Linea d'ombra - anno XII - n. 93 - maggio 1994

FASCISMI Norman Manea FELIXCULPA MIRCEAELIADE, ILFASCISMOELEINFELICISORTIDELLAROMANIA traduzione di Paola Della Valle e Paolo Ricagno Norman Manca (Suceava, Romania, 1936) è stato deportato bambino (dal '41 al '45) in un lager nazista in Ucraina. È esule dal suo paese dal 1986, vivendo prima in Germania e poi negli Stati Uniti. Dopo aver lavorato come ingegnere, ha cominciato a scrivere e pubblicare opere di narrativa e saggistica nel 1966. In Italia sono stati pubblicati i suoi racconti Ottobre,oreotto (Serra & Riva 1989) e in "Linea d'ombra" una sua intervista (n. 49, maggio 1990), il suo intervento al convegno Nord Sud Est Ovest (suppi. al n. 66, dicembre I99 l) e un suo saggio (n. 68, febbraio 1992). 1. Quando morì settantanovenne a Chicago nel 1986, Mircea Eliade era famoso non solo come storico delle religioni, professore emerito all'Istituto teologico Sewell L. Avery e membro della Commissione di studi sociali della University of Chicago, ma anche come scrittore di una cinquantina di libri tra romanzi, racconti, testi teatrali, saggi, studi di filosofia e religione ed innumerevoli articoli. La sua opera più nota è probabilmente il Trattato di storia delle religioni (ed. it. Bollati Boringhieri, 1974). Sin dalla giovinezza Eliade ebbe una produzione intellettuale straordinariamente intensa, che spaziava in molteplici e disparati campi: da articoli di divulgazione scientifica a testi eruditi ed accademici, da romanzi di consumo· ad importanti opere di narrativa, da interventi occasionali sù argomenti occasionali a sofisticate ricerche specialistiche. Uomo di cultura vastissima, fu un infaticabile lettore e scrittore "errante". Nell'opera narrativa ritroviamo gli stessi temi dei suoi studi accademici: il mito dell'eterno ritorno, la coincidentia oppositorum, la crisi dell'uomo occidentale, il sacro e il profano, le radici arcaiche e il senso cosmico della condizione umana, la funzione dei rituali e del mito, della magia e degli archetipi; fra tutti, il più importante è forse quello dell'iniziazione ed i suoi libri sono come altrettante tappe della sua personale, continua iniziaziorte a ciò che egli credeva essere l'inesauribile mistero dell'umanità e del mondo. La passione di Eliade per il sapere, per la Ì~ttura e la scrittura, risale agli anni di liceo a Bucarest dove, ancora quattordicenne, pubblicò il suo primo articolo (Come trovai la pietra filosofale) nel 1921. Dopo essersi laureato in filosofia all'Università di Bucarest nel 1928, andò tre anni all'Università di Calcutta per studiare la cultura e la filosofia indiana. Fu questa la sua più grande esperienza spirituale: "In India scoprii ciò che giunsi poi a chiamare 'il senso cosmico religioso'", scrisse nel 1978 ne La prova del Labirinto (ed. it.: Jaca Book). Eliade conseguì il dottorato all'Università di Bucarest nel 1933 con una tesi sullo Yoga (che in seguito sarebbe diventata un testo fondamentale per l'argomento) (ed. it. Tecniche dello Yoga, Bollati Boringhieri, 1984). Fu nominato assistente di Nae Ionescu, famoso professore di logica e metafisica, ed esordì nell'insegnamento con un corso su Il problema del male nella filosofia indiana. Eliade rimase affascinato dal suo maestro e amico, anche quando Ionescu di~enne propagandista del fascismo italiano e del nazismo tedesco e fervente sostenitore della Guardia di Ferro, i I movimento ultranazionalistarumeno di estrema destra. Quando nel 1940 alcuni leader della Guardia di Ferro tra cui lo stesso Ionescu furono arrestati, Eliade - anch'egli sostenitore della Guardia di Ferro - ebbe qualche problema con le autorità, sebbene fosse già un'importante figura della cultura rumena. Ciononostante l'anno stesso fu nominato addetto culturale della legazione rumena a Londra. Un anno dopo, in seguito all'entrata in guerra della Romania a fianco della Germania, Eliade dovette lasciare Londra e venne inviato presso la legazione rumena di Lisbona. Alla fine della guerra rimase all'estero: dapprima a , Parigi, dove insegnò all'Ecole des Hautes Etudes, poi in varie altre università europee prima di stabilirsi definitivamente alla University of Chicago nel 1956. I qòattro volumi dei Diari (Journals, di cui in Italia è stata pubblicata solo una selezione: Giornale, Bollati Boringhieri, 1977) e l'Autobiografia di Eliade aprono illuminanti spiragli sulla sua vita e la sua opera, così partecipi della tormentata cultura di questo tormentato secolo. Purtroppo non giustificano né chiariscono in alcun modo la storia ideologica e politica di Eliade durante il periodo fascista. In un contesto diverso, Eliade scrisse una volta che "(la chiarezza) è un atteggiamento complessivamente troppo facile" e preferiva "la mimetizzazione della sacralità in un mondo desacralizzato". "Da molto tempo ormai - confessò ne La Prova del Labirinto - ho preso la decisione di mantenere una forma di discreto riserbo su ciò in cui personalmente credo o non credo". Tuttavia nel 1936 aveva scritto: "Mi è completamente indifferente se Mussolini sia o no un tiranno. Quel che conta è che in quindici anni quest'uomo è riuscito a trasformare l'Italia, dalla nazione di terz'ordine che era, in una delle grandi potenze mondiali di oggi". Questo, cinque anni prima che Paul de Man, giovane e sventato intellettuale belga in cerca di fortuna, stilasse quegli articoli antisemiti e fascistoidi che tanto scandalo hanno sollevato negli ultimi tempi. Ma Eliade era più anziano e saggio: valutazione tanto più accurata meritano perciò le sue opinioni del periodo in cui credeva ciecamente in Mussolini e in Corneliu Zelea Codreanu (il "capitano" del movimento terroristicocristianoortodosso rumeno della Guardia di Ferro). Certo Eliade non poteva prevedere le tremende conseguenze delle sue posizioni: sin dalla giovinezza era stato ossessionato dal rapporto tra sacro e profano ed è difficile capire se le sue opinioni si siano poi evolute nei lunghi anni di permanenza in Occidente. Dai suoi scritti appare comunque evidente che non ha mai perso un certo scetticismo nei confronti del modello occidentale di democrazia. L'autorevole produzione accademica di Eliade s'incentra su miti e archetipi; non è quindi sorprendente che, nonostante il suo tenace anticomunismo, in veste di studioso ammettesse ad un intervistatore che Mao poteva essere visto come "l'ultimo imperatore ... guardiano ed interprete della buona dottrina,

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