Linea d'ombra - anno XII - n. 93 - maggio 1994

Eccoli, due poliziotti bianchi e uno africano in borghese sul sedi le posteriore. Capì immediatamente che sarebbe stato stupido scappare. La valigia, poi, in teoria era sua. Si fermò. Il conducente raggiunse Timi e gli strappò via la valigia dalle mani. Allo stesso tempo lo afferrò per una spalla, lo condusse alla macchina e aprì a Timi la portiera posteriore. L'auto sfrecciò via verso il commissariato. Quando riconobbe il nero che gli stava accanto si sentì gelare il sangue nelle vene. Era lo stesso uomo seduto dietro di lui sull'autobus che sosteneva che la valigia non era di Timi. Santi numi, possibile che quell'uomo avesse un senso di giustizia così forte da chiamare Dio a suo testimone? Addirittura l'ultimo dell'anno, poi? Oppure era un investigatore? No, avrebbe potuto arrestarlo sull'autobus. L'uomo non degnava Timi di uno sguardo. Guardava dritto davanti a sé, con un atteggiamento compiaciuto, parve a Timi. Timi si irritò; si irritò e diventò nervoso. Era una sfida. L'avrebbe affrontata. Le cose si sarebbero sistemate in qualche maniera. Sentì che gli sarebbe servita tutta la fortuna che il destino poteva dargli. Alla stazione di polizia i due agenti portarono la valigia in uno stanzino. Pochi minuti dopo ne uscirono scambiandosi degli sguardi in cui Timi lesse una insolita complicità. "Kom, Kom, jong!2" disse uno di loro, anche se abbastanza gentilmente. Gli misero di fronte la valigia. "Di chi è questa valigia?" "È mia." "C'è dentro la tua roba?" "La roba di mia moglie." "Per esempio?". "Penso ci siano dentro i suoi vestiti." "Perché dici 'penso'?" "Be', vede, l'ha fatta in fretta e mi ha chiesto di portarla a sua zia; io non l'ho vista mentre la faceva." "Hm. Sapresti riconoscere i vestiti di tua moglie?" "Alcuni sì." Perché rendere tutto così facile? E perché quel guizzo freddo e divertito negli occhi del bianco? Il poliziotto aprì la valigia e cominciò a estrarne gli oggetti uno a uno. "Questo è di tua moglie?" Era un indumento stracciato. "Sì." "E questo? E questo qua?" Timi rispose di sì per entrambi. Perché avevano messo nella valigia quei vestiti stracciati? Il poliziotto li sollevò uno per uno davanti a Timi. Nella sua testa i pensieri si agitavano vorticosamente. Quale tiro si apprestava a giocargli la sorte? Sentiva che c'era qualcosa che non andava. Era stato ingannato? Il poliziotto, dopo aver tolto tutti gli stracci, indicò un oggetto dentro la valigia. "E questo, anche questo è di tua moglie?" Fissò Timi con occhi aggressivi. Timi allungò il collo per vedere. Era una vista agghiacciante: un bambino morto che non poteva essere nato da più di dodici ore. Un'immagine di morte; nuda, bianca e riccioluta. Timi rimase senza fiato, si sentì male e vacillò. Dovettero accompagnarlo al tavolo per la deposizione. Disse la verità. Sapeva di aver giocato d'azzardo con il destino; un destino che gli avrebbe riservato diciotto mesi di lavori forzati. Note I) (afrikaans) ragazzo. 2) (afrikaans) vieni, vieni, ragazzo! Copyright Es'kia Mphahlele 1981. SUD AFRICA/ BOSMAN 19 Herman Ch. Bosman ILROOINEK traduzione di Stefano Sodaro Autore pressoché sconosciuto in Italia, Herman Charles Bosman è senza dubbio una delle voci più profonde della letteratura sudafricana della prima metà del secolo. Nato nel 1905 nei pressi di Città del Capo, ebbe una vita breve e agitata che lo vide spesso protagonista di atti criminosi, il primo e più grave dei quali fu l'uccisione del fratellastro con un fucile da caccia, nel 1926. Gli costò quattro anni di prigione, dopo che in un primo tempo era stato còndannato a morte. li suo romanzo Cold Stone Jug, la testimonianza in forma letteraria di quel l'esperienza, è stato definito da Doris Lessing "il libro più triste sulla vita del carcere". Tornato in libertà, Bosman cominciò a collaborare con alcune riviste come giornalista e scrittore. Il racconto qui presentato, Il Rooinek, risale a quel periodo, e fa parte di una lunghissima serie che ha come protagonista, in qualità di narratore, Oom Schalk Lourens, figura letteraria da lui resa famosa al pari del Marica, uno sperduto distretto agricolo del Transvaal in cui sono ambientati quasi tutti i suoi numerosi racconti. La prima raccolta delle storie di Oom Schalk, Mafeking Road, apparve nel 1947 e fu subito un successo; nel corso degli anni ne sono state pubblicate diverse ristampe. Parallelamente alla sua attività di scrittore, Bosman collaborò a varie pubblicazioni con éronache mondane, interviste, scritti polemici, critiche d'arte e recensioni letterarie. Autore eccezionalmente prolifico, compose, ·oltre agli innumerevoli racconti, pezzi teatrali, raccolte di poesie, saggi lettei'ari e alcuni romanzi, tra i quali Willemsdorp, pubblicato postumo nel 1977, è considerato il suo capolavoro. Morì di infarto nel 1951, all'età di quarantasei anni. Scrittore afrikaner di lingua inglese, Bosman ha avuto scarsa fama al di fuori dei confini sudafricani principalmente per il suo "patriottismo letterario", che lo portò a scrivere per un pubblico limitato, quello sudafricano del suo tempo, e a trattare temi altrettanto locali, come i problemi del mondo rurale boero. Tuttavia, tenendo conto del suo atteggiamento nei confronti della questione razziale sudafricana, la sua opera merita sicuramente una maggiore attenzione e diffusione. Infatti, anche se morì solo tre anni dopo l'introduzione del regime dell'apartheid, Bosman fece in tempo a stigmatizzarne le prime manifestazioni, come le pratiche del petty apartheid (segregazione sociale "spicciola" sui treni, nelle stazioni, ecc.) e le prime leggi razziste. (S.S.) I rooinek ( diceva Qom Schalk Lourens) sono gente strana. Mi viene in mente per esempio quel giorno in cui mio nipote Hannes e io ci imbattemmo in due inglesi non lontano da Dewetsdorp. Era subito dopo Sanna's Poste, appostati dietro una roccia, tenevamo d'occhio la strada. In quei momenti singolari, Hannes di solito si

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