Linea d'ombra - anno XII - n. 92 - aprile 1994

VEDERE,LEGGERE,ASCOLTARE 71 cosiddetta letteratura per l'infanzia: l'uscita più recente è Il Giornalinodi Giamburrasca, diVamba, ottimamente curato daFernando Tempesti. Tra i titoli usciti precedentemente voglio ricordare soprattutto l'eccellente Pinocchio, curato dallo stesso Tempesti, e l'altrettantoeccellentePeter Pan di James Matthew Barrie(il testo teatrale del 1904 da cui provengono le successive scritture letterarie dello stesso Barrie), accompagnato da una molto importante introduzione di Francesco M. Cataluccio. Questi libri avrebbero potuto - e potrebbero - fornire l'occasione per ragionare su cosa possa significare e quali implicazioni possa innescare il proporre ai ragazzi la mitologia, l'avventura, la memoria, i "rifacimenti", l'allegria, il dolore. E un' occasione particolarmente felice sarebbe potuta essere l'uscita di Memorie di una mucca di Bernardo Atxaga, pubblicato nella collana "Il battello a vapore" dellaPiemme: un libro molto bello, che dovrebbe essere letto anche dagli adulti, come peraltro può immaginare chi già conosca lo scrittore basco, del quale sono usciti fino ad ora in italiano soltanto alcuni racconti, poesie e un'intervista in "Linea d'ombra" (nn. 28, 55, 66, e un incontro tra Atxaga e Rigoberta Menchu sul n. 87) e il bellissimo Obabakoak presso Einaudi. Memorie di una mucca è un libro che potrebbe essere oggetto di felice esemplificazione per quello che a me sembra essere uno dei gesti pedagogicamente e civilmente più pregnanti: la lettura, parallela e complice, di uno stesso libro da parte di un adulto e di un ragazzo. È un libro, divertente e avvincente, che offre diverse possibilità di lettura: a me qui preme però soprattutto evidenziare che si tratta di un libro che ronza molto sulla ricerca dell'identità, sui labirinti e sui deserti-anche e soprattutto di solitudine-che è necessario percorrere per cercarsi e, eventualmente, trovarsi. Un libro che, senza togliere nulla al fascino delle vicende che ci attorniano, non nasconde che le avventure più forti sono quelle interiori. Un libro in cui- Paesi Baschi, anni Quaranta, vivissima l'esperienza della gue1Ta civile - agiscono svariati bovini e cinghiali e umani; ma i conti decisivi devono essere fatti soprattutto con quella voce che parla dentro, quella voce incessante che Mu, io narrante, dopo avere scartato di chiamare con i nomi che da più parti le vengono suggeriti (Coscienza, Spirito, Inconscio, Angelo Custode, Voce) decide di identificare con l'inequivoco nome di Scocciatore. Un ]jbro, per certi aspetti, connotato anche proprio dall'ombra del Piccolo Principe di Saint-Exupéry, soprattutto perché ripetutamente vi si scopre che molte cose sono nient'altro che pura apparenza, e quindi l'essenziale (chela volpe del Piccolo Principe definiva "invisibile agli occhi") va ricercato altrove, magari dentro le cose "brutte e miserabili", perché esse a volte "possono nascondere grandi meraviglie". E non solo: dal libro di Atxaga si apprende, dolorosamente, come il tentativo di arrivare ad essere una mucca autentica, non stupida come tante, porti necessariamente a dover percorrere quel terribile deserto che si chiama Solitudine. A me sembra che libri come Memorie di una mucca, come Il piccolo principe, come Pinocchio, abbiano molto da dirci, adulti o ragazzi che si sia, e forse soprattutto proprio su quei terribili dese1ti di So]jtudine che è necessario percorrere per cercarsi - se non anche per crescere e cambiare. . Queste nuove edizioni avrebbero potuto - e potrebbero - costituire un'impo1tante occasione. Quella del libro di SaintExupéry è la ventinovesima nei Tascabili Bompiani, ora rinnovata perché corredata dalle illustrazioni a colori dello stesso autore e da un'introduzione di Nico Orengo. Il Pinocchio di Tempesti per Feltrinel li è praticamente un'edizione c1itica,filologicamente molto