Linea d'ombra - anno XII - n. 93 - maggio 1994

42 BORGHI SU CAFFI dell'essere umano. "Senza libertà di pensiero", insiste Simone Weil, "non esiste pensiero. Libertà e pensiero sono indissociabili". "Senza libertà" - aggiunge la Weil - "non c'è pensiero. Ma è ancor più vero dire che quando il pensiero non esiste, esso non è più libero". 24 L'idea della Weil che l'intelligenza "quando si esercita sola e separata, occorre che disponga di una libertà sovrana", poiché altrimenti "manca all'essere umano qualcosa di essenziale", 25 conduce l'autrice dell' Enracinement a soffermarsi sul "deradicamento" di cui soffre "la condizione operaia" nella quale "il desiderio di apprendere per apprendere e il desiderio di verità sono diventati molto rari". 26 Caffi afferma che "Simone Weil diventa concreta e profondamente umana quando parla della condizione proletaria: del 'peso di sventura' che grava sugli operai di fabbrica e che le modeÌ-ne rivoluzioni sembrano appesantire anziché alleviare".27L'abolizione del "deradicamento" sarebbe stata facilitata - secondo Simone Weil - se "accanto a ogni officina centrale di montaggio ci fosse un'università operaia". 28 L'abolizione del "deradicamento" e l'affermazione del suo opposto, cioè il legame tra tutti gli esseri umani che la Weil al pari di Caffi auspicava potessero realizzarsi, esigevano la cultura del popolo e una nuova ,ituazione sociale nella quale trionfassero, unificate, scriveva Caffi, "l'intelligenza e la felicità umanamente temperata". 29 È noto che la Weil dedicò ogni suo sforzo negli anni 1934-1935 a partecipare al lavoro manuale di fabbrica, nella "convinzione dell'importanza del lavoro manuale quale condizione necessaria ali' espressione di un pensiero concreto in quanto c~stretto a lottare contro ostacoli ineludibili, come pure di sentimenti autentici nati dalla sofferenza". "Ho notato" - scriveva - "tra gli esseri frtisti tra i quali ho vissuto, che sempre (non ho trovato, credo, alcuna eccezione) l'elevazione del pensiero (la facoltà di comprendere e di formulare idee generali) si accompagnava con la generosità del cuore." 30 - L'articolo Factory wvrk della Weil, pubblicato nel numero del dicembre 1946 della rivista "Politics", completa le pagine del suo libro La Condition ouvrière che raccoglie, oltre al "Journal d'Usine" e a diverse lettere del periodo 1934-37, sette articoli sui problemi del lavoro in fabbrica scritti fra il '36 e il '42. 31 Le affinità di concezione tra Caffi e Simone Weil si spingono oltre il presente. Esse abbracciano per intero la temporalità. Entrambi si configurano la rinascita della società e della civiltà privilegiando la tradizione dell'antica Grecia, della quale la Weil scorge il proseguimento nella religiosità cristiana. Di lei è al riguardo pertinente la menzione delle due raccolte lntuitions préchrétiennes e La source grecque. 31 I tragici greci e Platone costituiscono il suo nutrimento preferito accanto ad altre fonti indiane, ebraiche e di altre sorgenti storiche e artistiche. Scriveva la Weil: "Le riflessioni dei Greci sulla 'misura e la dismisura' (parola frequente negli scritti di Caffi) contengono tutta la saggezza umana; Socrate ...Tragici. Che stupidità dire che la saggezza del coro è 'saggezza volgare"'. È stato rilevato che il Volume Primo dei Quaderni è in notevole misura una meditazione sul tempo. Scrive al riguardo Simone Weil: "li tessuto del mondo è il tempo, e che cos'è il tempo al di fuori del mio pensiero? Che cosa sarebbero il presente e l'avvenire senza di me che li penso?". 33 Caffi accomuna la menzione di Platone a quella della Weil. "In un passo della famosa VII Lettera, Platone poteva scrivere: 'La legislazione e i costumi erano a tal punto corrotti che io... riflettendo sulla situazione e vedendo come tutto andava alla deriva, finii col rimanere stordito ...'