Linea d'ombra - anno XII - n. 92 - aprile 1994

Wolfdietrich Schnurre L'INCONTRO traduzione di Marilla Boffito li radiodramma o radioteatro è una forma d'espressioneartisticache ha avuto breve vita. La sua storia è legata al primo trionfo della radio, e va dagli anni Venti ai primi Cinquanta, quando la televisione l'ha ucciso per sostituirvi il teleplay (per breve tempo, perché forse troppo ambizioso per il livello di massificazione del pubblico su cui scommetteva la televisionepubblicità) e poi le telenovelas e, ahinoi, il peggio del peggio, il talkshow. Nel cui fanatismo del sé la televisione doveva reincontrare la radio: che cos'è, brutte facce e brutte pance a parte, la fissità dei comizi televisivi degli Sgarbi e Ferrara se non un incontinente ciacolar radiofonico, con una fotografia del parlante a fianco dell'apparecchio? Molte furono le teorie del radiodramma, e molti gli autori che vi si dedicarono. In La radio cerca la suaforma, scritto nell'esilio italiano, prima che anche da noi scattassero le leggi razziali, Rudolf Arnheim ha cercato di delimitare e sezionare il "mondo sensibile e perfetto" che si lega all'udito, a un unico senso; e di vedere gli effetti e le eventuali norme di un rapporto tra voce e silenzio, il potenziamento della voce tramite musiche e rumori, la delimitazione di uno spazio sonorocha lascia all'immaginario possibilità inusitate. Specifico dello spettacolo radiofonico è, insieme all'assenza di immagini, il rivolgersi sempre a un singolo ascoltatore, in una destinazione bensì di massa; di essere discorso a tanti che parla uno a uno. Hanno scritto radiodrammi Dylan Thomas (il più bello di tutti, Sollo il bosco di latte), e Be11olt Brecht, Alberto Savinio e Vasco Pratolini, Tyrone Guthriee Ceci IDay Lewis, Louis MacNeice e Archi bald MacLeish, Stephen Vincent Benet e Ernest Wiechert, Giuseppe Patroni Griffi e Diego Fabbri, Carlo Fruttero e Renzo Rosso, Carlos Larronde e, come è ben noto, Orson Welles (non solo La guerra dei mondi, anche una scoperta dell'America al seguito di Colombo). Hanno scritto radiodrammi assai belli, subito dopo la guerra, per guadagnare un pane scarso in un paese distrutto, molti giovani scrittori tedeschi, più o meno del "Gruppo 47": la Bachmann, Hildesheimer, Eich, Boli, Borchert, la Kaschnitz e altri, e tra gli altri gli svizzeri Frisch, Fassbind, DLirrenmatt. Per i giovani scrittori tedeschi, le radio dei lander furono una delle poche fonti di guadagno possibili, in tempi di fame; è anche per questo che nella Germania del dopo-' 45 fiorì il radiodramma. Di recente Adelphi ha riproposto Il buon dio di Manhattan della Bachmann; noi proponiamo invece in prima istanza un bellissimo esempio di radiodramma dovuto a uno scrittore poco noto in Italia, Wolfdietrich Schnurre. Nato a Francoforte nel 1920, morto nel 1989, di Schnurre i lettori italiani poterono leggere in una bella antologia feltrinelliana di giovani scrittori tedeschi, Il dissenso, uscita nel 1962, il racconto La frontiera, e una scelta di prose e poesie su "Il caffè", n.3 del 1963. Secondo alcune fonti è stato tradotto anche Unconto che non torna, a Milano nel 1960, ma non sappiamo per quale editore. Schnurre è stato in guerra dal 1939 al '45, se l'è fatta proprio tutta, tra i 19 e i 25 anni. Non ne è stato distrutto, e gliene è anzi venuta una volontà di vivere e di capire, e di aggredire spesso con un'ironia e un sarcasmo che nascondono dolore e reclamano rivolta, dimostrano la possibilità di lottare con i mezzi di una letteratura non conci Iiante. La sua letteratura - romanzi, racconti, poesie, radiodrammi-è secca e forte, e fortemente ritmata. Schnurre non ha avuto il successo di altri suoi contemporanei, e ha scontato forse la spinta autobiografica, realistica o fantastico-politica, di surrealtà quotidiana, poco lirica, della sua prosa. È un grande minore, rispetto agli Schmidt e ai Boli e alle Bachmann, e tuttavia è grande. Si vorrebbe conoscere di più della sua opera (/ fiori del signor Albin, 1955; li destino della nostra ciuà, 1959; Bisognerebbe opporsi, 1960; Il diario del barboncino Alì, 1962; Alcuni preferiscono andare nel bosco, 1978; ecc. ecc.; e la raccolta dei Racconti, 1966, e dei radiodrammi, 1967, quest'ultima, che comprende L'incontro, pubblicata dalla dtv, nel 1967, con il titolo di Camera ammobiliata sulla Sprea). Ma ci piacerebbe anche leggere, perché no, la raccolta dal titolo più promettente, che è del 1970: li lato allegro di Schnurre. (g. f) A una certa distanza gracchiare di cornacchie a più voci CUSTODDEELCIMITERO grida: Zitte, lassù! Il gracchiare cessa Con questo baccano non si sentono più nemmeno le proprie parole. Vi racconterò una storiella per la vostra edificazione. Niente di speciale, diciamo un frammento di vita quotidiana. Potrebbe succedere anche a voi, magari in forma un po' diversa. Mi ero appena messo a leggere gli annunci funebri della giornata, squillo di campanello che sento suonare. Passi Sembrava fatto apposta. Non ci si può riposare nemmeno un momento. Porta AN 1: Ehi, è lei il custode del cimitero? CusTODEG: ià, sono anche quello. ANNI:Ma insomma: lo è o non lo è. CusTODE:Lo sono, signorina, lo sono. Perché starei allora in questa baracca tra le tombe? ANNI: rabbrividisce Vorrei parlarle un momentino. CUSTODHE:a scelto un brutto rnomento. Fa freddo qui; il camino non ne vuol sapere. ANNI: È urgente. CUSTODE:va bene. Entri. Rumore di porta che si chiude. Passi Quando manca una donna, c'è un sacco di cose che non va. Ma una donna in un cimitero? È più roba da uomini, quello che capita qui. Cioè, roba da uomini non proprio. A guardar bene, niente affatto cose da mortali. ANNI: debolmente Mi sento poco bene. Posso sedermi? CusTODES: cusi tanto. Ecco qua, si metta in poltrona. ANNI: si siede Grazie tante. CusTODEU: n bicchier d'acqua? Con un po' di bicarbonato. ANNI:Lo stomaco non c'entra niente. CUSTODEA:h! Perché almeno non posa quella ...quella scatola di scarpe? A N1: moltoagitataLascatolanon ladòa nessuno fino all'ultimo momento. CusTODEV: a bè, va bè. Nessuno lacostringe a farlo. E poi, lo sa che ci conosciamo? Lei è giardiniera qui al cimitero. A 1:Ho lavorato. CUSTODEA:h... ANNI:Mi hanno licenziata. CUSTODEG:esù. C'era di mezzo un uomo, vero?

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