma solo emendabile. Di conseguenza chiunque voglia cambiare radicalmente la nostra costituzione senza seguire la procedura prevista, che richiede l'elezione di una costituente, non di un parlamento normale, deve presentare l'attuale momento come eccezionale, deve raccontare di un regime e della sua fine, quindi di una rifondazione dello stato senza riconoscere limiti dati dalla continuità costituzionale. Perciò è necessario raccontare che si è trattato di un vero regime, e che esso è derivato direttamente dalla consociazione del CLN che produsse la costituzione. Questa operazione non è improvvisata. Ne abbiamo già visto una prima fase nel torbido periodo della fine della presidenza di Cossiga, quando il difensore della costituzione si esercitava in ricostruzioni del consociativismo della lotta di resistenza, di cui erano venuti meno i presupposti, si diceva, in alleanza con il Miglio dello "sbrego della costituzione". Essa viene ora condotta sistematicamente, e con il giusto tono di chi dice cose ovvie, non di chi piccona furiosamente; sta diventando un visione largamente accettata. I progressisti si trovano in grande difficoltà a contrastare questa neostoria, a causa insieme dei proprii meriti e dei propri i torti. I progressisti (uso volutamente questa dizione per indicare una costellazione di uomini e forze politiche che da ben prima delle ultime elezioni hanno condotto una comune battaglia) hanno denunciato per anni il "regime" democristiano centrato sulla "conventi o ad excludendum" il partito che ora viene presentato come il massimo responsabile del consociativismo, e sul connesso rifiuto di attuare interamente la costituzione nella sua parte programmatica. Ma a partire dal 1975-76 ( un momento in cui le forze elettorali del centro e della sinistra approssimativamente si equivalgono) il Pci è effettivamente in grado di entrare in molti luoghi del governo del paese e di contrattare molte scelte di governo. La prima delle difficoltà a rispondere alla storia raccontata dalla destra sta nella incapacità dei progressisti di distinguere i grandi risultati ottenuti e gli altrettanto grandi guasti prodotti dalla scelta storica del Pci di entrare in quel gioco. Ma dovrebbe essere chiaro che si tratta di valutare quella scelta, dentro il grado di libertà dato, non di giocare con la fatuità del grande concorso volti nuovi per leader progressista. Il secondo passaggio della difficoltà a rispondere sta nella configurazione degli eventi e delle scelte politiche a partire dall'inizio del 1992. In quell'anno ai cittadini italiani venne presentato il quadro giudiziario di una corruzione politica e amministrativa che i progressisti denunciavano da anni, e che però i cittadini italiani, pur convinti della sua esistenza, tolleravano al punto che anche nel parlamento eletto nella primavera di ITALIA'94 9 quell'anno i partiti che ne erano i massimi responsabili avevano una maggioranza. Ma contemporaneamente venne presentato il conto economico da pagare per gli effetti di quella gestione corrotta della cosa pubblica. I cittadini italiani hanno cominciato a interrogarsi piuttosto sul modo di evitare di pagare il debito, che sul modo di risolvere la situazione ed evitare che si riproponga in un immediato futuro. Con il sostegno al governo Ciampi il Pds ha segnalato che accettava le proprie responsabilità e riconosceva la necessità di pagare il prezzo della scelta di stare in Europa. Il polo delle destre ha detto invece ai cittadini italiani che non c'era bisogno di pagare nulla, più precisamente, che avrebbe pagato qualcun altro. Da questo punto di vista la distinzione delle tre forze politiche che insieme hanno vinto le elezioni è una parte essenziale del loro successo. Ognuna ha potuto dire a un settore diverso dell'elettorato che toccava a qualcun altro di pagare. Una parte dell'elettorato del Sud ha capito talmente bene di essere il destinatario della cambiale che contro ogni aspettativa ha votato per i progressisti. Ma nel complesso l'operazione è sufficientemente riuscita, grazie a due scelte. In prim0 luogo Berlusconi non ha esitato a trarre le conseguenze del fatto che, una volta caduta l'Unione sovietica e quindi l'esclusione della sinistra, l'unico modo per impedirne la vittoria elettorale era scongelare simmetricamente i \loti della destra, legittimandola al governo. L'apertura al Msi è stata la mossa cruciale, prima della candidatura vera e propria al governo. Ma questo partito non avrebbe ricevuto tutti i voti che ha avuto se 'non fosse stato presentato come partito di governo. Il secondo fatto è che la maggioranza relativa degli elettori ha scelto la forza di centro che garantisce il massimo di continuità sul terreno della mescolanza tra affari e politica, che rende la mescolanza dichiarata e legittima. Neppure per paradosso i progressisti di fronte a questa configurazione dovrebbero lasciarsi andare a dire che c'è da rimpiangere perfino il vecchio regime, a fare la santificazione della Jervolino, per quanta simpatia si possa provare per avversari che perdono con maggiore dignità di quanta abbiano avuto quando vincevano. Il nuovo regime è la prosecuzione dell'antico con altri mezzi, e il residuo elettorale della Lega, che è l'unico elemento difforme, ne è un ostaggio. Tutti e tre i pezzi hanno un interesse vitale a compiere rapidamente lo sbrego della costituzione: la Lega per il federalismo; Alleanza nazionale per la sua particolare forma di presidenzialismo, che maschera l'avversione a qualunque potere parlamentare; Forzitalia perché gli affari che si fanno Stato senza interferenza da parte delle leggi sono incompatibili con qualsiasi costituzione liberale, con qualsiasi stato di diritto. La storia che vanno raccontando mira a costruire il senso comune che, in una situazione priva di qualsiasi urgenza costituzionale, legittimi Io sbrego. Rispondere distinguendo adeguatamente dentro la nostra storia non è per i progressisti un esercizio accademico, bensì un'esigenza altrettanto vitale di contrastare la manipolazione. Per i progressisti non meno che per la destra la credibilità di fronte agli elettori per il futuro non può essere separata da un'adeguata spiegazione del proprio passato. Altrimenti succederà quello che minaccia dai teleschermi i I candidato Loche che, una volta passate le elezioni, rifiuta con sempre maggior insofferenza le richieste di fare il miracolo: "Anche se voi non vi volete collegare con noi, noi ci collegheremo con voi, ma la grande bolletta della luce la pagherete voi".

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==