. Forse il filosofo presentiva che la nostalgia di una società più umana si sarebbe mantenuta e tramandata e perpetuata solo attraverso la influenza della cultura ellenica su 'scuole', cenacoli, sètte. Che è, di fatto, ciò che avvenne: noi troviamo, fra l'altro, motivi indubbiamente 'platonizzanti' nel Cristianesimo, nell'Islam, e in molti movimenti ereticali del Medio Evo; né è da trascurare la tesi di Simone Weil sulle origini greche della predicazione evangelica." 34 L'importanza del passato si iseri ve prevalente nel la concezione che la Weil ha del tempo. Si legge ancora nel Volume Primo dei Quaderni a proposito degli articoli scritti dalla Weil nel 1942 nel numero speciale dei "Cahiers du Sud" dedicato a Le genie d'Oc et l'homme méditerranéen: "La riflessiope di Simone muove da un'idea oramai centrale nel suo pensiero: è necessario volgersi al passato per orientarsi nella ricerca di ciò che può renderci migliori nella nostra aspirazione alla perfezione". 35 "Non dobbiamo chiederci come applicare alle nostre attuali condizioni di esistenza l' ispiraziqne di un tempo così lontano. Nella misura in cui contempleremo la bellezza di quell'epoca con attenzione e amore, nella stessa misura la sua ispirazione discenderà in noi e renderà a pÒco a poco impossibile una parte almeno delle bassezze di cui è satura l'aria che respiriamo." 36 Nell' Enracinement, che la Weil scrisse nel 1943, l'anno della sua morte, e che lasciò incompiuto, l'ideale del tempo come incentrato sul passato è così intensamente sentito ed espresso da assumere quasi il carattere di un testamento. 37Consapevole dei molti e gravi motivi che ci separano dalla forma di una civiltà che valga qualcosa, Simone Wei I seri ve: "Dans cette si tuation presq ue désespérée, on ne peut trouver ici-bas de secours que dans les ìlots du passé démeurés vivants sur la face de la terre ... Il serait vain de se détournerdu passé pour ne penser qu'à l'avenir; c'est une illusion dangereuse de croire qu'il y ait meme là une possibilité. L'opposition entre l'avenir et le passé est absurde. L'avenir ne nous apporte rien, ne nous donne rien; c'est nous qui pour le construire devons tout lui donner, lui donner notre vie elle meme. Mais pour donner il faut posséder, et nous ne possédons d'autre vie, d'autre sève, que les trésors hérités du passé, assimilés, rec;réés par nous. De tous les besoins de l'iìme humaine, il n'y a pas de plus vi tal que le passé. L'amour du passé n'a rien à voir avec une orientation politique réactionnaire. Comme toutes les activités humaines, la révolution puise toute sa sève dans une traditi on. Marx l' a si bien senti qu'il a tenu à faire remonter cette tradition aux iìges plus lointains en faisant de la lutte des classes l'unique principe d'explication historique. Depuis plusieurs siècles, les hommes de race bianche ont détruit du passé partout, stupidement, aveuglément, chez eux et hors de chez eux. Si à certains égards i I y a eu néanmoins progrès véritable au cours de cette période, ce n'est pas à cause de cette rage, mais malgré elle, sous l'impulsion du peu de passé demeuré vivant". 38 "Le passé détruit ne revient jamais plus. La destruction du passé est peut-etre le plus grand crime. Aujourd'hui, la conservation du peu qui reste devrait devenir presque une idée fixe. Il faut iìrreter le déracinement terrible que produisent toujours les méthodes coloniales des Européens". 39 La concezione di Caffi si differenzia dalla Weil anche nei riguardi del pacifismo. Dei due motivi di questo, "la ripugnanza a uccidere e la ripugnanza a morire", la Weil considerava il primo "un sentimento onorevole, ma molto debole". Caffi lo riteneva, invece, una conquista essenziale dell'ultimo secolo, dovuta a due importanti conquiste storiche da parte dei proletari d'Europa: I) l'internazionalismo, ossia "la solidarietà fra i proletari di tutti i paesi"; 2) lo sciopero, cioè la forma di lotta "non violenta". Contro tali sviluppi della coscienza operaia gli avversari del pacifismo

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