56 INCONTRI/ VISAGE efficace e leggera.L'eccesso di stile soffoca il lettore, più la frase è carica e meno il lettore trova il suo posto. Peraltro, le strutture dei suoi romanzi sono sempre abbastanza deboli. La narrazione sfugge continuamente ed è difficile individuare il centro della storia. Come mai? Il problema è quello della temporalità del racconto. Bambini, come già i libri precedenti, ha una struttura a spirale. Ogni capitolo ha il nome di un personaggio, e la storia costruisce cerchi concenttici attorno a quel personaggio, di cui lo stile riprende il colore e la musicalità. Spesso il lettore crede di avere in mano il centro del romanzo, ma poi si accorge che questo centro si sposta da un personaggio al l'altro. Tutti imiei libri si fondano sull'idea di un tempo circolare. Tous les soleils ad esempio è diviso in dodici capitoli che riprendono l'idea del trascon-ere dei mesi e delle stagioni. Il tempo torna di continuo su se stesso, anche perché il mondo siciliano che descrivo è un mondo circolare e chiuso, ritmato non dall'idea di progresso, ma da quella del ritorno ciclico. Per Bambini è la stessa cosa. Nel nuovo romanzo che sto scrivendo la temporalità è diversa, poiché il personaggio principale compie un lungo tragitto verso un paese lontano. Quindi al tragitto lineare con-isponde anche una narrazione orizzontale. Col passare del tempo la sua concezione della scrittura è cambiata? Sì, completamente, per quanto non saprei dire beJle perché scrivo oggi e perché scrivevo in passato. All'inizio, come capita a molti, c'era evidentemente un conflitto familiare che per me poteva ris_olversi solo tramite il ripiegamento nel teJTitorio immaginario della scrittura. Era il solo modo per avere un mondo che mi appaitenesse del tutto, era quindi un'attività che rispondeva ad una necessità vitale. Oggi questo conflitto non esiste più, non è più un problema. Così desidero che questo tenitorio non sia più solo mio, ma anche di altre persone sconosciute. La scrittura deve dunque intendersi come dialogo e comunicazione con un altro sconosciuto ... Più che la scrittura in generale, direi il romanzo, che per me è il solo modo per dare un senso collettivo a preoccupazioni che ali' inizio sono esclusivamente individuali. Raccontare storie è una forma di cortesia, visto che tutti desiderano ascoltarne. Un romanzo fa piacere, è la sua prima funzione e forse sarebbe già sufficiente. In realtà però c'è qualcosa di più: infatti, attraverso questa gentilezza che dà piacere all'altro si trasmette qualcosa che da principio è solo personale e invece può avere un valore collettivo. Oggi in Italia gli scrittori sembrano non essere più capaci di raccontare la realtà. Secondo alcuni critici questa è tuttavia una tendenza generalizzata. Lei cosa ne pensa? Fino all'inizio del XX secolo gli scrittori erano i padroni del •mondo, credevano di essere i detentori della coscienza universale. Poi, poco alla volta, hanno perso questa illusione. Oggi i padroni del mondo (naturalmente penso a una padronanza del tutto illusoria) sono coloro che controllano l'informazione: costoro pensano di possedere la nuova coscienza planetaria, ma il loro controllo è ancora più illusorio dell'illusione romanzesca. Nondimeno, un giorno o l'altro gli scrittori dovranno lanciare una sfida a coloro che hanno preso il loro posto. Qualcuno vi ha già provato, penso ad esempio al tentativo di Olivier Rolin che con L'invention du monde si è mosso in questa direzione. In fondo, Io scrittore può ancora cercare di rendere conto della totalità del reale, prendendo il posto del satellite. Anche la letteratura francese ha perso il contatto con la realtà? Sì, indubbiamente. Il romanzo francese si è rifugiato nell'autobiografismo, e questa è una delle sue grandi tare. Ma che fare? In che direzione muoversi? Con quali stt·ategie? Non ho risposte certe. Questi sono i problemi che mi pongo, ma per ora sono senza risposte precise. Penso tuttavia che il romanzo contemporaneo abbia qualcosa da dire sul mondo che lo circonda. in che forma, con quali mezzi, non lo so ancora. in ogni caso questa è la domanda che gli scrittori adesso devono porsi: come parlare in maniera romanzesca del mondo che ci circonda, in una fase in cui siamo soffocati dal suo rumore. I media infatti fanno talmente tanto rumore che lo scrittore finisce per tacere e ripiegarsi su se stesso. li dominio dell'informazione è troppo forte: Malraux e Hemingway potevano ancora parlare della gue1ra di Spagna e scrivere i romanzi su quella realtà; oggi invece uno scrittore del nostro tempo non può ambientai·e un romanzo a Sarajevo. D'altronde non si può neppure tacere sempre, bisogna quindi imparare a parlare del mondo in un'altra maniera, anche perché esiste una quantità di grandi avvenimenti invisibili di cui l'informazione non pai·la mai e che il romanziere è il solo in grado di raccontai·e. Occorre avvicinare la realtà per vie traverse e secondarie? Sì, ma occon-e anche trovare un respiro che manca alla nostra epoca. Come vede e cosa pensa della situazione italiana? Quello che sta accadendo in Italia mi sembra straordinario. Sono entusiasta, probabilmente in modo esagerato, prima o poi infatti i vecchi limiti della realtà italiana riappariranno. Ho paura che la vecchia frase del Gattopardo-occorre che tutto cambi perché tutto resti come prima-ridiventi vera, magari trn qualche anno. Ho però l'impressione che gli italiani si stiano appassionando alla politica per la prima volta da tanto tempo in qua, e ciò che li appassiona sono l'idea del diritto e del la giustizia: vogliono sapere chi sono i colpevoli, chi ha imbrogliato, chi ha rubato, ecc. Insomma, assistono in maniera attivaallanascitadellenuoveregoledelgioco.Tuttociòèstraordinario, la situazione offre grandi prospettive. Io sono sempre stato di sinistra, ma mi sembra che oggi in Italia sia molto più appassionante essere di sinistt·a che in Francia, perché si sa cosa c'è da fare: c'è da costruire uno stato. Che non è cosa da poco. Ci sono scrittori francesi ai quali si sente vicino? in generale mi piacciono gli scrittori che mi danno l'impressione di essere posseduti e stregati, anche se non condivido completamente le loro convinzioni letterarie e se alcuni dei loro libri possono piacermi meno di altri. Penso ad esempio a Le Clézio, oppure a una giovane nairatrice che si chiama Sylvie Ge1maine. Un altro autore che ammiro molto e leggo sempre con piacere è Kundera. Non è francese, ma abita a Parigi e scrive i suoi saggi in francese. Egli rappresenta la mia cattiva coscienza, è il mio opposto, è per questo che ho bisogno di leggerlo. Cosa sta scrivendo in questo momento? Sto scrivendo un nuovo romanzo. Un romanzo corto che è molto originale nella scelta dei personaggi e delle situazioni. Bambini ha avuto troppi consensi: ne hanno parlato bene tutti, dalle riviste letterarie d'avanguardia ai giornali formato famiglia. Un apprezzamento generale che mi ha molto impressionato e demoralizzato: perché non avevo scritto Bambini per avere questo tipo di elogi banali e ricorrenti. Quindi mi sono detto che occon-e essere più coraggiosi fin dalla scelta dell'argomento, affermare con forza da subito la propria originalità. Tornerà a vivere in Italia? Forse, si vedrà.
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