ipotizzano una loro coincidenza, sulla base del riconoscimento che compete a tutte le religioni "il privilegio di 'incarnarsi' in una· cultura", aprono naturalmente il discorso sul libro L 'Enracinement di Simone Weil. Ritengo che, malgrado le notevoli differenze che intercedono tra il laicismo antiautoritario e antidogmatico di Caffi e la profonda religiosità cristiana della Weil, una sostanziale affinità intercede tra loro. Le radici dell'uomo nella società sono messe in chiaro rilievo da entrambi. Scrive al riguardo Simone Weil: "L' enracinement est peut-ètre le besoin le plus important et le plus méconnu de l'àme humaine ... Un ètre humain a une racine par sa partecipation réelle, active et naturelle à l'existence d'une collectivité qui conserve vivants certaines trésors du passé et certaines préssentiments d'avenir". 11 Del libro di Simone Weil Caffi scrive che trattasi di "discorso incompiuto, gonfio di passione dolorante ... un'invocazione ispirata e a tratti disperata alle energie nobili, 'eterne', dell'anima, come pure a quella sovrana potenza di un 'ordine divino' di cui la scrittrice non può dubitare che esista e che controlli le forze cieche sia nell'universo infinito che sul minuscolo frammento di materia dove si svolge il dramma del destino umano". 12 Confrontando i due libri di Eliot e della Weil, Caffi, pur sottolineandone la diversità fino ai limiti della incomparabilità, sostiene che essi possono essere esaminati parallelamente "giacché in tutti e due si discerne la stessa ansia di fronte al presente oscuro e all'avvenire più che incerto del mondo in cui viviamo". Egli afferma che Eliot, constatando colla discrezione che lo distingue il deteriorarsi della cultura europea nel corso dell'esistenza, "non rifiuterebbe neppure di sottoscrivere questa diagnosi perentoria di Simone Weil: "Quattro ostacoli" - essa scrive - "ci separano da una forma di civiltà che valga qualcosa: 1) il nostro falso concetto della grandezza; 2) la degradazione del sentimento di giustizia; 3) la nostra idolatria del danaro; 4) l'assenza d'ispirazione religiosa". 13 Accanto a questi motivi che considera comuni ai due pensatori e che egli stesso in larga misura condivide, Caffi si sofferma sull'analisi particolareggiata che la Weil istituisce dei "besoins de l'àme" e su quelli che essa designa col nome di "obligations". Facendo suo un noto motivo di Kant, la Weil afferma che il primo è l'obbligo del "rispetto". "Il fatto che un essere umano possiede un destino eterno non impone che un solò obbligo: esso è il rispetto" .14 Nell'elencazione dei "bisogni" e degli obblighi elencati da Simone Weil e ripresi da Caffi si notano alcune notevoli differenze. Caffi si dice incapace di sceverare, come fa la Weil, i bisogni del corpo· da quelli dell'anima. Scrive Caffi: "Il nutrimento_..:. scrive la Weil - porta la sazietà. Lo stesso accade per gli alimenti dell'anima". Ma è proprio vero? "Io (osserva Caffi) credevo di sapere che l'anima si nutre d'amore, di bellezza, di conoscenze, di attività creatrici, d'effusioni mistiche e che a tali appetiti insaziabili si riferisse appunto il verso di Nietzsche' Dochjede Lust/will Ewigkeit/ will tiefe, tiefe Ewigkeit'. Si può cessare di aniare di amare (ossia, non esser più capaci di provare questo bisogno che, per parte mia, attribuirei al corpo almeno quanto all'anima, se dell'anima bisogna parlare) ma, quando si ama davvero, si può mai pensare che si ama abbastanza? In qual punto si potrà mai fermare la sete di conoscenza? Ed è mai pensabile che il mi'stico trovi che la 'cohmnione con Dio' abbia durato abbastanza?". 15 Rilevanti differenze Caffi sottolinea tra la concezione sua della "libertà" e quella che di essa esprime laWeil. Seri ve di essa laWeil: "Une nourriture indispensable à l'àme humaine est la liberté. La liberté, au sens concret du mot, consiste dans une possibilité de choix. Partout où il y a vie commune, il est inévitable que des règles, imposées par l'utilité commune, limitent le choix". 