· - • , . STORIED'OGGI Hanif Kureishi DONNE SCATENATE, UOMINI SCATENATI traduzionedi MichelaSorgoni Hanif Kureishi (Londra I954 ), scrittore, sceneggiatore e commediografo inglese di origine pakistana, ha scritto per il cinema My beauriful Laundre//e (ed. it. Anabasi 1994) e Sammy e Rose vanno a /e/lo, diretti da Stephen Frears, e Londra.mi uccide (Anabasi 1993).11suo romanzo li Budda delle periferie è stato pubblicato da Mondadori nel 1990. In "Linea d'ombra" sono già usciti un'intervista a cura di Gabriella Giannachi, nel n. 53 dell'ottobre 1990, e un racconto di Kureishi, nei 1111. 64 e 65 del 1991. Quando le ho viste in attesa accanto alla macchina, ho detto: "Vi starete congelando". Faceva freddoec' era la nebbia, era la prima sera d'inverno e le due donne portavano gonneco11eecorpetti striminziti; avevano le gambe nude. "Ci vestiamo come vogliamo", ha detto Zarina. Zarina era la più grande, aveva ventiquattro anni. Per lei non era semplicemente un lavoro; era un atto di ribellione, un ammutinamento. Era lei con la sua vocazione all'anarchia e all'imprevedibilità a rendere lo spettacolo così scatenato. Qumar aveva diciannove anni e sembrava più stanca e guardinga. li lavoro an-ivava a disgustarla. A differenza di Zarina, non si divertiva di avere l'opportunità di agire con malizia nel disordine. Qumar era scappata di casa - suo padre era avvocato-e lavorava come spogliarellista a Soho, spacciandosi per spagnola. Zarina consegnava "baci a domicilio". Non avevano mai guadagnato tanto finché non si erano presentate come due musulmane pakistane che facevano lo spogliarello e uno spettacolo lesbico. Si erano scopet1e un vero talento per questo tipo di cose e avevano trovato un pubblico ricettivo. L'atmosfera era febbrile e carica d'attesa.L'atteggiamento delle due ragazze era una via di mezzo tra quello di una pop star e quello di una fuggitiva; erano eccitate dalla fama, dai soldi e dalla pericolosità di quello che facevano. Si era parlato di loro sullo "Sport" e su "News ofThe World". Volevano che io e altri serivessi mo di loro. Ma la cosa poteva diventare incontrollabile. II pericolo era effettivo. Dava alle loro vite un senso di eccitazione, ma delle due solo Qumar sapeva che erano condannate. Si erano escluse dalla propria comunità ed erano state condannate. Non avevano trovato un posto sicuro né tra gli uomini né tra le donne. Il temperamento di Zarina non le permetteva di accettarlo, sebbene sembrasse la più preoccupata. Qumar sapeva solo che sarebbe finita male, ma non sapeva come fermare il tutto, forse perché Zarina non voleva smetterla. Io credo che Qumar fosse innamorata di Zarina. Arrivammo a Ealing. Un asiatico sovreccitato ci stava aspettando nel viale di una casa da due ore e mezza. "Seguite la mia macchina" ci ha detto. Lo abbiamo fatto: Zarina si è subito fatta prendere dal panico. "Andiamo a Southall !" ha detto Zarina. Southall è il cuore della comunità asiatica del Sud dell'Inghilterra e le donne avevano più nemici qui che in ogni altro posto. I macellai musulmani di Southall le avevano minacciate e, secondo Zarina, avevano recentemente ucciso una prostituta musulmana facendola a pezzi e lasciandola morire dissanguata, proprio come si fa tra i musulmani con la carne. Ci poteva essere un macellaio nascosto tra la folla, ha detto Zarina; e non avevamo modo di difenderci. Era vero: in una macchina c'eravamo io e l'autista e nell'altra c'erano una giornalista indiana e due ragazzetti pakistani che potevano essere due studenti. Siamo arrivati in una strada fiancheggiata da villette bifamiliari con giardino: la strada era silenziosa, gelida. Se solo i vicini avessero saputo. Ci ha accolto un vivace musulmano di mezza età