negli studenti la forza per sostenere "rischi formidabili". Conquistato dal loro coraggio e dalla loro violenza ribelle, Foucault aiutò gli studenti a sfuggire agli arresti. "Fu un'esperienza formativa per me," disse Foucault nel '78. Fu, di fatto, la prima volta in cui egli ebbe il sentore che la politica, non meno dell'arte e dell'erotismo, poteva dar luogo a "esperienze limite". 5 Nel maggio '68 seguirono altri scontri a Parigi che confermarono le nuove possibilità di espressione politica già scoperte da Foucault a Tunisi. Durante la celebre "Notte delle barricate", quando gli studenti francesi rinnovarono le liturgie della Rivoluzione in una specie di delirante rituale di abbandono dionisiaco, Daniel Defert, che si trovava sulla Rive Gauche, telefonò a Foucault a Tunisi e tenne il ricevitore vicino alla radio, onde potessero ascoltare insieme la battaglia contro la polizia a tutto volume. Qualche mese dopo, Foucault fece ritorno in Francia e s'immerse, insieme a Defert, nel nuovo mondo del radicalismo politico. Questa fase della sua vita sarebbe durata, più o meno, cinque anni. In questo periodo, come ebbe modo di ricordare più tardi, fu affascinato da forme di azione politica in cui fosse implicito "un impegno personale, fisico ... Da allora in avanti, i miei sforzi personali furono diretti a fissare una certa modalità di riappropriazione sia di ciò che mi aveva dominato durante il lavoro sulla follia, sia di ciò che avevo visto in Tunisia: l'uno e l'altro aspetto riscoperto ed esperito". 6 L'attivismo di Foucault si dispiegò in molte forme. Partecipò a marce, firmò petizioni, rilasciò interviste provocatorie, e partecipò di persona anche a molte manifestazioni, finendo arrestato in più d'una occasione. Coraggioso, pronto a esporsi anche dal punto di vista fisico, mise il suo corpo in prima linea. Per lo più egli si ritrovò a fianco della Gauche proletarienne, o GP (o ancora più esplicitamente i "maoisti"), che divenne il primo gruppo politico veramente decisivo della sua vita. Fondato alla fine del 1968 da un giovane militante, Benny Levy (che però in quegli anni si faceva chiamare Pierre Yictor), la GP assemblava nelle sue fila i veterani del maggio, alcuni di riconosciuta fede anarchica, altri ultra-marxisti. Benché il gruppo fosse relativamente piccolo, il suo prestigio era enorme: incarnando i modelli più puri di ardore e impegno politico, il gruppo seppe fondere il piacere del disordine mutuato da Bakunin e il genio della strategia dispiegato da Lenin. Attraverso modalità con le quali nessun altro poteva rivaleggiare, la GP prometteva di portare innanzi il movimento scaturito dal maggio '68, prolungandone la durata attraverso la gestione delle caotiche energie che aveva scatenato. li suo punto di forza era l'azione diretta del!' ostruzionismo spettacolare: per esempio rubare del paté da una gastronomia di lusso per darlo agli immigrati; distribuire biglietti validi per il metrò a pendolari bisognosi; offrire diplomi scolastici in bianco ad anonimi passanti. Il governo non la prese sul ridere. Fu dunque fondata un'organizzazione clandestina. E nel 1970, appena dopo che la GPfu messa fuori legge, Oaniel Defert ne divenne membro. Il gruppo di contro-informazione carcerario a cui Oefert e Foucault diedero vita l'anno seguente aveva, in parte, come obiettivo la sfida dei modi convenzionali di intendere male e bene, innocenza e colpevolezza, premio e pena. Al tempo stesso aveva anche il compito molto più pratico di aizzare lo scontento nelle carceri francesi, dove le condizioni di vita erano spesso deplorevoli - e dove vi scontavano la pena un certo numero di militanti maoisti. Gli sforzi di Oefert e Foucault, pur all'interno delle agitazioni maoiste, ebbero un certo ruolo - in che misura è difficile stabilirlo - nel provocare una serie di rivolte che scossero la Francia fra il 1971 e il 1972.7 A metà 197I, Foucault ricapitolò le sue idee politiche in SUFOUCAULT75 un'intervista condotta dagli studenti