FUORIDELuMONDO A PARTE" Due libridi Gustaw Herling Pia Pera "Un secolo fa i romanzieri russi vedevano nella superfluità di un intellettuale russo un peso e una maledizione; la vita utile era la vita dedicata alla collettività, al popolo. Per Pasternak, questa forma di superfluità ha un significato profondo e positivo. Si è verificata una trasvalutazione dei-valori. Per i radicali russi del decennio 1860-70 un paio di solide scarpe era un oggetto molto più utile della Venere di Mila. Per Pasternak e il suo alter ego, una poesia può essere molto più importante di tutti i problemi dello sviluppo economico. Scrivere poesie e, forse, curare gli uomini - Cristo non parlò mediante parabole e non curò gli storpi e i ciechi? - questo·è il vero significato della vita, e ciò che può apparire superfluo alla collettività, può essere ~na necessità profonda per l'individuo." Così nel 1961 Alexander Gerschenkron in alcune Note sul Dottor Zivago: un grande romanzo, nonostante tutto, secondo li giudizio di Gustaw Herling in Gli spettri della rivoluzione e altri saggi (traduzioni di Vera Verdiani, Gustaw Herling, Marta Herling, Ponte alle Grazie 1994, pp. 300, lire 30.000) dove sono raccolte alcune fra le sue più belle pagine sulla cultura russa, di cui, come testimonia anche il suo Diario scritto di notte (Feltrinelli 1992), è conoscitore profondo. Ho citato Gerschenkron perché ha saputo individuare un nemico assai insidioso della libertà di pensiero: i I conèetto di utilità.Un concetto troppo spesso adoperato per mortificare chi ancora non abbia trovato una giustificazione nella storia, o nel successo che poi, alla fine, è la stessa cosa. Milosz, esule dal 1951, esordiva su "Kultura", la rivista parigina dell'émigrazione polacca, affermando che l'esilio rappresenta una forma di morte civile e artistica. Poi, in una conversazione ricordata da Herling, pronunciò questa frase: "La vostra libertà di esuli è vera, sì, ma inutile". Frase chè a Herling parve ."non priva di una certa ragionevolezza, eppure estremamente miope". Perché "di come si sommano, a lunga distanza, gli atti e le parole di una libertà sterile e inutile in apparenza, gli apparati polizieschi dei paesi comunisti sapevano di più del mio amico di ~Y,arsavia.E come si sono alla fine sommati, lo vediamo oggi con sftfficiente chiarezza". La convinzione di Herling che le dittature dovevano prima o poi venire sconfitte è stata premiata molto prima di quanto avesse sperato. Nel 1991 lo scrittore e saggista polacco tornava in Polonia, dopo quasi cinquant'anni di esilio in Italia. Fu accolto trionfalmente con tuttala gratitudine di un paese a cui, come in una segreta isola di Montecristo, era stato custodito e anzi accresciuto il tesoro della propria parola: alimentato incessantemente attraverso la rivista dell'emigrazione "Kultura", di cui Herling era ed è colonna portante. Erano giunti a maturazione i frutti negati da Milosz, i privilegi degli emigranti: "Possiamo, chiamando le cose con il proprio nome, dire molte cose che gli altri pensano, ma per prudenza non dicono. Possiarpo. senza socchiudere gli occhi guardare nell'abisso sotto i nostri piedi" (Gli spettri della rivo- ·luzione, p.15): Herling aveva quindi due volte ragione contro la sfiducia di Milosz: nel ritenere utile l'esilio, e nella certezza che il comuni- . smo sarebbe crollato. Ma nemmeno cedeva ai facili entusiasmi: ·"L'ex esule capisce adesso meglio di prima, cioè negli anni del!' idealizzazione del proprio paese, come sia arrivato in profondità il processo della sovietizzazione parallelamente alla crescente resistenza contro il comunismo e con le assicurazioni libertarie. Sa che l'ex suddito deve gradualmente crescere al rang; di un cittadino, anche se questa crescita dovesse protrarsi per più di una generazione. Non si fida della "libertà negativa" dei liberali classici -del genere di Isaiah Berlin -che vuol dire la semplice eliminazione di tutti gli ostacoli nello sviluppo economico; non si fida teniendo il capitalismo come fonte sicura degli antagonismi, dei conflitti e delle perturbazioni sociali. Si sente più vicino a Ralf Dahrendorf, che consiglia di moderare il liberalismo classico con delle misure socialdemocratiche, la politica delle larghe possibilità e dei vasti diritti sociali. E ogni giorno di più e meglio si rende conto che le cose da lui attese un tempo con pazienza, come un meritato compimento futuro, non sono oggi che un nuovo e difficile inizio" (Gli spettri della rivoluzione, pp. 282-283). Nai:onel 1919 a Kielée, nella Polonia meridionale, trasferitosi poi a Varsavia per compiervi gli studi, Herling, come spiega Francesco Cataiuccio nella sua bella introduzione a Gli spettridella • rivoluzione~'Si era trovato subito al centro della vita letteraria della capitale, vicino soprattutto al circolo riunito intorno al critico neotomista LudwikFryde, in dissenso coi formalisti russi. Aveva frequentato Gombrowicz e Milosz, e si era cimentato nelle sue prime prove di critica letteraria. Fryde gli aveva fatto conoscere il pensiero di J acques Maritain e del marxista eretico Brzozowski. . Gli aveva anche fatto leggere la Storia d'Europa nel secolo decimonono, di Benedetto Croce, cui sarebbe toccato un ruolo non trascurabile nella sua vita. La guerra interruppe questo primo periodo formativo. Herling si trovò impegnato a organizzai·e la resistenza ai tedeschi che avevano invaso la Polonia. Fu prontamente arrestato dai sovietici, che allora - nel 1940 - erano ancora alleati dei nazisti, e, dopc, una sosta in una prigione di Leningrado, fu inviato al campo di cÒncentramento di Kargopol, vicino ad Arcangelo, sul Mai, Bianco. Che ebbe in lui il dono, almeno, di un testimone: Unmondo aparte (traduzione di Gaspare Magi, Feltrinelli 1994, pp. 288, lire 33.000) è infatti uno dei primi e dei più bei libri sull'universo concentrazionario sovietico. "Il grande Valzer ci commosse profondamente. Non avrei mai creauto che un comune film musicale ameriçano, pieno di donne.in corpetti attillati, uomini in abiti da sera e cravatte di gala potesse 1ivelarmi quello che sembrava il paradiso perduto di un'altra epoca. Com'è bello, sussurravano alcune voci intorno a me, ecco corriesi vive fuori!" Fumi cioè del mondo a parte. Quella di Herling è una cronaca spoglia di commenti di troppo, stesa con la consapevolezza che è sufficiente raccontare nel modo più impersonale possibile perché la verità di un'esperienza estrema salti agli occhi in tutta la sua forza. In questo modo, per esempio: "Un prigioniero che cade morto di· esami mento sul lavoro è un'unità di energia senza nome, che un tratto di pennaeliminadal piano di produzione, mentre un prigioniero ferito sul lavoro è una macchina danneggiata da portai·si a far riparare il più presto possibile". ùn tassello importantè ·per capire le lrggi di quel mondo "altro". Leggi ma anche singoli episodi che è difficile
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