rigorosa, che riproduce quasi esattamente - seppure senza quel- !' accuratissima bibliografia - l'edizione che Tempesti approntò dieci anni fa per Mondadori, riproponendone le splendide note: note che si possono anche leggere a sé, come un bellissimo libro di storia della lingua e della cultura italiane. Qualche tempo fa Miche) Tournier (del quale è appena stato ristampato nei Tascabili Einaudi Venerdì o il limbo del Pacifico, la cui riscrittura "per ragazzi" - Venerdì o la vita selvaggia-, che Tournier sosteneva di avere realizzato non per metterlo alla portata dei bambini ma "per migliorarlo in assoluto", è finalmente nuovamente disponibile grazie ai "Tascabili dei bambini" di Vallardi) affermò in un'intervista: "Le Petit Prince di Saint-Exupéry è un capolavoro, ma non lo darei a dei ragazzi. Penetra in un senso dell'orrore della vita e si conclude con il suicidio del piccolo principe". È vero: Il piccolo principe - e non soltanto per quella conclusione - è un libro intriso di tragico, e lo è almeno quanto Pinocchio. Eppure li darei entrambi, questi lib1icosì tragici, a dei ragazzi. Li darei senz'altro, perché si tratta di libri che sono pienamente "storie del Bosco". E altro non serve, o serve a ben poco. È a ragazzi lasciati soli, invece, che non li darei. Nel bellissimo L'invenzione della solitudine (Anabasi 1993), importante anche per la lettura di Pinocchio che lo percorre, Paul Auster scrive: "Raccontami una storia, dice il bambino. Raccontami una storia. Ti prego, papà, raccontami una storia. Allora il padre si siede e racconta una storia a suo figlio. O gli si sdraia accanto nel l'oscurità, tutti e due nel letto del bambino, e corni ncia a parlare, come se la sua voce fosse la sola cosa rimasta al mondo, raccontando una storia a suo figlio nell'oscurità. (...) E anche quando il bambino chiude gli occhi e si addormenta, la voce di suo padre non cessa di parlare nell'oscurità". Ecco, sì, bambini e ragazzi la voce dei cui padri non cessi di parlare nell'oscurità, bambini e ragazzi i cui padri non rifuggano dall'intraprendere letture parallele e complici potrebbero affrontare anche il cupo notturno di Pinocchio e del Piccolo Principe, i roveti e le serpi, la guazza e gli assassini, i deserti di Solitudine e l'immane Bosco. Bambini e ragazzi che siano posti - e ·non soltanto dai padri - in condizione di vivere la necessaria e inevitabile solitudine senza essere soli potrebbero affrontare anche le turpi insensatezze della cosiddetta realtà, tra le quali si ha il dovere di annoverare le ciarle sulla Scena e i silenzi sul Bosco. Alberto Rollo (Milano 1951), consulente editoriale e direttore artistico di una casa di produzione di video, collabora ali' inserto libri dell'"Unità" e traduce narrativa inglese e americana. Ha scritto per il teatro (Tempi morti, 199l ). Luca Mosso (Bormio 1962), laureando in Economia e commercio, si occupa di cinema e di iniziative di organizzazione culturale. È tra gli animatori del Circolo cinematografico Vertigo di Milano. Alberto Saibene (Varese 1965) collabora con RAl 3, lo Studio Equatore di Milano e svolge attività editoriale. È tra gli animatori del Circolo cinematografico Yertigo. Giuseppe Pollicelli (Roma 1974) collabora con recensioni e saggi a molte pubblicazioni di fumetti. Un suo racconto è apparso nel volume antologico Gli adolescenti raccontano (Sansoni 1993) e un altro su "Frigidaire". Sulle pagine di "New Age Music and New Sounds" ha esordito come sceneggiatore di fumetti realizzando, con i disegni di Francesco Artibani, la serie mensile di tavole Storie inquinate. Errata corrige: a p. 30 del numero di marzo di "Linea d'ombra", alla fine del racconto di Marcello Benfante, Cattivi si nasce, manca l'ultima riga del testo. Riportiamo qui l'intera frase: "E passo il mio lungo tempo ad odorare il vento e giocare con gli scorpioni".

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