realismo (che invece caratterizza la Gordimer, Rive o Can Themba). Dopo il 1976, gli seri/tori sudafricani si videro costrelli a scegliere fra improrogabile impegno radicale o internazionalismo alquanto aristocratico. Nella narrativa bianca, la Gordimer rappresenta ancora una volta la prima strada (Burger's Daughter, July's People, A Sport of Nature) e a lei può essere affiancato André Brink (scrillore sia in afrikaans che in inglese: A Dry White Season, 1979) mentre John Coetzee ha dimostrato la possibilità dell'altro percorso e della metaseri/tura postmoderna (In the Heart of the Country, Waiting for the Barbarians, The Life and Tirnes of Michael K, Foe, Age of lron, The Master of Saint Petersburg). La conciliazione fra impegno politico e grande scrittura di rilievo internazionale è rappresentata invece da Breyten Breytenbach (che pure ha alternato afrikaans e inglese). Tra i romanzieri, Stephen Gray ha percorso una sua strada personale di ribelle iconoclasta (Time of Our Darkness, John Ross, in cui non esita a demolire un tabù del mondo sudafricano, ovvero l'omosessualità interrazziale!) e di ricostruzioni storiche. Nella poesia bianca, le due direzioni risultano evidenti se paragoniamo Jeremy Cronin (autore di un solo splendido libro seri/lo in carcere, Tnside, 1983) al linguaggio scolpito ed essenziale, non senza escursioni nella metapoesia, di Douglas Livingstone. Ma la recentissima poesia sudafricana è caratterizzata da un interscambio di stili e tematiche in cui finalmente si ' intravede una confluenza di letteratura "bianca" e "non-bianca", come appare dai p{ù recenti volumi di Stephen Gray (Season of Yiolence) e dell'indiano Essop Patel (The Bullet and the Bronze Lady). Quanto alla lelleratura non-bianca, la cosiddetta "poesia di Soweto" contribuì notevolmente a diffondere una nuova estetica popolare e vicina all'oralità, jazzistica e d'occasione (jimerali, marce pubbliche, ecc.) e ha rivelato autori come Sipho Sepamla e Mongane Serole, in cui l'affermazione della consapevolezza nera e della lotta politica sono in primo piano; la narrativa, invece, ha risentito maggiormente della censura e dei testardi boicottaggi governativi, permettendo a pochi seri/tori cliaffermarsi: oltreaSerote(To Every Birth ltsBlood)eSepamla( ARide on the Whirlwind), e ai più vecchi Rive eMphahlele, sono apparsi giovani scrittori neri (tra cui Njabulo Alon Paton. Nclebele e Lewis Nkosi) e indiani (Ahmecl Essop e Achmat Dangor), oltre ad altre grandi donne (fra cui Ellen Kuzwayo, con la sua autobiografia Ca! I Me Wornan, e la bianca Elsa Joubert, col suo The Long Journey of Poppie Nongena tra/lo dal racconto cli una donna nera), sempre all'insegna del realismo urbano e della denuncia. Il teatro sudafricano, come in tutte le società "in via cli formazione" ha particolarmente sofferto della storia di quella nazione: pur se particolarmente vivace, almeno a Johannesburg, negli anni Sessanta e Settanta, il miglior teatro nero sudafricano è ancora teatro cli strada e teatro politico (Mtsemela Manaka) o musical (popolare ma mai cli solo intraltenimento: Gibson Kente), mentre,fra i bianchi, Athol Fugarci, sin dalla fine degli anni Sessanta (con The SUDAFRICA/ PAJALICH15 Blood Knote Boesrnan and Lena) ha messo in scena i drammi del Sud Africa sui palcoscenici cli tulio il mondo: acclamato inizialmente come drammaturgo politico e sperimentale, Fugarci si è recentemente scisso fra parabole quasi brechtiane e drammi cli forte contenuto universale (Dirnetos, The Road to Mecca) senza mai tralasciare i risvolti del razzismo e clell'apartheid nella sua esperienza inclivid._uale(con l'esito maggiore in "Master Harold" ... and the Boys). Fugarci ha contribuito anche a stimolare attori e registi neri (a volte collaborando con loro alla stesura cli drammi, come fu per Sizwe Bansi ls Dead, 1972, il testo teatrale sudafricano per antonomasia assieme a Woza Albert!, 1983, cli Barney Simon, Percy Mtwa e Mbongeni Ngema), e a creare una tradizione che conta sia autori bianchi (come Paul Slabolepszy) che neri (Zakes Mela). Da quanto così brevemente sintetizzato apparirà come il Sud Africa abbia prodotto letterature assai diverse al suo interno: il panoramt1 diverrebbe molto più complesso se potessimo includervi la produzione in afrikaàns e nelle lingue bantu! La letteratura nera ha sofferto di boicottaggi alla stampa e cli censura ai libri, cliesili e autoesili, carceri e isolamenti, oltre che di un' istruzione di infimo livello; è triste riscontrare come ogni generazione di seri/tori neri abbia dovuto ripartire da zero (negli anni Venti, negli anni Cinquanta, negli anni Se/tanta), ignara dei propri illustri precedenti e destinata a evitare trappole già affrontate da autori più vecchi. Le urgenze sociali e politiche hanno spesso impedito agli scrittori cli rivolgersi al passato per recuperare tradizioni, canti, religioni: diversamente da quanto è successo in altre parti clell'Africa, poeti e narratori (con rare eccezioni) non hanno percorso le vie del sincretismo e del mito, ma hanno dovuto rifarsi a modelli realistici americani o europei. Eppure basterebbero le autobiografie e i poeti succitati per riconoscere la grandezza cliuna letteratura tenuta imprigionata che, non appena ha trovato le giuste feritoie per esprimersi, ha individuato le forme con cui rivoltarsi contro i,carcerieri bianchi, dimostrando come la letteratura possa essere politica senza ridursi a slogan o manifesti ma, anzi, rispecchiando nei libri la vitalità e la dialettica e, soprattutto, confermando l 'inlerdipendenza tra scrittura e realtà. In tal senso, la letteratura sudafricana presenta un caso unico nel mondo anglofono per almeno due 'motivi: da una parte, come si è detto, offre esempio slupendo di come lo scriltore possa me/tere la sua parola al servizio cli un popolo e di una causa senza rinunciare alla sua voglia diforme e cli invenzioni, da un'altra parte permette cli confrontare ripetutamente tradizioni diverse constatando come differenti settori cli una stessa popolazione si po1iessero dinanzi ai soprusi dando voce non solo a diverse rivendicazioni ma anche a vari modi di concepire la storia, la poesia, la narrazione, laparola stessa; spesso,jin dagli anni della Schreiner (e, poi, in Plaatje e Abrahams, la Gordimer e la Head, Patel e Cronin), è possibile al lettore trovarsi cli fronte a suggestive confluenze, incui ilpunto clivista, laparola, la rivendicazione - pur senza strapparsi di dosso la loro "pelle" - supe-
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