dal viso tondo e soITidente.Era chiaramente nervoso ma sollevato nel vederci, dato che aveva partecipato ali' organizzazione della serata. Presumibilmente era lui ad aver estorto le trenta sterline a testa con le quali avrebbe pagato le ragazze e dalle quali avrebbe tratto la sua parte. Ci ha dato la mano e, dopo aver chiuso la porta d'ingresso alle nostre spalle, ha affen-ato Qumar per il culo, tirandosela dietro, strusciandosi con il membro contro di lei. Lei non si è tirata indietro, né ha opposto resistenza, ma ha guardato da un'altra parte, come se avesse preferito trovarsi altrove, come se non fosse lei. La casa non era volgare, solo buia e praticamente vuota, con pareti bianche, poltrone di plastica bianco sporco, un tappeto marrone sfilacciato e una stufa a gas a muro. li piano terra era stato trasformato in una stanza lunga, stretta ed eccessivamente illuminata. Questo spazio privo di sofisticazione era il luogo in cui le donne avrebbero svolto lo spettacolo. Le stanze superiori erano affittate a studenti. Gli uomini erano per un terzo sikh e il resto musulmani, avevano aspettato per ore e avevano bevuto. L'atmosfera era comunque be- • nevola. Nessuno di loro sembrava eccitato; tutti stavano lì, in piedi, in giacca e cravatta, mangiando pollo al cun-y, piselli neri e riso da piatti di carta. Non c'era nulla dell'aggressività dei ragazzi inglesi. Zartna fu la prima a danzare. Il suo vestito era verde e dorato e po11ava delle catenine con campanelli legate alle caviglie; aveva posto il grande registratore sul pavimento, accanto a sé. Se non fosse stato per la velocità della musica e per i suoi movimenti meccanici e quasi priva di eleganza, avremmo potuto pensare di trovarci ad una manifestazione culturale del Commonwealth Institute. Zarina era tesa, sdegnosa e non sorrideva. Gli uomini le stavano vicinissimi, appoggiati al muro. La potevano toccare quando volevano. E quando lei iniziò a danzare, si sporsero per pizzicarla o accarezzarla. Non sapevano come avrebbe reagito Zarina. In fondo alla stanza c'era un sikh cinquantenne alto circa un metro e ottanta. Sul viso gli si leggeva un'espressione di estasi, si dondolava con la musica e ancheggiava verso Zarina. Zarina, che era minuta ma fm1ee svelta, improvvisamente gli è corsa incontro, minacciosamente, come se stesse per attaccarlo. Gli è andata addosso, ma lui non è caduto. Zarina si è poi come an-ampicata addosso a lui, gli ha tolto a fatica la giacca di tweed e l'ha gettata via. Lui ha accondisceso. Gli piaceva. Si è tolto la camicia e lei gli si è inginocchiata ai piedi, tirandogli giù con uno scatto pantaloni e boxer. Lo stomaco gli è uscito fuori dai vestiti improvvisamente, ceime una valigia che cade da sopra un armadio. Il piccolo bocciolo del suo pene si è ritirato. Zarina ha stretto le gambe intorno alla vita del sikh sbattendogli le mani sulle spalle. Il sikh si è messo a danzare, mentre gli altri applaudivano e ridevano. Poi si è sciolto il turbante e lo ha gettato per aria; un uomo quasi pelato con qualche ciuffo di capelli raccolti in una ciocca crespa. A questo punto Zarina è stata afferrata da dietro. Era il mite uomo gioviale che ci aveva accolto all'entrata. Si è calato i pantaloni ed è rimasto lì in piedi con i boxer a pois bianchi e blu. Ha iniziato a girare intorno a Zarina. Infine la ragazza è scomparsa, scivolando via come dal fondo di una mischia, fuori dalla porta, di sopra, da Qumar. La musica è finita e il grosso sikh, ancora nudo, si stava rimettendo il turbante. Un altro sikh lo guardava con una smorfia di disapprovazione; un tipo più giovane rideva. Si sono nuovamente serviti da bere. Erano compia-
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