Sophiotown,1960. Fotodi JurgenSchodeberg (do Drum, Rogner & Bernhord 199 l) Quasi tutti risero. Koos Steyn diceva spesso cose ridicole di quel tipo. Ma non tutti risero. In qualche modo, sembrava che nelle parole di Koos Steyn ci fosse troppa verità. Discutemmo della questione e infine decidemmo che noi boeri del Marico avremmo fatto il possibile affinché l'inglese non rimanesse troppo a lungo tra di noi. Circa mezz'ora dopo entrò uno dei figli di Willem Odendaal e disse che dalla strada principale stava arrivando un carro strano. Andammo alla porta per guardare fuori, e man mano che il carro si avvicinava potevamo vedere che era stracarico di ogni genere di mobili, oltre a lamiere di ferro e attrezzi agricoli. C'era così tanta roba su quel carro che il telone era stato tolto per farci stare tutto. TIcarro percorse la strada fino ad arrivare davanti alla casa, quindi si arrestò. Sopra c'erano un bianco e due cafri. Il bianco gridò qualcosa ai cafri, poi gettò a terra la frusta e si incamminò verso di noi. Era vestito come noi, con camicia, pantaloni e veldskoens, ed era tutto impolverato, ma vedendolo scavalcare un cespugli odi rovi notafumo che portava i calzini. Così fummo certi che era un inglese. Koos Steyn era davanti alla porta. L'inglese andò verso di lui e gli tese la mano. "Buongiorno" disse in afrikaans, "mi chiamo Webber". Koos gli strinse la mano. "E io sono il Principe Lord Alfred Milner" disse Koos Steyn, riferendosi ·a quel Lord Milner che era stato governatore del Transvaal. Tutti scoppiamo a ridere, anche l'inglese. "Bene, Lord Principe" disse, "io ·capisco un po' la vostra lingua, e col tempo spero di imparare a parlarla meglio. Sono venuto per stabilirmi qui, e spero che potremo essere tutti amici." SUDAFRICA/BOSMAN 21 Quindi venne a salutarci tutti, ma gli altri si allontanarono, rifiutandosi di stringergli la mano. Per ultimo venne da me; mi faceva pena, e anche se la sua nazione aveva trattato ingiustamente la mia, e io avevo perso entrambi i figli nel campo di concentramento, non era poi tanto colpa di questo inglese. La colpa era del governo del suo paese, che voleva le nostre miniere d'oro, e della Regina Vittoria, a cui non piaceva Oom Paul Kruger, perché, si diceva, quando era andato a Londra le aveva rivolto la parola solo una volta, e per pochi minuti. Oom Paul Kruger era solito dire che era un uomo sposato e aveva paura delle vedove. Quando l'inglese fece ritorno al suo carro Koos Steyn e io lo accompagnammo. Ci disse che aveva acquistato la terra vicino a Gerhardus Grobbelaar e che non se ne intendeva molto di pecore e bestiame, né di granturco, ma aveva comprato alcuni libri di agricoltura, e avrebbe imparato tutto il possibile. Quando lo sentii dire quelle cose dovetti voltarmi verso le montagne, perché non volevo che mi vedesse ridere. Ma Koos Steyn non era fatto come me. "Amico", gli disse, "fammi vedere quei libri". Webber aprì una cassa in fondo al carro e ne estrasse sei grossi volumi con la copertina verde. "Questi sono ottimi libri" disse Koos Steyn, "sì, sono ottimi per le formiche bianche. Le formiche bianche se li mangeranno in due notti". Come ho già detto, Koos Steyn era un tipo un po' particolare, e nessuno riusciva a trattenere le risate quando diceva certe cose. Quelli erano tempi duri. C'era la siccità, e non potevamo seminare il granturco. Le dighe si prosciugarono, e sul veld era rimasta solo l'erba dell'anno prima. Spesso eravamo costretti a pompare l'acqua dai pozzi per settimane di fila. Poi vennero le piogge, e per un po' le cose andarono meglio.
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