14 SUDAFRICA/PAJALICH ~ SCRITTURAEREALTA PICCOlAINTRODUZIONE A UNASTORICAOMPLESSA Armando Pajalich Con la morte di Olive Schreiner nel I 920, la letleratura sudafricana chiuse la sua gloriosa infanzia; in realtà, gli altri scrittori di qualche merito avevano fallo poco più che ritrarre una delle tante facce geografiche della cecità, dello spaesamento e dell'alienazione del colonizzatore, attenti a costruire miti del bianco europeo. Già la Schreiner, invece, comprese la specificità storico-culturale del Sud Africa: le corse per arraffare miniere e fattorie, il conflitto tra anglofoni e afrikaner (che si era sviluppato escludendo a bella posta ben più scottanti confronti con neri, mulatti e indiani), lo sfruttamento della manodopera nera, il ruolo della nuova naziorrenella politica internazionale, la necessità che le donne esprimessero il loro dissenso. Il pubblicq . internazionale ammirò subito The Story of an African Fan'.ii ( 1883) e i suoi racconti furono tradotti in molte lingue (tanto che Visioni, pubblicato dalla milanese So/mi all'inizio del secolo,fu il primo libro italiano di un autore africano moderno ...), ma la Schreiner fu autrice di romanzi ben più scollanti, come il "pacifista" Trooper Peter Halket ofMashonaland, il "femminista" From Manto Man, edi trattati e opuscoli (Woman and Labour, Thoughts on South Africa) che offersero alla cultura sudafricana una pietra di paragone tuttora valida: il letterato locale doveva farsi non solo portavoce di sperùnentazioni formali e di poetiche individuali ma anche megafono per problematiche sociali e istanze politiche. Che a inaugurare la letteratura sudafricana fosse una donna (seguita ben presto da un'altra scrittrice: Pauline Smith) non è casuale: tra gli uomini, le società coloniali potevano più ovviamente sfornare fattori guerrafondai o affaristi avidi, politicanti ed economisti senza scrupoli. Ammettere la tragicità del trapianto coloniale e i crimini conseguenti implicava una bella scoronizzazione di qualsiasi machismo! Non è poi un caso se i successivi grandi scrittori espressero altri tipi cli non-appartenenza: un omosessuale (Plomer), un avanguardista fu.ori luogo (Campbell), un nero (Plaatje), un mulatto (Abrahams). Tra la morte della Schreiner e la pubblicazione del prossimo best-seller internazionale (Cry, the Beloved Country, 1948, cli Alan Paton) la poesia sudafricana produsse i primi capolavori ma i due grandi poeti bianchi (William Plomer e Roy Campbell) trovarono impossibile continuare a vivere nel paese della segregazione e della bigotteria. La poesia nera dimostrò invece che le pur ambigue missioni potevano offrire istruzione e stamperie sufficienti a creare una prima notevole intellighenzia (Herbert Dhlomo e Benedict Vilakazi). La narrativa indicò alcune alternative percorribili: fra i bianchi, la protesta modellata sul modernismo europeo (Turbott Wolfe, cli Plomer, e l'ambiguo In a Province, cli Laurens van cler Post) o il racconto raffinato che demiticizza ridendo e costruendo microcosmi esemplari (Herman Charles Bosman), e,fra i non-bianchi educatisi alle missioni, il romanzo storico che denunciasse lafalsità dei miti coloniali e scoprisse le modularità del racconto orale (Mhudi, di Sol Plaatje ), il neorealismo urbano che permettesse di raccontare la vita nei ghetti e i guai della detribalizzazione (Song of the City e Mine Boy, di Peter Abrahams) o, qualche anno dopo, l' autobiografia tremendamente vera e nobile (Teli Freedom, cliAbrahams, e Down Second Avenue, di Ezekiel Mphahlele) e altrettanto nobili scritti biografici (Helen Jabavu, The Ochre People). Intanto la giovane nazione aveva introdotto le sue leggi razziste ed espropriato i non-bianchi della terra e dei diritti civili e, dal 1953, della possibilità dell'istruzione missionaria. L'uscita.del romanzo di Patoncoincise con l'affermazione dei Nazionalisti di Hertzog e con l'istituzionalizzazione dell'apartheid nel 1948. Quel romanzo espresse una nuova forma di protesta che per una decina d'anni parve praticabile: Paton, che fu tra i fondatori del Partito liberale, indicò ideali paternalisti e cristianeggianti e, pur se convinto che il male stesse negli individui e nei gruppi sociali anziché nel regime economico del Paese, elette voce a una ideologia oggi molto datata eppure cli notevole importanza storica: solo con il 1960 sarebbe parsa del tutto obsoleta. Ancora altre volte, infatti, dopo la nascita dell'Unione ( 1910), cruciale nella produzione della Schreiner, e l'ascesa al potere dei Nazionalisti (1948), la storia della letteratura sudafricana sarebbe stata epocalizzata da drammatici eventi storici: i massacri di Sharpeville e Langa (del 1960, appunto) e la strage di Soweto (1976). La letteratura prodotta tra il '60 e il '76 vide l'affermarsi di un'altra grande donna, Nadine Corclimer, e dei primi grandi narratori neri (Mphahlele, Alex La Cuma, Bloke Moclisane, Modikwe Dikobe) e mulatti (Richard Rive, Bessie Head). Nella poesia furono gli anni di Dennis Brutus e Oswalé(Mtshali e cli pochi bianchi (Ruth Miller e Douglas Livingstone). Sembrò allora che il Sud Africa potesse condividere la "Rinascenza letteraria" che si diffondeva in altre ex-colonie africane, con la differenza che il Sud Africa era per lo più urbanizzato (ovvero: "ghettizzato") e poco consapevole ciel suo passato nero: a trionfare fu quindi il modello neorealista adatto a descrivere la vita urbana e la protesta sociale. Non fu così, tuttavia, per le due scrittrici: la Cordimer riconobbe affiliazioni piuttosto nel grande romanzo russo dell'Ottocento, in quello vittoriano e nel pensiero di Camus, mentre la Head, da sola, a costo di esperienze traumatiche, si inventò un sincretismo di sapore africano. In quegli anni la Cordùner produsse i suoi primi successi internazionali (Occasion for Loving, The Late Bourgeois World, A Guest of Honour, The Conservationist) e delineò il suo realismo epifanico, con una tale adesione alla storia cielsuo Paese che ogni romanzo traccia il graduale mutamento cielSud Africa nei suoi conflitti e nelle sue ipotesi di soluzione: era inevitabile, perciò, che la censura si accanisse anche nei suoi confronti ... Altra fu la censura che si abbatté sulla Head, impedendole di vivere in Sud Africa e portandola ai confini del!' "equilibrio mentale": A Question of Power (1973), uno dei più grandi esiti della letteratura africana, è anche uno dei più drammatici documenti sull'alienazione inflitta al mulatto - oltre ad essere un capolavoro di scrittura al femminile (così come lo sono i suoi altri romanzi e racconti e in particolare The Collector ofTreasures). La Head, a suo modo, riprendeva anche la via africana alla narrativa storica (inerente la vita in Botswana) prescindendo dal
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