VEDERE,LEGGERE,ASCOLTARE 67 pittura e teatro, il brevissimo Il tempo di morire di Sara Maggi, sul tema di amore e morte rivisitato in computer graphic. Un nome da annotare è quello della bolzanina Susanna Schoenberg, 27 anni, che dedica il suo lavoro a Silvia Baraldini. Sono pochi minuti di videoteatro che raccontano le condizioni di chi vive in una cella di isolamento. Non ascrivibile a un genere particolare è Il teatro è una bestia nera! della milanese trinacrizzata Roberta Torre, biografia di un personaggio immaginario nel racconto degli amici. Del video è da apprezzare soprattutto il sense of humour, merce abbastanza rara tra i filmmaker (in questo senso è da ricordare il divertente Intervallo-Lourdes degli intervallisti di Rai 3, i torinesi Cocito e Pastore). Da segnalare è il brasiliano Marcos Jorge, 29 anni, che vive tra Roma, Stati Uniti e Brasile, autore di Lettera a Bertolucci, una video-lettera abile nel mettere insieme autobiografia e rimandi all'opera di Bernardo, e del più ambizioso Reflections, composizione che riunisce le immagini di due monitors in uno schermo unico, tentativo riuscito di usare le potenzialità del video in uno stile che può ricordare le opere di Godfrey Reggio. Per la paite più propriamente documentaristica si può cercare di individuai·e alcune categorie. I risultati meno brillanti sono quelli del documentario etnografico in bilico tra un terzomondismo ingenuo o retorico e l'annullamento del punto di vista occidentale in taccuini di viaggio fatti di sensazioni ed emozioni non approfondite. Il documentario d'inchiesta, genere ormai residuale nella programmazione televisiva, ricordato Crotone, Italia del capofila Daniele Segre, appai·e genere poco praticato anche dai filmmakers (lodevoli eccezioni sono, almeno nelle intenzioni, Abruxià diLillus,Pera,Filippi sui minatori del Sulcis e Zona 167 di Piva e Guario sulla disastrata perife1ia barese). E spiace che, mentre sul versante giornalistico-letterario cominciano a farsi numerosi i reportage di buon livello di argomento sociale, tra i videomakers manchi la curiosità di documentare questo momento di passaggio della storia nazionale. Documentari su travestiti, spogliarelliste, inchiestine sul sesso o sulla pornografia che stanno su una Iinea di confine tra ciò che si può mostrai·e in TV (ormai quasi tutto) e ciò che trasgredisce il "comune senso del pudore" televisivo, costituiscono un filone abbastanza nutrito. I risultati sono vari (da citare Promessi sposi della napoletana Antonietta De Lillo per il pudore con cui racconta la storia d'amore fatta di diversità), ma si ha l'impressione che la tematica sessuale sia consunta dallo sfruttamento televisivo. Un'ultima categoria può essere quella del ritratto, che spesso diviene ricerca dei maestri. Vero e proprio ritratto è il bel lavoro che Mario Martone dedica al mercante colJezionista di arte contemporaneo Lucio Amelio. Lucio Amelio I Terrae motus, prodotto dalla Raie girato con tecnica mista, colpisce per l'abilità di Martone nell'individuare personaggi forti (Caccioppoli, Amelio), attorno ai quali costruire una storia·. Prodotto dalla Rai è anche Le ceneri di Pasolini di Pasquale Misuraca che si avvale di materiale d'archivio e di spezzoni di film per comporre un ritratto dell' intelJettuale friulano. Merito principale del documentario è quello di ridare la parola a Pasolini, sottraendolo al pasolinismo. Alcuni dei risultati più interessanti vengono da chi ha ibridato il documentario con i linguaggi e le tecniche della videoarte. Le immagini documentaristiche vengono sottoposte ad una serie di elaborazioni che le raIJentano, le deformano, le sgranano, falsandone forme e colori. Più del vitreo realismo della telecainera, interessano le qualità pittoriche dell'immagine elettronica; più della fedeltà riproduttiva conta l'impatto emotivo che il tremolio dei pixel riesce a creare. Gran parte dell'efficaciadiL'amore vincitore, videoritratto di Derek Jarman, sta proprio nella traballante imprecisione della sagoma del regista inglese, intervistato da Roberto Nanni, nel costituire un corrispettivo visivo della precai·ietà esistenziale del personaggio. Nanni, bolognese, 34 anni, da un incontro di 4 ore estrae 30 minuti di grande intensità nei quali Jarman parla dell'infanzia italiana, del rapp01to con l'Italia, del rimpianto per la "punk era", dei plumbei anni thatcheriani, del senso di comunità che dà il lavoro cinematografico e della scelta di rendere nota la malattia che Io porterà alJa morte. È un'opera che meriterebbe di avere una distribuzione non clandestina. Questo allargamento delle possibilità espressive del documentario, una volta controllate le inevitabili derive estetizzanti (non a caso riconoscibili soprattutto in documentari di viaggio, impegnati più a cogliere l'ineffabile che ad analizzare la realtà), potrà contribuire al superamento del realismo di maniera che affligge molti video di inchiesta, iJTimediabilmente ancorati alla documentazione di primo livello. Il problema principale resta comunque l'assenza di un vero pubblico (i frequentatori di questo tipo di rassegne, principalmente autori e addetti ai lavori, non costituiscono certamente un riferimento significativo), con cui confrontarsi. Insieme all'evanescenza della committenza, il vero handicap per i videomakers è la mancanza di interlocutori esterni, a meno di accontentarsi della marginalità programmatica delle notti di Rai 3. AMORE/MORTE. TIZIANO SCLAVI TRAFUMETTOEROMANZO GiuseppePollicelli Tiziano Sciavi, prolifico e versatile scrittore di romanzi e fumetti attivo nel campo editoriale ormai da vent'anni, ha ampiamente dimostrato di percepire la realtà che lo circonda in modo alquanto diverso da quello della maggioranza e hadato prova di ciò non soltanto quando ha potuto sfogare liberainente i suoi tonnenti interiori e comunicare gli ideali in cui crede, ma riuscendo a essere se stesso anche avendo per le mani personaggi ideati da altri. La sua personalità è così forte che gli consente di plasmai·e a piacimento topoi e caratteri già consolidati. Si suole dire che tutti i romanzieri, soprattutto i più grandi, non facciano altro che riscrivere sempre la medesima storia, apportando di volta in volta varianti minime che sòvente riguardano esclusivamente le ambientazioni ei personaggi di contorno: ebbene, sequestoè vero per altri, massimamente loè perSclavi. Sin dal suo romanzo d'esordio, Film, lo scrittore di Broni ha deciso di raccontarci alcuni momenti di una tragedia che si reitera all'infinito. Gli uomini nascono, vivono ripetendo quotidianamente gli stessi
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