74 SCIENZA/TOZZI rilievo) e von Humboldt pensò di connettere fra loro-in maniera analoga - le località in cui la temperatura dell'aria al suolo era la stessa: nascevano così le planimetrie con isoterme, il primo esempio di carta tematica nella storia della rappresentazione umana dei fenomeni fisici e naturali. E si tratta già di un esempio complicato - molto vicino alle moderne rappresentazioni-, carte-immagine che permettono di prendere in esame anche fenomeni astratti, non necessariamente collegabili a osservazioni dirette. In questo caso la carta non è solo lo strumento che permette di raffigurare un determinato fenomeno in relazione allo spazio, ma è anche una base di confronto tra situazioni diverse fra loro in rapporto al tempo. Le attuali carte delle isoiete (linee di uguale valore delle precipitazioni) o delle isobare (linee di uguale valore della pressione atmosferica) devono tutte molto a quei primi geniali tentativi. L'esigenza di "disegnare" fenomeni fisici non facilmente raffigurabili (così come quelli biologici) è sempre stata viva nel processo di sistemazione delle conoscenze e dei dati e conosce oggi un impulso sempre maggiore: "mappature" del DNA o carte geomagnetiche costituiscono un potente strumento d'ordine nell'acquisizione di nozioni spesso complicate. La conquista della terza dimensione era stata ottenuta dai cartografi già alla fine del XVIII secolo, con l'impostazione teo1ica e la messa in pratica del metodo - appena ricordato - delle curve di livello. Il rilievo accurato della superficie terrestre procedeva ormai con un passo sistematico e squadre di topografi quotavano anche le regioni più impervie: abbandonate le linee di costa dei portolani si passa finalmente alla conoscenza-rappresentazione dell'interno. La familiarità con le immagini da satellite o con le fotografieaereenondovrebbefardimenticarechesonosolovent'anni· che l'uomo è in grado di guardare la Terra dall'alto di un satellite e nemmeno cento dalla cabina di un aereo: al di là delle informazioni tradizionalmente note, quali erano gli elementi caratterizzanti della cartografia del passato ? Le carte antiche Se le carte tematiche più antiche che si conoscono appartengono al periodo di von Humboldt, viene fatto di domandarsi che cosa avessero riprodotto mai gli uomini nelle loro crute precedenti, cioè quale progresso effettivo rappresentassero quelle carte. In realtàcon un po' di sorpresa - ci si accorge che né Greci, né Romani avevano mai prodotto carte tematiche (se si esclude una tavola babilonese del VI secolo a.C. che presenta, però, spiccate caratteristiche mitologiche) e che "solo" di carte geografiche si è trattato per molti secoli. La rappresentazione del mondo ha - inizialmente (e per lungo tempo) - avuto un marcato valore di conoscenza-conquista del territorio e all'inizio nomadi e naviganti hanno sempre contribuito a questo obiettivo, prima in maniera sporadica e primitiva, poi attraverso un vero e proprio orientamento scientifico (coni Greci). Aquei tempi laTerra era già (o bisognerebbe dire ancora?) sferica - o, meglio, il fatto che fosse tonda non impediva di considerarla come piatta-, era stata abbondantemente misurata e cominciava a essere rappresentata. Forma e dimensioni della sfera terrestre, non tanto strade o confini: ecco il problema della geografia greca. Bisogna arrivare al planisfero elaborato da Cosma Indicopleuste - riscoperto nel 1700- per ritrovare quella Terra piatta erroneamente attribuita al "selvaggio" Medio Evo (che non pare avesse potuto conoscerla prima, per via di Lattanzio o di altri suoi contemporanei), forse mai neppure pensata dai classici. Nel Medio Evo la geografia è cosmografia. Scampato il pericolo dell'anno mille conveniva rimettere ordine nella sfera celeste e diffonderne la conoscenza attraverso carte del Cosmo. Solo nel Rinascimento-se è consentita la rozzezza della schematizzazione - la costruzione delle carte geografiche assolverà in pieno alla funzione pratica che - come vedremo - era già stata almeno <( >- m MEDITERRANEANSEA Western De se r t N EGYPT o ~o 100 150 200 250 1(1,1 - - SUDAN / ISRAEL JORDAN REO SEA Mappa schematica dell'Egitto con l'ubicazione dello uadi Hammamel. tentata dagli antichi egiziani. La riscoperta rinascimentale della sfericità della Te1Taprelude a una grande diffusione della geografia per le masse: non più caite iniziatiche o la dicotomia tipica della cartografia cinese coeva, che teneva separate le rappresentazioni a stampa- le sole a essere divulgate-da quelle manoscritte-che rimanevano segrete al popolo. L'esame del "papiro delle miniere" In prima approssimazione il papiro ritrovato da Drovetti in Egitto assomiglia molto a quella TabulaPeutingerianacopia fedele delle vetuste tabule pictae, cioè le antiche carte geografiche dei romani. Il papiro di Torino (altrimenti noto come papiro delle Miniere, ora appunto conservato nel Museo Egizio del capoluogo piemontese) è stato per lungo tempo interpretato come una carta geograficasenzaperaltroessereriferitoanessunaregioneparticolare. Nel 1992 due geologi dell'Università di Toledo (Ohio), J .A. Harrell e V. Max Brown, hanno riesaminato il papiro di Torino traendone nuove sorprendenti conclusioni. li loro lavoro è iniziato con una ricostruzione più veritiera della carta, che ha consentito di rimettere al giusto posto elementi che erano stati invece separati inprecedenza; poi è stata condotta una nuova campagna di teITeno, con accurati rilevamenti che hanno permesso di identificare la regione raffigurata e il senso della carta stessa. Sul recto la mappa rappresenta una tipica regione della media valle del Nilo, in particolare la zona di Uadi Hammamat, poco a nord di Luxor, circa 300 km a ovest dal Mar Rosso. Si tratta di un territorio caratterizzato da corsi d'acqua a carattere marcatamente torrentizio (che portano acqua solo dopo le rare, violente precipitazioni) e da blandi rilievi collinari. Sul verso sono riportate alcune iscrizioniperaltro non tutte attinenti alla carta, come spesso accadeva presso gli antichi che usavano il retro anche peraltri scopi-che permettono di riferirla al tempo di Ramesse IV, cioè intorno al 1150 a.C., quasi alla fine del Nuovo Regno. Il papiro di Torino contiene già la funzione simbolica e in qualche modo magica che avranno più tai·di le carte medievali, infai·citedi riferimenti mitici e religiosi (frequente larappresentazione del Paradiso odegli Infe1i).Lecolline, peresempio, non rappresentano realmente i rilievi circostanti, ma ne simboleggiano la presenza in
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