40 BORGHI SU CAFFI trascende l'umano. Caffi non cessa di esprimersi con forza al riguardo. La società prova disagio non solo di fronte a tutto ciò che sta· al di sotto d'un certo livello di dignità umana, ma anche al cospetto del "sovrumano": "Il santo e l'eroe sono poco socievoli".4 Gli scopi economici e ogni costrizione connessa alla "gerarchia politico-sociale" non fanno "società", in quanto manca a entrambi "una sfera di sicurezza, di continuità, di norme spontaneamente accettate dalla ragione e dal sentimento: una sfera di pace". 5 Di qui il concetto insistentemente espresso da Caffi sulla scorta della tradizione invalsa nel mondo ebraico e in quello ellenico che a cominciare dalla cacciata di Adamo dal paradiso o dalle descrizioni del regno di Saturno "hanno immaginato la vera felicità dell'uomo come possibile unicamente in un mondo senza 'sistema economico', senza governo, senza fasti e nefasti della storia" .6 La 'concezione di Caffi di "un mondo senza governo" richiama alle molteplici sue affermazioni di "una società senza Stato" e caratterizzata dalla douceur de vivre e dal prevalere dei rapporti di amicizia su ogni razionale criterio di strenua amministrazione e di "rendimento economico",7 riducendo al minimo "tutti i rapporti ai quali ci obbliga l'assurda ricerca degli onori, del potere, della 'raffinata civiltà"'. La verace esistenza "umana" è quella vissuta "secondo verità e giustizia". Sono queste le categorie primarie che Chiaromonte considera essenziali nel pensiero di Caffi, "i valori umani" che danno il genuino significato alla "cultura". 8 L'idea di "giustizia" costituisce il motivo pervasivo dell'opera di Caffi. Mentre si accompagna alla "verità", essa, sull scorta delle indicazioni attinte a La Justice di Proudhon, vuole una comunità libera, nella quale ogni membro è "personalmente responsabile" e implicante "l'uguaglianza assoluta delle persone unite in società": Soltanto se applicata in tale maniera assoluta, la giustizia può assicurare la felicità. Trattasi, perCaffi, di una uguaglianza estesa "a tutti gli uomini, senza mai ammettere alcuna idea di superiorità o inferiorità né fra persone né fra gruppi", tutti impegnati a "rispettare -l'autonomia sovrana della persona, evitando ogni sopraffazione o violenza contro il suo essere intimo". 9 I due primi capitoli dellaraccolta-lndividuo e società e Società e gerarchia- introducono naturalmente alla trattazione del terzo e fondamentale capitolo intitolato Critica della violenza, che Chiaromonte ha fatto proprio per denominare l'intero volume. L'idea principe di "società" indica-già lo si è visto-il rifiuto di ogni rapporto di dominio, di superiorità e di violenza. L'inizio del capitolo, che Caffi pubblicò nel numero di gennaio L 946 della rivista "Politics" edita da Dwight Macdonald, indica distesamente il significato che Caffi attribuisce alla nonviolenza. Esso prosegue colla citazione del famoso scritto di Simone Weil (autrice e personalità tanto stimata e cara nel ricordo di Caffi) su L'Iliade poema della forza, e ponendo in risalto il nesso che unisce l'idea della società a quella della nonviolenza, esprime questo legame scrivendo che "V'è contrasto irriducibile fra l'aspirazione alla. socievolezza e la volontà di potenza. Ogni violenza è, per definizione, antisociale". 10 A Simone Weil Caffi dedica gran parte del capitolo Stato, nazione e cultura, del 1950, che nelle prime righe si collega col libro di T .S. Eliot (del 1948) Notes Toward aDefinition of Culture. Le considerazioni di Eliot sul rapporto tra cultura e religione che Tragli amici più cari di Caffi ci fu PavloEmilioSalesGomez, scrittore brasilia_no(poi spasodella nostraLygiaFagundesTelles),autoredi una bella b1ograf10d1JeanV1go,tradotta1nitalianonellaUniversale · Feltrinelli.Caffi ho certamenteamato i filmdi Vigo, Zeroincondotta e L'Atolante; troppogli somiglianonella suarivoltail primo, nellasua uto1?,iial secondo.Ci è cosìsembratoopportunoricordare,assiemea Cotti, un altrodei grandi "amori" della nostrarivista.
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