forza: J. la costante presenza dei protagonisti dei seiial televisivi più popolari; 2. la posta (scandita in Caro Cioè, Solo per lui; Beauty Posta; Bacheca; Rispondi presto); 3. il test; 4. l'oroscopo; 5. le rubriche di consigli (Segreti inrosa; Famiglia che stress, ecc.); 6. il fotoromanzo; 7. i servizi sui divi emergenti. La caratte1istica fondamentale del punto n.1 è quella dello sfruttamento a tappeto dell'attore-personaggio: finché dura la serie, il corpo della star passa e ripassa sulle pagine del periodico accompagnato da titoli-promesse su "nuovi particolari" della vita della star, per lo più "meravigliosa" ma iicca di "tanti punti in comune" con quella del lettore. Dal che si deduce il processo di scambio e ricambio in atto fra pagina e teleschermo. Il divo non è solo un "divo del momento", ma la fissazione di una fantasia. Molto diversamente dalla mitologia classica hollywoodiana, la star non è solo l'emblema di un mondo altro rispetto a quello del lettore (per certi aspetti questa differenza suona attutita, essendosi effettivamente ridotta la distanza fra i due mondi) , ma è soprattutto la fungi bile incarnazione del quotidiano sogno-ad-occhi-aperti. Come tale il corpo della star viene consumato compulsivamente e in dosi massicce. Obbedendo allo spirito collettivo dei serial di successo (Beverly Hills, Me/rose Piace), la martellante parata di "big" offre, inoltre, una consumazione mista, passibile di rapidi aggiustamenti del desiderio, o addirittura di contiguità, in perfetta consonanza con l'irresolutezza della fantasia adolescenziale. La meccanica della ripetizione implicita nel serial viene ribadita sulla pagina dei periodici adolescenziali ma a una velocità molto più accelerata, perché priva del sostegno, sia pur minimo, di un racconto. Luke PeITy, Jason Priestley, Grant Show sono facce, corpi, per l'appunto, mari badi ti come concetti, come concetti del la filosofia dell'onanismo che è per l'appunto fondata sulla ripetizione e l'interscambiabilità. N.2, la posta. È la premessa del punto 5 (i consigli) e, più in generale, di quel manuale "per il buon uso gergale de li' adolescenza" che il periodico è nel suo complesso. La "posta" non costituisce un reperto dal punto di vista linguistico, neppure quando potrebbe esserlo: quel che ha dmtto di dimora sulle pagine dei periodici adolescenziali è il "problema" e la risposta che ad esso vien data. E il "problema", si sa, implica, proprio nella sua "gergalità" di secondo grado, la genericità morale di un catalogo merceologico. Un catalogo che - come tutti i cataloghi-può forse tradire un'utilità diversa da quella per cui è stato stampato. Leggendo le pagine dedicate ai "consigli" (sull'amore, sull'amicizia, sul sesso, sui rapporti inte1farnigliari) si ha la sensazione di un vero e prop1io bombardamento di "buon senso": vale a dire che la normatività del sì e del no (ideologica, religiosa o estetica) lascia volentieri il posto a una "saggezza" analgesica, fortemente episodica e non-normativa. La cauta assenza di norme (e dunque di conflitto) non cancella tuttavia la dimensione prescrittiva (cosa fare se..., cosa fare quando ...cosa fare per. ..) che regola la moralità parcellizzata del lettore (della lettrice) ideale. Lo spazio dedicato a test (n. 3) e oroscopi (n. 4) è un'emanazione necessaria del punto n. 5, nel senso che il "consiglio" si allarga a macchia d'olio cercando autorità in strumenti simbolicamente compresi fra l'asettico studio delle dinamiche comportamentali e il verdetto assoluto delle stelle. Al di là della sua applicazione funzionale (come è noto, "si testano" i prodotti per studiare potenzialità e strategie di mercato) il test è una modalità conoscitiva che elude il linguaggio, la dimensione espressiva del linguaggio. li successo dei test nella fascia adolescenziale (esiste anche un mensile "specializzato" della News Market, "Conoscersi con i TEST", espressamente dedicato all'area giovani) non può non essere connesso a questa sottrazione di responsabilità linguistica. Non solo. In quanto approssimazione infinita a una verità non formulabile (la 1isposta alla domanda "chi sono io?"), il testobbedisceal c1iteiiodell'iterazione, della ripetizionealt:rettanto infinita di esiti parziali che, come s'è visto, è caratteristico dell'operazione editoriale di cui ci stiamo occupando. In tal senso è pe1fettamente funzionale alla creazione di "analfabeti secondari". Piuttosto che la conoscenza di sé, il test finisce per promettere un puntiglioso scrutinio delle modalità comportamentali: come il prodotto testato per il mercato, il "figlio dell'analfabeta secondario" ha la possibilità di verificare la propria compatibilità o meno col "mondo", senza doverla mai esprimere autonomamente. Se "Cioè" ritaglia un piccolo spazio per l'adolescente maschio o comunque non si denuncia come periodico femminile, giocano invece su un versante decisamente femminile "Cioè giri", "16anni", "Pupa" e "Cleò". L'impianto resta sostanzialmente lo stesso ma aumentano le rubriche dedicate alla cura del corpo, all'estetica, ai problemi sentimentali e diminuiscono i servizi sul mondo dello spettacolo (anche se ai "big" è riservato comunque lo spazio del poster). La "definizione infinita" Il tema-p1incipe del periodico "giovane" e dichiaratamente femminileèindiscutibilmentela "p1imavolta". Iln.17 di" 16anni" si apre con una rub1ichetta battezzata gene1icamen te" Amore", tre pagine redazionali in prima persona (non c'è traccia di firma) che raccontano l'incontro con un ragazzo e l'incantesimo dell'innamoramento. Si procede per standard: "E pensare che è iniziato tutto per gioco" "Eravamo in pizzeria" "Mi ha chiesto il numero di telefono", "Ogni attimo della giornata è rivolto a lui" "Non ho fatto che riempire il mio diario con il suo nome: Enrico, Enrico ..." "Spero che presto mi chieda di fare l'amore", "Talvolta provo un iITefrenabile impulso a chiederglielo io". Sospeso fra canzonetta, romanzo rosa e diario sentimentale, il raccontino disegna una
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