Linea d'ombra - anno XII - n. 92 - aprile 1994

.. -~ - VEDERE,LEGGERE,ASCOLTARE 61 Fantini nel raccontarci tante vicende e tanti personaggi giustifica l'idea di una città spugna e di un inferno tollerato. Nessuno chiede di andarsene. Solo un marocchino dichiara la resa: partirà però soltanto quando un amico aJTiverà dal Marocco. Gli altri, i suoi connazionali, gli eritrei, i senegalesi, i filippini, quelli dello Sri-Lanka, s'arrangeranno. Dante che è del Mali avrebbe persino trovato moglie, se la sorella non l'avesse costretto a prendersene un'altra. Il marocchino che vende accendini organizza un commercio con il suo paese: torna in Marocco con una vecchia auto ricolma di ogni cianfrusaglia e la 1ivende. Saidou Mussa Ba, senegalese, recita in teatro nella Tempesta di Tadini. L'italiano Peppino fa lo scaricatore, vende un po' di "roba", ma non si droga. Gli operai cendono in piazza e difendono il loro lavoro senza neppure aver bisogno del sindacato. li pensionato si inventa custode dello stabile Iacp ... La signora del bancone con il figlio poliomielitico fa il giro delle lavanderie e raccoglie tutti i vestiti che i clienti hanno dimenticato. Rivende e guadagna. L' edicolante del turno di notte in corso Buenos Aires sostituisce nel le vetrine "Panorama", I' "Espresso", "Natura Viva", "Dieta oggi" con una marea di cassette porno, merce di qualità. Torna a casa alle sei del mattino. Alle dieci va di guardia ad un laghetto di trote per la pesca spo1tiva. li rom si rivela operatore culturale per il comune di Milano. Finché dura, intanto compra e vende Mercedes, Porsche, Ferrari: "Anche i miei antenati vivevano allevando e vendendo cavalli". L'arte di aJTangiarsi che il dopoguerra aveva att1ibuito unilateralmente e sommamente a Napoli, trova qui, di questi tempi, in questa città trasformata, una somma interpretazione. Una volta i ruoli erano definiti, c'erano le fabbriche, c'erano gli uffici, c'erano i negozi e c'erano quindi gli operai, gli impiegati e i cornn1essi. Adesso gli operai sono spariti e il terziario legato alla produzione (quello tipico dei colletti bianchi Fiat) è allo stremo. Sopravvive il terziario di servizio pubblico e privato, tutto ciò che fa informazione, ad esempio editoria e televisione, sopravvivono i commessi. Gli altri si danno fare, si aJTangiano (scrive Fantini: "Tra i 68.531 avviati al lavoro nel l 987, 36.241 erano figuranti, persone adibite a battere le mani durante show e quiz televisivi). La particolarità di Milano è che nella crisi ha avvertito la crisi meno di altre città e il suo arrangiarsi non è stato mai e non è una guerra tra poveri per strapparsi l'ultimo tozzo di pane e l'ultima buccia di banana. Miracolosamente, o per f01tuna o per abilità (e su questo andrebbe la pena di ragionare) i suoi poveri sono stati meno poveri. Milano data per morta migliaia di volte ha sempre dimostrato invece vitalità inventandosi luoghi, funzioni, fonti di reddito. Resta un "inferno", come Roma, Napoli, New York, Città del Messico, forse perché questo èil destino della metropoli, troppo grande e complicata per essere anche ben governata, forse perché, come si diceva una volta, manca di un "progetto" (e ha perso una grande occasione negli anni Settanta). Colpa del centrosinistra, del centro e della sinistra (che l'ha privata della sua cultura c1itica, operaia, d'opposizione, mescolando le caite in tavola, facendo commercio di ogni cosa, pur di compiacere tognoliaiù, pillitteriaiù, craxiani, intellettuali affini e tangentisti). È andata avanti per conto suo a dispetto di Craxi, Pillitteri, Borghini e Formentini, utilizzando un po' mefistofelicamente tutto e il contraiio di tutto. Non ha un'anima, se non peri soldi. Ma come racconta Fantini, di strada in strada, ha infinite possibilità. È più ricca di quanto sappia. Potrebbe ricominciare. Fantini dice dall'"amore" (leggere l'ultimo capitolo Fine del viaggio): operare collettivamente sulla base di amore (citando il rapporto Oltre i limiti dello sviluppo del Mit). Io dico dalla fotma: 1idisegnandosi un poco, dove è ancora possibile (e credo che lo sia molto). LAPAROLAALMONDO. UN SETTIMANALE TUTTODIVERSO GiovanniDe Mauro Incontrocon GoffredoFofi NTERNAZIONAL ~ " '" •~ ' ' ) T ,.. ~~-1 ' StOhe ~.2.. r.!eg i'invn.sionc di Pana.ml\.E altro. La sola novità vera nel mondo della stampa, in tempi in cui si strombazzano cambiamenti che sono solo imbiancature di stagione, copertura pesante di rughe di vecchiaia, è "Internazionale", il settimanale diretto da Giovanni De Mauro, giornalista men che trentenne che proviene dagli "esteri" de "L'Unità". Lo jànno assieme a lui Elena Bo il/e, Chiara Nielsen, Alberto Notarbartolo e Jacopo 'Zanchini, suoi coetanei. Pubblica ogni settimana una scelta di articoli da quotidiani e settimanali di tutto il mondo, in buone e veloci traduzioni; acclude schede e rubriche di notizie in breve, di dati da archiviare; mette a disposizione del pigro lettore italiano, viziato dalla supeifi,cialità televisiva e dall'infingardia di inviati nient'ajfatto "speciali", una messe di conoscenze e di opinioni che permettono di capire un po' meglio cosa sta accadendo altrove, in un'epoca in cui l 'altrove ci riguarda da vicino, più che mai. La curiosità era forte, di conoscere l'ideatore di quest'iniziativa così benvenuta, e che si è subito dimostrata così utile. Chi legge, De Mauro, "Internazionale"? Si direbbe soprattutto la provincia, il Centro-Sud: i luoghi dove il tempo ha un ritmo meno assurdo di quello delle città. Il nemico è però dovunque la Tv, e quando sale l'audience cala la lettura: è quasi una legge, ormai. Ci sembra - da un campione studiato - che i nostri letto1i appaitengano a due ambienti diversi: giornalisti, intellettuali, universitari, da un lato; imprenditori, gente che ha a che fai·e con l'estero per le sue attività professionali ed econonùche dall'altro (il grande interesse per il mondo arabo viene da qui, ha a che fare con questo secondo tipo di pubblico). In tutto, vendiamo in edicola intorno alle 15.000 copie. In realtà "Internazionale" dovrebbe essere una rivista per abbonati, ma le poste funzionano come funzionano, e il nostro è un settimanale legato all'attualità, che i lettori preferiscono comprare in edicola. I giornalisti che si occupano di esteri sono in genere dei copioni, e i loro direttori sono succubi del potere televisivo.

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