Linea d'ombra - anno XII - n. 93 - maggio 1994

SUDAFRICA 13 UNA REPUBBLICA INTERRAZZIALE RACCONTIEPOESIEDALSUDAFRICA LARINASCITADI UNA NAZIONE Quattro volte l'Italia e con la metà dei nostri abitanti, la Repubblica Sudafricana è stata dominata fino ai primi giorni del maggio 1994 da una minoranza di bianchi (afrikaaner di discendenza olandese, e inglesi): il 18% appena della popolazione complessiva, formata per la maggior parte dalle varie etnie bantu e poi, in piccola misura, da asiatici e da "coloured" venuti dagli scarsi incroci tra bianchi e neri. La Repubblica Sudafricana è, a detta di tutti, un paese dotato di risorse ricchissime, derivanti da giacimenti minerari immensi, e oggi da un'industria molto sviluppata, da un'agricoltura che non lo è altrettanto ma che appare ricca anch'essa di grandi potenzialità. Un paese che potrebbe essere felice, dunque, e dove, con una amministrazione saggia, si potrebbe tener testa al mercato mondiale, sfamare i propri abitanti, permettere a tutti l'accesso a livelli di vita che offrano qualcosa di più che una semplice sopravvivenza, favorire solidarietà e progressiva eguaglianza tra etnie e gruppi sociali. II Sud Africa potrebbe dunque essere un paese relativamente felice, se i suoi abitanti trovassero i modi di una convivenza che non sacrifichi gli interessi dei molti gruppi etnici e sociali.nei quali il paese si è finora diviso. Il trionfo nelle prime elezioni interrazziali ottenuto dall' African National Congress di Nelson Mandela - incarcerato fino a pochissimi anni fa, liberato dal coraggioso leader del maggior partito bianco, il National Party, P.W. de Klerk - è stato grandioso; e de Klerk ha preso atto della vittoria, impegnandosi a collaborare con Mandela nei modi più utili al paese e al suo equilibrio democratico. Nonostante sussulti, stragi, crisi, tensioni, rivolte, scontri etnici; nonostante lotte tribali e politiche tra i neri, e nonostante un perdurante razzismo di tanti bianchi che, in passato, ha fatto considerare il Sud Africa in molti paesi del mondo come uno stato reazionario e retrogrado nelle mani di una minoranza proterva e criminale, oggi il Sud Africa vive una stagione bellissima. Essa è stata aperta da de Klerk quattro anni fa, con il ripudio del dominio bianco e l'avvio di un piano di democratizzazione che ha comportato quasi immediatamente il negoziato del National Party con i grandi partiti sino allora perseguitati, e principalmente l' African Natiqnal Congress e il partito comunista. Esistono oggi le condizioni economiche e politiche e hanno cominciato a esistere le condizioni culturali per una gestione del potere democratica e aperta, attivamente impegnata nell'aprire il paese al mondo, nel dargli importanza globale, nel rimuovere le cause del razzismo e della diffidenza e paura etnica. Mandela vedrà tempi presumibilmente difficili, non tutto sarà semplice, le difficoltà e le resistenze che si incontreranno saranno enormi, le vecchie come le nuove, quelle legate al rappo1to bianchi-neri come quelle legate alle differenze tra neri; e però il punto di partenza è straordinario come straordinarie sono le speranze, e impressibnante è la velocità con cui il cambiamento ha potuto avvenire. Il Sud Africa è nato come nazione non-razzista poche settimane fa; è stato rifondato nelle sue basi. La Repubblica Sudafricana è oggi un paese nuovo, un paese nato nuovamente alla storia. È impossibile, in momenti come questi, e in un mondo che non offre grandi ragioni per sperare nell'intelligenza dei suoi abitanti e nella possibilità che i rapporti tra di loro possano davvero migliorare, non lasciarsi trascinare da un certo entusiasmo, e rifiutarsi a quel tanto di retorica da cui chi si sente "cittadino del mondo" deve andare, di solito, esente. Dietro alla rinascita del Sud Africa si affacciano infatti altre speranze. L'Africa degli anni Cinquanta e degli anni Sessanta di questo secolo aveva mostrato potenzialità infinite di sviluppo, conseguenti la faticata. liberazione dal colonialismo bianco, la conquista dell'indipendenza politica da parte di tanti paesi del continente. Ma poi nuove contraddizioni sono esplose terribili: l'accesso al potere di gruppi dirigenti dediti solo all'accrescimen_to e al mantenimento della propria ricchezza a danno delle comunità nazionali, la manipolazione delle classi dirigenti da parte dei gruppi del potere (politico come finanziario) europeo (occidentale, • ma anche orientale, dell'Urss) o americano ... ed ecco il riesplodere di conflitti interni tribali e etnici, i conflitti armati tra stati, le dittature, i colpi di stato, le guerre civili, le guerriglie, i bagni di sangue, gli stermini, le gratuite, violenze, le nuove crisi economiche e le nuove carestie, le nuove epidemie ... Uno scenario te1Tibile,che i giornalisti sono soliti chiamare "biblico", ma che ha dimensioni e scale ben più vaste di quelle della piccola zona su cui un dio feroce faceva precipitare nel Vecchio Testamento le sue maledizioni. Negli ultimi anni è sembrato palese a tutti che l'Africa era ormai diventata un territorio di contraddizioni e conflitti ingovernabili, di e stragi spesso inarrestabili, un territorio dal quale l'Occidente -dalla cui gestione del potere tante di quelle contraddizioni e di quei disastri hanno avuto la loro origine vicina o lontana - si era andato progressivamente ritirando. C'è stata, in qualche modo, e salvo gli abituali intrighi della politica internazionale delle maggiori potenze e la corruzione che ha governato perfino i piani di aiuto ai paesi più colpiti dalle guerre e dalla fame, per esempio con l'Italia degli anni di Craxi, una sorta di generale sfiducia nelle possibilità dell'Africa di essere paese di Bengodi per il capitale euro-americano, e l'Africa si è ritrovata coperta di vecchie e di nuove, nuovissime piaghe, tra cui, forse la dominante, quella di un mito moderno del benessere che le era vicino nelle immagini che l'Occidente le inviava, ma che le era lontanissimo nei fatti. Anche per questo la nuova Repubblica Sudafricana potrebbe avere tantissimo da dire a tutto il continente, offrendo un modello concreto di convivenza e di 'gestione democratica del potere politico, di attivismo economico e di possibile solidarietà inter-etnica. Forse, chissà, dietro la storica data delle elezioni di fine aprile 1990, la storia futura potrebbe anche individuare l'inizio per il continente tutto di una nuova era, un cambiamento di tendenza, una prospettiva di riscatto che non riguarda solo i neri (e i bianchi) del Sud Africa, ma tutta l'Africa. È con questo augurio che molti di noi hanno ascoltato e letto le notizie che sono arrivate dal Sud Africa in giorni squallidissimi per la politica italiana sul piano nazionale e, c'è da temerlo, anche sul piano internazionale. Le scarse e inascoltate minoranze che, qui, hanno contribuito in vario modo a rendere più vivo e vicino per tutti il problema dell'Africa e del Terzo e Quarto Mondo, che hanno lavorato in vario modo per le popolazioni di quei paesi, e che hanno dimostrato in vario modo il loro ripudio dell'apartheid e del razzismo, hanno anche loro qualcosa da festeggiare, hanno delle speranze da coltiva.ree alla cui affermazione, nel loro piccolo, contribuire. (Saverio Esposito)

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