Linea d'ombra - anno XII - n. 92 - aprile 1994

amministrativismo condominiale e si è logorata nelle infinite ancorché doverose lotte difensive; non una parola sui 'doveri' se non chiamandoli 'sacrifici', non una attenzione agli 'altri' se non quando d trattava di 'diversi' che comunque vivono con noi e pensano come noi. Troppo poco per rilanciare una sinistra "dei valori", come dice Orlando; troppo poco per promuovere una 'sfida', che è l'unico modo in cui la sinistra - vincente o perdente che sia - realizza se stessa. Dall'altra poi la politica culturale delle distrazioni e degli intrattenimenti, delle provocazioni e delle liberazioni di costume, ha puntato sulla facilità (già qualità) della vita e sul turismo spettacolare, ha allenato al consumismo televisivo e ha trascurato la scuola, proprio come è successo a Pinocchio ... Una cultura di sinistra che è stata una coltura delle destre. Come fermare adesso il sogno di un illimitato consumismo e cambiare le abitudini di un esercito di teledipendenti nutriti persino con gli Avanzi? A questo punto non una destra qualsiasi, ma quella che sugli avanzi della Rai ha costruito la più grande televisione commerciale del mondo, quella che del programma di intrattenimento e del successo dei programmi ha fatto la sua naturale bandiera, quel la che può promettere un milione di posti di lavoro perché nell'attesa regala milioni di gettoni d'oro, quella che sostituisce i pietosi bollini della sanità con i moderni buoni sconto per la scuola ... quella destra è per davvero vincente. Per la semplice ragione che ha già vinto, perché non è la novità, ma la continuità di una cultura che tutti hanno contribuito a creare. L' "uomo ricco" è solo l'altra faccia - ma la faccia opposta - dell'Uomo Forte della destra nostalgica: non è prepotente ma potente, non è rassicurante ma è già sicuro. non ha bisogno di voti per il suo successo perché è lui il "successo". non ha bisogno di rubare ma semmai Io ha già fatto ... E si potrebbe continuare, ma a che pro? Tanto ormai si è capito che il nuovo che ha fatto vincere la destra non è il quattrino, ma il fatto che ha potuto contare su un voto uno e trino. Il Ricco, il Bruto e il Castigo (visti da sinistra) hanno potuto offrire all'elettorato un vantaggioso Foto di Pietro Crocchioni. scambio di tre fustini al prezzo di uno: la Forza, la Protesta e la Storia della destra in un colpo solo. Cosa si poteva chiedere di più? E così, una volta che la cultura di sinistra è riuscita a liberare dai suoi scrupoli retrivi e dalle sue irragionevoli paure l'elettorato di centro, una volta che la politica di sinistra ha ricevuto in premio e in pagamento quei suoi quattro sindaci di altrettanto prestigiose città, la grande maggioranza non più silenziosa né retriva ha potuto esprimersi come meglio credeva, ponendo a sua volta in libera uscita i propri sani e moderni istinti commerciali e facendoci uscire tutti da un equivoco. Sì, perché il primo grande risultato di queste elezioni sta nella fine di un'illusione ottica: l'Italia è di destra, Io è sempre stata anche quando si chiamava democristiana o socialista, anzi quei partiti (nonostante i furti e i figuri) hanno sempre cercato di spingere o di DOPOLEELEZIONI 5 mascherare un po' a sinistra le vere aspirazioni e le vere intenzioni della maggioranza degli italiani. Quando tutti si sforzavano di indicare, come risorsa o come minaccia, il fiume della grande tradizione di sinistra come una peculiarità del nostro paese, magari sottolineando quel Partito Comunista d'Occidente più grande d'Europa (che, indirettamente, è stato peraltro la fonte primaria del credito finanziario e politico di cui s'è goduto fino all'89!), si scordavano di vedere in quale popolosa vallata di destra scorreva quel fiume. Adesso il presepe è ridiventato normale: un ruscello un po' inquinato scorre ancora sotto i ponti della storia, ma sappiamo come la pensano i pastori e quale miracolo attendono guardando dentro il televisore del Salvatore. Non si illuda l'opposizione progressista di cogliere in castagna l'avversario: il miracolo sta già tutto nella composizione delle attese e non nella soddisfazione delle promesse. A noi non resta che rinnovare una forse semplicistica proposta e dall'altra produrci in una davvero semplice profezia: l'invito è ancora quello che dalle pagine di questa rivista Luigi Manconi rivolgeva all'allora PCI perché "saggiamente si sciolga"; la proposta di allora riguardava I' inconsistenza e l'inutilità di una organizzazione in qualche modo concentrata e congelata sull'azione politica (sempre più solamente e chiaramente elettorale), invece che diluita nel sociale e impegnata nelle tante occasioni e situazioni dove serve svolgere attività di solidarietà - attività "altruistiche alla lettera" scriveva Manconi. Oggi questo stesso invito potrebbe diventare più politico e controbattere la tendenza ad arroccarsi e a perfezionare le organizzazioni e gli schieramenti, la tentazione dei partiti e partitini a contare sui propri zoccoli duri con i quali, come si è visto, non si galoppa lontano. "Sciogliersi" vuol dire liberare e lasciar proliferare le minoranze attive e le correnti di pensiero, riaprirsi alla realtà sociale e rilanciare un più ampio e più rigoroso dibattito culturale. La facile profezia è che ci si guarderà bene dal farlo, anzi, al contrario - e come sempre - i Progressisti riveleranno la loro anima conservatrice anzi l'istinto a tesaurizzare, a "capitalizzare" il risultato ottenuto. Si cercherà di produrre un controllo e un accentramento maggiore, si combatterà la dispersione del voto in quelle listarelle che non arrivano al quattro per cento, si richiamerà il mito e la necessità del grande partito di massa, che ancora oggi - già lo dicono in troppi - è riuscito ad essere il secondo partito d'Italia, con in più stavolta la garanzia di essere l'insostituibile polo della moderna e agognata Alternanza Democratica. Un polo magari non vincente, ma - quel che più conta - confermato in eterno. Vincerà magari sempre la Forza ma noi sapremo essere il Coraggio!

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