Linea d'ombra - anno XII - n. 93 - maggio 1994

MAPPE 73 Mario Tozzi IL 11 PAPIRO DELLEMINIERE'' l'ARTEDIORIENTARSI Mario Tozzi (Roma 1959) è ricercatore del CNR e lavora presso il Dipartimento di Scienze della Terra del!' Università La Sapienza di Roma occupandosi soprattutto dell'evoluzione geologica recente dell'area mediterranea. Ha pubblicato saggi in varie riviste scientifiche internazionali e collabora con "l'Indice" e "il Manifesto". Carte geografiche e mappe sono state rinvenute in tutti gli angoli del globo terrestre, presso tutte le popolazioni e provenienti da qualunque epoca. Non rimangono, però, tracce significative delle carte più antiche: disegnate sumateriali deperibili, il loro ritrovamento è legato a veri e propri miracoli archeologici. Anche grazie a queste scoperte è emerso chiaramente che la rappresentazione del mondo naturale da parte dell'uomo ha sempre trovato un'immediata espressione nelle carte geografiche. Prima ancora che strumento di predominio le carte sono dunque disegno del territorio attraverso una rappresentazione in dimensioni ridotte, ma che contiene, comunque, almeno le informazioni ritenute indispensabili. L'uomo preistorico aveva infatti già compreso perfettamente che non era possibile rappresentare tutte le componenti del paesaggio e così dalle pitture rupestri delle grotte spagnole o francesi non è possibile trarre elementi sicu1i,quanto piuttosto le coordinate "personali" che il pittore assegnava ai suoi territori di caccia. Ecco che il segno caratteristico di un ce110areale diventa disegno tipico di un certo uomo-cacciatore e poi di una certa comunità o tribù: la chiave di lettura è ancora riservata a pochi, anche se tutti possono cercare di ricostruirne i processi logici di stesura e interpretarla. Successivamente le carte sono passate da rappresentazioni dello spazio circostante a rappresentazione di fenomeni legati al fattore tempo -come quelli meteorologici -che hanno bisogno di molti simboli edi particolari sistemi di proiezione cartografica. A seconda dei contenuti, la carta non è più solo disegno dello spazio o del tempo, ma anche rappresentazione simbolica del fenomeno fisico che contiene. Le carte geologiche, quelle climatiche, o - anche - le mappe genetiche, insomma le carte tematiche, rispecchiano tutte quella esigenza di ridurre su un piano informazioni che normalmente è difficile condensare in un testo. Il disegno dell'ambiente naturale - per quanto esteso - non è stata però l'unica preoccupazione dell'uomo, nelle prime civiltà mediterranee e orientali si sono presentati ben altr,ii'lproblemiche hanno portato necessariamente a rappresentazioni del pianeta Terra che contenessero nuovi elementi di risposta a vecchie domande: la Terra è sferica?Come può essere inserita nel "disegno" dell'Uni verso ?Tutte le carte-immagine prodotte fino al XVI secolo sono di forma circolare e centrate inquello che l'autore considera come riferimento culturale o religioso preminente (spesso coincidente con il luogo dove egli vive). Tali carte spesso assumono aspetti particolari o paradossali, come quando riproducono la forma a "T" della croce latina in un'estrema stilizzazione delle terreemerseedell 'unico grande mare che le avrebbe circondate. Quanto più ci si allontana dalla zona meglio conosciuta tanto maggiore è lo spazio che viene ricoperto dall'immaginario di chi stende la carta; il punto cardinale di riferimento è l'est: ci si orientava rivolgendosi - da occidenteverso Gerusalemme. Soprattutto seci si riferisce a quei tempi, niente è più caratteristico di una civiltà che i documenti cartografici che essa elabora e le differenze culturali-religiose emergono nettamente quando si esamina il modo di "riempire" le parti di mondo ancora sconosciute. La nascita della geografia Nel 1820 Bernardino Drovetti ritrovò a Luxor (I' antica Tebe) un papiro molto rovinato, lungo circa tre metri e alto quasi mezzo metro. Quel papiro è a tutt'oggi il più antico esempio di cartaimmagine (o carta a tema) elaborato dall'uomo per altri uomini e rappresenta un buono spunto per ripercorrere alcune tappe dei processi di acquisizione delle conoscenze nel campo della rappresentazione del territorio. A quei tempi la Terra era ancora così grande da lasciare spazio all'avventura e al mistero: le aree bianche che costellavano le regioni più interne del Brasile o della Nuova Guinea nei grandi atlanti della Compagnialtalianadi Turismo-quelli con lecopertine verde marcio - sono state colorate solo da poco tempo. Quelle macchie bianche erano forse ciò che rimaneva della geografia bifronte dei nostri nonni: strumento di potere e di predominio, ma anche sogno, immaginazione, ricostruzione mentale al di fuori dei codici di commercio o di guerra. Ogni uomo poteva tracciare la propria mappa mentale del paesaggio fisico, sfruttando i vuoti che l'inesplorato riusciva a preservare e facendo leva sulla curiosità e l'invenzione (lo stesso Salgari non era mai stato inMalesia e il rigore delle sue ricostruzioni derivava tutto dai documenti cartografici ufficiali). Come ci si comportava-invece-quando solo piccole regioni erano approssimativamente descritte da planimetrie prive di regole prospettiche e tutto ilresto del planisfero era bianco? Esiste veramente una dicotomia fra uomo-esploratore (il creatore della cartografia scientifica) e uomo-sognatore (l'inventore della carta-immagine)? Che stimolo, anche nella pratica quotidiana, hanno fornito al progredire delle conoscenze le Terrae lncognitae, dove era possibile immaginare qualsiasi creatura spaventosa? Le carte tematiche All'inizio del secolo passato Alexander von Humboldt - il p1imo "geografo" scientifico - si pose il problema di integrare i molti dati di temperatura relativi ad alcune località disseminate lungo il tratto ecuadoriano delle Ande. Solo da poco tempo era possibile costruire carte geografiche utilizzando le isoipse ( o curve di livello, cioè linee che collegano punti di uguale altezza topografica e che danno modo di avere un'idea precisa dell'andamento del

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