Linea d'ombra - anno XII - n. 93 - maggio 1994

INCONTRI 53 Bertrand Visage UN FRANCESAELSUD Incontrocon FabioGambaro Lo scrittore francese Bertrand Visage ( 1952) ha trascorso l'infanzia e la giovinezza nel mondo della campagna contadina. In seguito, dopo essersi laureato in Lettere, ha vissuto undici anni in Italia, dove ha ambientato alcune delle sue opere, come ad esempio Bambini, il suo ultimo romanzo da poco tradotto in italiano (Donzelli, pp. 142, lire 28.000). Nel 1984 ottenne il Prix Foemina con il romanzo Tous !es soleils, cui hanno fatto seguitoAngelica ( 1988) e Rendez-vous sur la terre ( 1989). Oggi Yisage è tornato a vivere in Francia, dove sta scrivendo un nuovo romanzo. Cosa può dirmi delle sue origini? Ho avuto un'infanzia rurale. Provengo infatti dalla Beuce, la grande pianura cerealicola a sud di Parigi, e tutta la mia famiglia ha origini contadine. La campagna è un mondo in cui la noia ha un posto importante, le parole quindi erano per me il solo mezzo per raggiungere esseri e universi altrimenti inaccessibili. Inoltre coltivare le parole era unmodo per rifiutarmi di coltivare la terra, unmodo quindi di sfuggire a mio padre. Già a dieci anni ero convinto che sarei diventato scrittore, e molto presto mi sono reso indipendente andando a Parigi. Pensavo che la letteratura si potesse fare solo nelle soffitte parigine: i fatti, naturalmente, hanno poi smentito questa credenza mitologica, perché fino a quando sono rimasto nella capitale francese, vicino al mio editore, i miei libri non hanno avuto alcun successo. L'hanno ottenuto invece quando ho lasciato la Francia per esiliarmi in Italia. La sua formazione di scrittore come è avvenuta? Ho fatto studi letterari a Tours, interrompendoli però dopo la laurea. Peraltro, ho l'impressione di non aver imparato nulla nelle aule universitarie; in quegli anni infatti passavo il mio tempo a scrivere. Spedivo lettere agli scrittori, ed ero stupito che mi rispondessero. Così ho cominciato molto presto a incontrarne alcuni. Come per tutti quelli della mia generazione il nouveau roman rappresentava il punto di riferimento più importante, così, a sedici anni, incontrai Robbe-Grillet: era il primo scrittore che avvicinavo di persona e mi fece una grande impressione. Poi incontrai Claude Simon, e difatti i miei primi scritti erano molto vicini al suo stile. Tuttavia, l'influenza del nouveau roman su di me durò poco, e i rapporti con Robbe-Grillet si complicarono quando si rese conto che non sarei diventato un discepolo fedele e riconoscente. Quali sono state le sue letture di maggior rilievo? Innanzitutto alcuni grandi classici, e soprattutto Flaubert, che considero il più grande romanziere moderno. Il mio libro culto è Madame Bovary, accanto a cui però metto anche quelli di Kafka. Per quanto riguarda la letteratura contemporanea, dopo il nouveau roman mi sono messo a leggere la letteratura straniera, perché inquella francese non c'era nulla che mi attirasse particolarmente. Così ho scoperto il romanzo sudamericano, la cui originalità mi ha subito entusiasmato. Gli autori latinoamericani avevano assimilato l'avanguardia europea, ma superandone gli aspetti terroristici e riduttivi, e vivevano una storia sociale agitata e insanguinata: questa Foto di BassoCannarsa/Grazia Neri. • situazione produceva nella loro letteratura un dinamismo straordinario. Ali' inizio come ovvio ho letto Marquez, in seguito però mi sono interessato di più agli scrittori argentini, soprattutto a Cortazar. Se più tardi ho deciso di andare a vivere in Italia, e in particolare nell'Italia del Sud, è stato perché non avevo abbastanza soldi o abbastanza coraggio per andare in America Latina. Il meridione d'Italia rappresentava per me il "Sudamerica" dell'Europa. Non a caso, ancora oggi continuo a sentirmi molto vicino a tutta la zona geografica che va dall'Italia al Portogallo. In fondo mi considero uno scrittore latino-europeo, se così si può dire. Quando ha cominciato a pubblicare? Ho pubblicato il mio primo romanzo nel 1975, a ventitré anni, e il secondo due anni dopo. Ma sono due libri di cui non voglio più sapere nulla. Appartengono al passato, a un'epoca in cui si pensava fosse indispensabile scrivere senza punteggiatura. Ero ancora sotto l'influsso del nouveau roman e di "Te! Quel". Quei due libri passarono giustamente inosservati e furono accolti in modo glaciale dalla critica. In seguito, ho passato sette anni senza pubblicare nulla. Scrivevo molto, ma senza trovare lamia giusta misura e buttando via quel che facevo. Decisi allora di andarmene da Parigi e partii per la Sicilia. Perché proprio per la Sicilia? Da un certo punto di vista, era ancora un modo di oppormi all'ambiente da cui provenivo, nel quale era diffusa una grande ammirazione per la Germania, per altro inspiegabile visto che mio padre era stato prigioniero dei tedeschi per cinque anni. A me quel Nord non piaceva, avevo sofferto la sua freddezza, la sua rigidità, così mi ero rivolto verso l'esatto opposto, il Sud, iniziando a viaggiare in Italia, ma mai nelle grandi città. La prima volta che vi andai, rimasi per un mese a Randazzo, un paese sulle falde dell'Etna che mi colpì profondamente. E infatti più tardi ambientai proprio in quel mondo il romanzo Tous les soleils. Insomma, quando nel 1981 decisi di lasciare la Francia pensai subito alla Sicilia: sognavo

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