~ VEDÉREL, EGGElif'ASCOLTARE , · ~, - -.- _ . . retorica e nella antropologia a priori; secondo, che la cosmogonia indigena non è qualcosa che si possa penetrare con facilità così come se ne comprano i prodotti al mercato; terzo, che la società messicana è una società "machista" e al caso non c'è rivoluzione che tenga. Rosario Castellanos è una intellettuale ma anche una donna tormentata dal senso della diversità che ha scoperto nelle campagne del Sud, a contatto con gli indios, ma anche dentro se stessa, troppo poco omologabile ali' immagine della "mujer" messicana. Insegna in varie università, riflette sul rappotto arte-vita in altre scritfrici, in primo luogo Sor Juana Ines de la Cruz, comincia a intravedere nella letteratura la possibilità di dare sfogo alla propria rabbia, alla propria frustrazione, ma anche e soprattutto al proprio sistema di valori. Legge e rilegge le proprie pagine e quelle di altri scrittori e scrittrici, scrive e riscrive le stesse cose più volte fino a creare un linguaggio che le sia proprio, congeniale. Il linguaggio a cui è abituata, a cui è stata abituata, rende invisibili le contraddizioni, le differenze tra uomo e donna, semplicemente le sterilizza e anche questo per la Castellanos è un problema con cui confrontarsi. In Bahin-Candn, prima opera narrati va della scrittrice messicana, i temi della precedente letteratura indigenista, le contraddizioni insolute e il senso di una personale avventura letteraria arrivano a sintesi; il superamento dell'impasse è affidato all'occhio incantato della memoria, che ripercotTe le tappe della infanzia della scrittrice e del suo vivere in bilico tra la cultura dei ladinos, o~verodei meticci proprietari, cui appartiene, e quella degli indios poveri e abbrutiti che circondano e riempiono di senso la vita quotidiana d~lla · cittadina di Comitan. La famiglia Arguello è il centro di una contraddizione economica, culturale e sociale; il senso della proprietà, della terra, del possesso da esercitare sugli indios, entra in crisi nel momento in cui il presidente della Repubblica Lazaro Cardenas ordina l'assegnazione delle terre agli indios con una riforma agraria che, pur attivata parzialmente, finisce per essere una vera e propria rivoluzione nei rapporti economici e sociali del paese. Per i protagonisti della vicenda è una disgrazia, la fine di un mondo e l'inizio di un altro, incerto e oscuro, che si concluderà con l'abbandono di Comitan e l'approdo finale, emblematico, a Città del Messico. Per gli indios è l'inizio di un nuovo modo di vivere, di una nuova dignità e della visibilità di tradizioni proprie. Per tutti la riforma agraria significa nascita deU' "ejido", la proprietà collettiva della terra che trasforma il tanto noto "peon" in un proprietario assieme ad altri, là dove prima era soltanto un servo. È necessario dire che le polemiche sull' ejido sono state accesissime, soprattutto rispetto alla capacità produttiva, dal momento della sua istituzione fino a quello della sua implicita dissoluzione, con le nuove leggi sulla proprietà agraria· introdotte dal presidente in carica Carlos Salinas de Gortari in previsione del Trattato di libero commercio. E ad ogni modo va ricordato che gli effetti della riforma sono stati abbondantemente frenati se non impediti dalla pratica del caciquismo, ovvero dal controllo esercitato con la violenza e la parzialità elevata a legge in nome e per conto del governo da parte deUa vecchia classe proprietaria bianca e meticcia. '' Ma per la bambina che cresce l'universo quotidiano è molto più indistinto, si regge in bilico tra l'affetto per la tata india che la accompagna nella scoperta di una cosmogonia affascinante, intuita e al tempo stesso sentita estranea e il mondo degli affetti familiari dominato dalle figure maschili e dal riconoscimento indiscusso della loro superiorità. È il secondo aspetto che domina le vicende della comunità oei rapporti tra indios e ladinos, ma in molte pagine la Castellanos sembra lasciar intuire che qualcosa di misterioso si cela dietro le apparenze. Il velato ripudio della bambina per RosarioCostellanos. l'atteggiamento bigotto e implicitamente maschilista della madre si accompagna ali' affetto per la figura della tata, che trascorre le sue giornate in solitudine e in orgogliosa autonomia, per la figura della zia che aderisce alla lotta degli indios pur di rimanert; sulla propria terra, simbolo di una propria autosufficienza esistenziale, per quella dello "zio" (..."volevano che lo chiamassimo zio per farlo sentire meno solo" ...) che vive una sua vita sradicata dà ogni norma sociale, cacciando e suonando la chitarra nelle occasioni di festa, perdendosi in ubriacature folli e in una vecchiaia precoce. Il dissidio vero, suggerisce la Castellanos, è fra la ricerca di una propria libertà, che significa dolore e solitudine senza rimedio, e l'adesione ai canoni della società dove si è padroni o servi, bigotti o matti, falsamente onnipotenti o malati. È questa vena sanguinante che colpisce il lettore di oggi, così come colpì il lettore messicano di allora, tirandogli il bavero e imponendogli di guardare una realtà che allora si consumava mentre Città del Messico celebrava una sua fittizia epopea di sfarzo e rimozione. Edè la stessa vena sanguinante che ritorna in tutta l'opera di Rosario Castellanos, dalla poesia all'opera narrativa. A Balun-Candn doveva seguire la raccolta di racconti CiudadReal ( 1960) e ilromanzo OficiodeTinieblas ( 1962), considerato la sua opera maggiore, dopo il quale venne la consacrazione ufficiale come scrittrice e, secondo un rito non nuovo nella società messicana, la nomina ad ambasciatore, in Israele. A Te! Aviv Rosario Castellanos morirà il 7 agosto 1974, dopo una vita affettiva precaria e tormentata: "Dietro di me solo le memorie cancellate./ I miei morti non comunicano dalle loro tombe/ e io guardo il mondo per la prima volta. // Sono figlia di me stessa. / Sono nata dal mio sogno. Il mio sogno mi sostiene.// Non cercate nelle mie sorgenti altra cosa che il mio sangue,/ non risalite il corso dei fiumi per incontrare la mia origine.// Nella mia genalogia non c'è altro che una parola:/ Solitudine". Elena Poniatowska è la più nota e apprezzata scrittrice vivente in Messico. Caso emblematico il suo: di nobili origini
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