l'Africa. Inoltre, hai detto che stai già pensando a un altro romanzo ambientato in Perù. Scriverai mai una storia tutta inglese, magari ambientata a Londra? Vedi, io sono inglese, certamente: sono Shakespeare, figuriamoci, ho studiato a Cambridge. Nessuno più inglese di me. Ma ho passato gran parte della mia vita con la valigia in mano, seguendo mio padre. Non sento di appartenere a questo luogo, al I' Inghi !terra, né a nessun altro. Questo forse spiega anche perché mi sento così vicino a Bruce Chatwin, perché ho continuamente bisogno di muovermj, di viaggiare. Ecco, malgrado tutto, io mi considero uno scrittore dislocato, un esule. Sei stato inserito nei venti migliori scrittori giovani inglesi. Ho visto il numero antologico di "Granta" in cui sono pubblicati estratti dai lavori degli autori selezionati e devo confessarti che non mi ha impressionato favorevolmente. Il panorama degli "under 40" mi è sembrato piuttosto misero ... Non mi piace la formula dell'antologia e non credo che si possa comprendere il lavoro di un autore da un capitolo di romanzo tolto dal suo contesto. Comunque, attualmente la narrativa britannica non mi esalta. Siamo sotto il dominio della "grande triade": Amis, Barnes e McEwan. Per i recensori e i critici loro sono la narrativa britannica, oggi. E il loro problema, second~ me, è che scrivono solo con il cervello, se capisci quel che intendo ... li discorso si sposta ora definitivamente sulla narrativa contemporanea. Se Barnes, McEwan e Amis non esaltano Shakespeare (che salva solo, definendolo "un buon libro", Il pappagallo di Flaubert) è perché nelle loro opere lo scrittore non ritrova quella forza e quella vitalità che devono scuotere il lettore di un romanzo, affascinarlo e trascinarlo fuori di sé. Non per caso, l'epigrafe di The High Flyer, tratta da Hemingway, INCONTRI/ SHAKESPEARE 59 ammonisce che "Non si torna indietro in materia di sensazione". Per Shakespeare, la narrazione deve essere anche questo: l'incontro con un mondo "altro", sbalorditivo nella sua diversità, da cogliersi con tutti i sensi: un viaggio attraverso la pagina scritta, destinato a cambiare irreversi bi Imente la nostra percezione del mondo. Per questo motivo, al le raffinatezze cerebrali di Barnes o allo "splatter intellettuale" di McEwan, Shakespeare preferisce l'apparente semplicità di Kazuo lshiguro e, soprattutto, la perfezione stilistica di J.M. Coetzee, da lui ritenuto "il migl_iorscrittore contemporaneo di lingua inglese". E evidente che per Shakespeare la lettura è un'esperienza sensoriale, un altro modo di viaggiare, verso un altrove incantato. Nella sua geografia romanzesca trovano posto anche, accanto al Sudafrica di Coetzee e al Messico di Graham Greene, il suo primo maestro, la Sicilia di Tornasi di Lampedusa, la navigazione di Magris lungo il corso del Danubio e il Piemonte di Rosetta Loy. Ma soprattutto è alle Città invisibili di Calvino che ritorna il pensiero del viaggiatore instancabile. Ho letto Le città invisibili mentre scrivevo The High Flyer. È un libro affascinante ed è molto utile per imparare a costruire città narrative. Mi ha aiutato molto nella costruzione della mia città immaginaria, Abyla. Ma i due libri che tutti dovrebbero conoscere, i due libri da consigliare senza riserve a ogni giovane che si avvicini alla letteratura, sono La vita: istruzioni per l'uso di Georges Perec - mi ha talmente preso che avrei desiderato non finisse mai. È eccezionale - e Il maestro e Margherita, che non conoscevo e ho appena finito di leggere. È una storia magnifica, perfetta: una di quelle narrazioni da scoprire poco alla volta, a cui ci si affeziona e in cui ~i si perde completamente, come capitava da bambini: ti ricordi? E di questo che abbiamo bisogno. Credo sia proprio questo che cerchiamo in un romanzo. Foto di John Sturrock/Network/Grozia Neri.
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