di voler arrivare alla pace con i palestinesi riconoscendone i diritti nazionali. Le coalizioni a guida ultranazionalista che lo hanno preceduto erano alleate dei fanatici e hanno favorito il loro rafforzamento. Kyriat Arba è tipico di quegli insediamenti "politici" che il laburista Itzhak Rabin indicò come passibili di smantellamento, durante la campagna elettorale del 1992 e poi nelle prime settimane da primo ministro; per lasciare in piedi invece quelli "strategici", utili a fini di sicurezza- disse-, sarebbe stato opportuno trovare un accordo nell'ambito dei negoziati di pace. Rabin ha però fatto passare il tempo senza prendere decisioni in proposito. Rinvio provocato insieme da ragioni economiche (non è facile trovare una sistemazione a centinaia di famiglie da traslocare), politiche (lo smantellamento avrebbe potuto provocare proteste violente dei coloni estremisti e malcontento in settori "garantisti" della società israeliana) e di inquadramento nel contesto generale della politica di pace (ogni cosa a suo tempo secondo una tattica di scambi di concessioni). Noi pensavamo erroneamente che le autorità non cacciassero una buona volta gli oltranzisti armati per il timore che ciò potesse accendere una lotta fratricida. "Ma una guerra civile può scoppiare quando esistono contrapposti belligeranti di pari passo. Qui invece si tratta di appena qualche decina di coloni pronti a sparare contro altri israeliani per difendere le proprie tesi", ci dice il professor Avi Ravitsky, docente di Filosofia Ebraica all'Università di Gerusalemme, voce autorevole dell'ebraismo osservante. Tutti i conoscitori della questione a cui ci rivolgiamo confermano che sono tutt'al più tra cinquanta e un centinaio i folli, i pericoli pubblici, in mezzo ai 115.000 abitanti degli insediamenti. "Anche Hebron. Foto di RickyRosen/Sobo/Conlrosto .•.. . I, .. , ·,......;.....,L......::. DOPOHEBRON 7 molti altri osservanti - precisa Ravitsky - pensano che secondo le sacre scritture sarebbe legittima l'integrazione dei lenitoti occupati sotto la sovranità d'Israele ma le loro argomentazioni rimangono su un piano dialettico e mai si tradurrebbero nel ticorso alle armi". Vale qui la pena di ricordare che la grande maggioranza degli israeliani trasferitisi nei territori occupati non l'ha fatto neanche per le ragioni teotiche dei religiosi pacifici ma solo per convenienza. I passati governi (Begin, Shamir) hanno affetto in vendita le case a prezzi esageratamente bassi e con modalità di pagamento comode, hanno fatto elargire a chi le comperava fino a 70 milioni di dollari in prestiti che poi il beneficiario non doveva restituire se restava a vivere in quell'abitazione almeno per quattro anni, favorendo inoltre il neo-colono con sconti nelle tasse e con l'esonero dal versamento del canone TV. Come non approfittare di tali vantaggi, se non si hanno motivi ideali per opporsi ai disegni espansionistici, quand'è tanto difficile trovare casa in città? Visto poi che l'insediamento offre tutto quello di cui la famiglia ha bisogno ... e non avendo all'interno la sensazione di vivere, come in realtà è, dentro una fortezza piantata in mezzo a popolazioni ostili. Ecco quindi smentita dai sondaggi un'immagine diffusa all'estero in cui gli abitanti israeliani dei territori occupati appaiono tutti alla stregua dei fanatici impegnati nell'allargamento dei confini nazionali: un terzo dei coloni si è detto entusiasta del l'avvio dei negoziati con l' OLP fin dal primo momento e altrettanti hanno manifestato dubbi soltanto sulla scelta di quell'interlocutore per intraprendere trattative che comunque desideravano. E ciò nonostante il governo non ha bloccato quella minoranza di folli decisi a uccidere ogni possibilità di regolamento pacifico con i palestinesi. Di questa responsabilità paga ora le conseguenze sul terreno diplomatico. . - ~ ·~-:. -. ~~·'···· ..:._ ...... : , . L,. L L.;... ~~-~_ .... -:'.--~~~ .::..~ ___ : ~
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