liceali in rivolta e pubblicata su "Actuel", ai tempi la rivista più outré della contro-cultura francese. li titolo del pezzo suonava Al di là del bene e del male. Dal!' inizio della conversazione, Foucaultcritica l' "umanesimo", definito come "tutto ciò che, nella civiltà occidentale, limita maggiormente il desiderio di potere". Il suo obiettiyo politico è quello - dice - di raggi ungere una "desoggetti vizzazione della volontà di potenza". Per ottenere questo risultato è necessaria una "simultanea agitazione della coscienza e delle istituzioni". L'obiettivo istituzionale è semplice ma radicale: "L"assetto sociale' (l'ensemble de la societé) è proprio ciò che non dovrebbe essere preso in considerazione se non come qualcosa da distruggere". Al contempo, i ribelli possono stringere d'assedio il nemico. Se un aspetto cruciale della politica è la "soggettivizzazione", ogni individuo può fare i conti con la propria interiorità ·come fosse un campo di battaglia nel quale rovesciare "il soggetto in quanto pseudosovrano". Esito al quale pervenire attraverso un'ampia varietà di esercizi molto concreti: "la soppressione dei tabù, dei limiti e delle divisioni imposte ai sessi; l'esplorazione del!' esistenza in comune; l'allentamento delle inibizioni attraverso le droghe; l'abbattimento di tutte le proibizioni che caratterizzano e pilotano lo sviluppo dell'individuo normale ... mi riferisco insomma a quelle esperienze che sono state messe al bando dalla nostra civiltà," dice Foucault, "o che essa accetta solo in letteratura".8 Nel 1971, più o meno nello stesso periodo, all'interno della Gauche proletarienne, si cominciò a discutere freneticamente sul concetto di giustizia e fin dove poteva arrivare la violenza in un movimento che andava dichiaratamente al di là del bene e del male. Il 5 febbraio 1972, Foucault dibatté questi temi con Pierre Yictor in un'intervista registrata per "Les temps modernes". "La mia ipotesi", spiegò Foucault, "è questa: che il tribunale non è la naturale espressione della giustizia popolare, ma che, semmai, la sua funzione è proprio quella di ingabbiarla, dominarla e reprimerla". La giustizia popolare, suggerì Foucault, è meglio rappresentata dalle manifestazioni di violenza senza freni inibitori. I massacri di Settembre, durante la Rivoluzione francese, erano esemplari in tal senso. Come pure lo era stato, durante la Rivoluzione, l'adozione del "vecchio costume germanico" di sfilare "con la testa del nemico infilzata su un bastone, onde la gente vedesse chi era stato ucciso". Naturalmente, non si tratta di abbandonare il popolo ai propri capricci: "un apparato rivoluzionario" èdi qualche utilità, ma solo seè usato "per educare le masse e la volontà delle masse a prendere la parola, a dire: 'Quest'uomo non si può uccidere' o 'Quest'uomo deve essere ucciso'". 9 Uccidere non era un tema accademico per la Gauche proletarienne. Nel gruppo agivano un'ala paramilitare e un commando. Come le Brigate rosse in Italia e la Baader-Meinhof in Germania, il rapimento, la tortura e l'uccisione fanno ben parte delle attitudini del gruppo. Il 25 febbraio 1972, dopo l'uccisione di un operaio maoi ta per mano d'una guardia giurata della Renault, un commando della GP condusse un'operazione di rappresaglia e rapì un impiegato della compagnia. La cosa fece molto rumore in Francia: per quell'azione i maoisti furono coperti di critiche e, incalzato dalle polemiche, il commando della GP si affrettò a liberare l'impiegato rapito, incolume. Il dibattito su violenza e terrorismo acquistò spessore fra le stesse fila dei maoisti. "Un marxismo libidinoso, un gioioso immoralismo" (così lo battezzò più tardi Benny Levy) aveva spinto l'ultra-sinistra francese dentro un'apocalittica partita a poker politica: era tempo di alzare la posta o passare. 10 Forse liberare la volontà-di-potenza commettendo atti di "giustizia popolare", quanto crudeli o criminali non importa, fu
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