50 MANEA SU ELIADE due volte. Continua a pormi domande. Alcuni fasi della mia vita gli sono ancora poco chiare: ad esempio l'accusa, o meglio le insinuazioni, di un mio 'nazismo' (antisemjtismo) negli anni '38 e '39. Faccio del mio meglio per spiegargli articoli, conversazioni e avvenimenti di quegli anni": questa è un'annotazione del marzo 1984. Ricketts, ex-al Iievo di El iade al l'Università di Chicago, ha dedicato al suo mentore due ponderosi volumi accuratamente documentati. Non sempre riesce a cogliere i bizantinismi del clima politico dell'epoca e del luogo né tutte le ramificazioni storiche del nazionalismo nella sua variante ortodossa orientale, ma ha raccolto un'ampia documentazione traendone considerazioni eque e corrette. Benché solerte nell'elencare con precisione tutte le occasioni in cu-i Eliade si è dissociato da violenze gratuite o prettamente fanatiche, alla fine Ricketts si arrende ali' evidenza dei documenti che ha così devotamente studiato: "La maggior parte degli ideali della Legione erano esattamente quelli che da tempo Eliade sosteneva ... Per tornare a uno dei suoi temi favoriti, la missione della Romania, egli lo trovò realizzato nel programma della Legione ... Nel suo improvviso entusiasmo per la Legione, che da anni aveva classificato come l'ennesimo gruppo poi itico di estrema destra, Eliade perse il senso della prospettiva e sorvolò sulle pecche della sua ideologia e della sua prassi ... Eliade scrisse che la Legione rappresenta una 'nuova aristocrazia' ... Oggi Eliade nega la paternità del più lungo tra gli articoli pro-Legione a sua firma ... A dire il vero questo scritto, ove apocrifo), non contiene alcunché che egli all'epoca non avrebbe condiviso: pare infatti ricalcato pedissequamente sui suoi articoli degli anni precedenti ... non v'è dubbio che a quel tempo egli sperava e credeva nel trionfo del Movimento Legionario". Ricketts infine riassume il punto di vista di Eliade: "La democrazia non è riuscita a ispirare nel nostro popolo un fervido nazionalismo, a farne una nazione forte, virile, ottimista, cosciente della propria missione e del proprio destino. Essendo un prodotto d'importazione, la democrazia tocca argomenti che non fanno parte del nostro specifico: 'astrazioni' come il diritto individuale, i diritti delle minoranze, la libertà di fede politica e così via. Per Eliade, essa "non va al cuore del problema rumeno". Ricketts fornisce anche significative citazioni del giornalismo di Eliade. Ecco alcunj esempi: "Vi sono tiranni che hanno saputo trasformare nazioni esauste in stati poderosi: Cesare, Augusto e Mussolini. Mi è completamente indifferente se Mussolini sia o no un tiranno". È irrilevante sapere che cosa accadrà in Romania dopo che la democrazia sarà stata liquidata. Se, lasciandosela alle spalle, la Romania riuscirà a diventare uno Stato forte, ben armato e cosciente della propria potenza e del proprio destino, la Storia non potrà che tenerne conto. "TI Legionario è l'uomo nuovo, colui che ha ascoltato la propria volontà e il proprio destino. Obbedienza e disciplina gli dànno dignità nuova e sconfinata fiducia in se stesso, nel Capo e nelle magnifiche sorti della nazione." "Quante pulsioni rivoluzionarie reclamano attuazione da millenni! Ecco perché il Figlio dell'Uomo si è incarnato: per insegnarci la rivoluzione permanente." Oltre a quelli raccolti da Rjckett, numerosi altri scritti pubblicati da Eliade sulla stampa rumena dell'epoca potrebbero essere citati, come questo significativo estratto del l'articolo Democrazia e questione rumena apparso sul quotidiano "Vremea" il 18 dicembre 1937: "In nome della Romania, di quella Romania mjllenaria che solo l'Apocalisse potrà estinguere, le riforme sociali verranno realizzate con ineluttabile brutalità, ogru angolo delle province dove lo straniero oggi scorrazza verrà ricolonizzato, ogni traditore punito; il mito del nostro Stato dilagherà per