16 AnBORGHISUCAFFI4 1 nota Caffi: "La libertà. Dovunque si abbia vita in comune (e dove non si ha vita in comune con gli altri?) la libertà è che mi si lasci in pace il più possibile, sicché io non abbia a scervellarmi sulla famosa scelta fra 'libertà astratta' e 'libertà concreta', democrazia 'formale' e democrazia 'sostanziale'. Se non ho paura di essere svegliato alle sei di mattina dalla NKVD o dalla Gestqpo, sono libero; se no, non lo sono, e non c'è altro da dire"Y Più vicine, ma non identiche, sono le posizioni dei due scrittori nei riguardi del bisogno di "uguaglianza". Scriveva su di essa la Weil: "L' égalité est un besoin vita! del' àme humaine. Elle consiste dans la reconnaissance publique, générale, effective, exprimée réellement par !es institutions et !es moeurs, que la mème quantité de respect et d'égards est due à tout ètre humain, parce que le respect est dù à l'ètre humain comme te! et n'a pas de degrés. Par suite, !es différences inevitables parmi !es hommes ne doivent jamais porter la signification d'une différence dans le degré de respect. Pour qu'elles ne soient pas ressenties comme ayant cette signification, il faut un certain équilibre entre l'égalité et I' inégalité". 18 Per Caffi l'importanza, assai grande, della eguaglianza si misura non tanto rapportandola alladisuguaglianza, ma con riguardo alla giustizia, che (lo si è visto) per lui è valore e idea centrale al pari della verità. Scrive, infatti, commentando l'esposto della Weil: "L'eguaglianza. Questa idea merita un' assai seria considerazione. Nella realtà dei rapporti fra individui, l'eguaglianza è inseparabile • da quell'aura di giustizia senza la quale non c'è né comunione né comunità sociale possibile". 19 All'eguaglianza Caffi e la Weil fanno seguire la "gerarchia", che Simone Weil considera "un bisogno vitale dell'anima". 20 Essa descrive la gerarchia come "l'unico oggetto legittimo di devozione dei subordinati verso i superiori". Caffi è più radicale al riguardo, negando un siffatto carattere a tale "bisogno". "Gerarchie veramente sentite e spontaneamente volute esistono certamente, ma non si trovano là dove c'è chi comanda f>chiubbidisce, dei capi e una massa, dei privilegiati edei diseredati. Si trovano nelle comunità autentiche, religiose, politiche o semplicemente sociali che siano, dove l'autorità riconosciuta si esercita nel riconoscimento di un'eguaglianza, di una comunanza o di una fraternità fondamentale. Nell'etimologia stessa di 'gerarchia' - aggiunge Caffi - è implicita l'idea del 'sacro' nozione che è difficile separare da postulati religiosi" .21 Ulteriori importanti bisogni dell'uomo sono considerati dalla Weil e da Caffi "la libertà di opinione e la libertà di associazione". La Weil considera un errore che le due libertà siano "considerate insieme"; l'associazione, essa afferma, "non è un bisogno, ma un espediente della vita pratica". 22 Caffi dissente nettamente da questa che considera una sottovalutazione del bisogno sociale, che ritiene eredità di fondo del consorzio civile. "È curioso vedere" - egli seri ve- "una spiritualista come Simone Weil, nell' Enracinement, uscire a dichiarare che 'l'associazione non è un bisogno dell'anima, ma un espediente della vita pratica'." Un "valore" assai più grande la Weil attribuisce alla "libertà di opinione" o di "espressione". Assai maggiore della libertà di associazione, "la libertà d'espressione totale, illimitata di ogni opinione qualunque essa sia, senza alcuna restrizione o riserva, è un bisogno assoluto dell'intelligenza. Perciò essa è un bisogno dell'anima, poiché quando l'intelligenza difetta, l'anima intera è malata". 23 Il discorso sulla libertà di opinione e di espressione è inseparabile dalla libertà di pensiero. Alle molteplici manifestazioni di entrambe le libertà Simone Weil dedica otto fitte pagine del suo libro su L'Enracinement. Trattasi di una essenziale prerogativa
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