tutto il paese e la notizia della nostra potenza oltrepasserà i confini". O questo, tratto da un articolo intitolato Fantasmi e apparso su "Cuvintul" il 21 gennaio 1938: "Da chi tanto ha sofferto e per secoli è stato umiliato dagli ungheresi -dopo i bulgari, il popolo più imbeci Ileche sia mai esistito-, dal laguida poi itica del l'eroica Transilvania martirizzata noi ci aspettiamo che nasca la Romania nazionalista, parossistica e sciovinista, vigorosa e armata, vendicativa e spietata". Ulteriori citazioni dagli scritti di Eliade negli anni Trenta potrebbero comprendere "i terrificanti delitti" di cui si sarebbe macchiata la recente fragile, corrotta, impotente democrazia rumena; "l'influsso slavo incombente sulla regione danubiana e bessaraba" o "l'infestazione dei villaggi del Maramures (nei Carpazi occidentali, n.d.t.) e della Bucovina da parte dei giudei, che sono ·ormai maggioranza assoluta in tutte le città della Bessarabia". In breve: innumerevoli sono le affermazioni di questa fatta, se non più risibili e disgustose ancora. Oggigiorno suonano assurde, infantili, aggressive; ma non bisogna dimenticare che questa "irrazionalità" veniva all'epoca legittimata da quella sommaria e deviante "logica" che proponeva soluzioni "istantanee" ad annosi conflitti sociali irrisolti. Non fu un caso se, nel confuso e opprimente clima europeo tra leguerre, quando persino democrazie di antica data vacillarono, questo genere di tentazioni estremistiche in un modo o nell'altro trovò terreno fertile tra molti intellettuali. Gli spiriti ribelli, e soprattutto quelli socialmente reazionari, furono particolarmente vulnerabili alle soluzioni messianiche e semplicistiche. Il triste spettacolo del la fragile democrazia rumena, paralizzata dalle contraddizioni interne e dalla complessa situazione internazionale, andò ad aggravare ·gli annosi conflitti della travagliata storia nazionale favorendo un micidiale connubio tra crisi d'identità e comoda identificazione in ideali utopici e totalitari. Mircea Eliade fu sia scrittore che studioso: eceò perché-il suo "caso" merita un'attenzione particolare. È vero che la sua opera letteraria e accademica rientra in una sfera diversa da quella del giornalista reazionario militante del primo dopoguerra. E che, ribadiamo, "non c'è nazismo inKant, Fichte, Holderlin e Nietzsche più di quantoGulagci sia in Hegel e Marx o Terrore in Rousseau". L'opera letteraria di El iade è vasta e multiforme, quella accademica si rivolge a un pubblico specializzato: cercare corrispondenze tra il suo lavoro intellettuale e il suo periodo "fascista" o indagare sui dettagli "sospetti" presenti nei suoi numerosi studi accademici significherebbe applicare un perfetto esempio di metodo totalitario. Eppure nel periodo tra le guerre fu la stampa rumena di sinistra a far mostra di uno schematismo fanatico e scorretto etichettando alcuni romanzi di Eliade come "fascisti". (Nella sua monografia Ricketts confuta abilmente queste distorsioni.) Denis Donoghue, scrivendo del caso Paul de Man, ha recentemente osservato come "asserire che ilDecostruzionismo venga inficiato dalla sua attività giornalistica in tempo di guerra equivarrebbe a rispondere all'ingiustizia con l'ingiustizia. L'attuale tentativo di sminuire il Decostruzionismo accusando de Man è indecente". Altrettanto si può dire di ogni tentativo di svilire l'opera di Eliade per le sue tendenze politiche. Per di più, la critica letteraria rumena e straniera ha spesso sottolineato "l'umanesimo" della sua opera letteraria, la stimolante e misteriosa ambiguità del la sua prosa, la magica immaginazione, la realtà enigmaticamente trasposta nel fantastico, il libero gioco e la sognante compassione della sua scrittura. Ma questo non diminuisce l'urgenza degli interrogativi, anzi l'aumenta. La letteratura dev'essere valutata in base a criteri essenzialmente
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