MOLTOINDIANO. ILLABIRINTODI JOSHI PaoloBertinetti L'ultimo labirinto (Zanzibar, pp. 253, Lire 24.000), quarto romanzo di Arun Joshi, lo scrittore indiano prematuramente scomparso l'anno scorso, a prima vista può essere letto come la storia di un'ossessione amorosa. Sam Bhaskar, giovane industriale di formazione occidentale (in questo assai vicino allo stesso Joshi), è disperatamente attratto da Anuradha, donna di antica bellezza e di sconvolgente sensualità, compagna del I' indolente e decadente Aftab, il proprietario dell'impresa di cui Bhaskar sta cercando di impossessarsi. Anmadha sembra a sua volta attratta da lui, ma al tempo stesso gli si sottrae, senza calcolo né malizia, esaltandone il desiderio. Quando finalmente egli la possiederà, in un primo momento penserà di essersela "scrollata di dosso", come sempre era accaduto con le altre donne, di avere "eiaculato la sua ossessione insieme al suo seme". L'ossessione effettivamente svanirà, ma solo per cambiare volto, per tramutarsi in passione amorosa, travolgente, totalizzante. La vita di Bhaskar, le sue scelte, i suoi progetti, vengono completamente sconvolti. Anuradha, che vive a Benares, lo raggiunge nella sua città, a Bombay, per un incontro che potrebbe segnare una svolta decisiva nelle loro vite. Bhaskar è colpito da un gravissimo infarto. Anuradha sparisce: non lo rivedrà più, per obbedire a una specie di voto da lei fatto in cambio della miracolosa guarigione di Bhaskar. La passione ridiventa ossessione: ci sarà un ultimo fugace incontro, in casa di Aftab, e poi la definitiva scomparsa di lei. L'ultimo labirinto è anche il romanzo della contrapposizione tra due città, Bombay e Benares, che simboleggiano i due volti del mondo indiano. Benares, la città santa dell'India, incarna l'anima antica del subcontinente indiano, le sue credenze profonde, il suo misticismo diffuso, il suo spirito religioso che spinge turbe di fedeli ad accalcarsi sui gradoni che portano al Gange. Bombay è l'India moderna, con i suoi grattacieli, i suoi velocissimi ascensori, i suoi centri d'affari, con i jet che incessantemente ne solcano il cielo, con la "vitalità della sua pulsante vita cosmopolita" che si contrappone alla stagnazione di Benares, una città "malata e in rovina, che sguazza nel sudiciume e nell'ipocrisia". Viene riportata all'interno dell'India stessa quella contrapposizione tra la cultura occidentale e la cultura indiana che informa i due primi romanzi di Joshi, The Foreigner (Lo straniero,, 1968) e The Strange Case of Billy Biswas (Lo strano caso di Billy Biswas, 1971). Ciò non toglie che sia altrettanto esplicita la sottolineatura del contrasto tra Oriente e Occidente ("Cartesio e il tantra non vanno d'accordo"). E come nei primi due romanzi, sebbene in modo contradditorio e tormentato, si giungeva alla riscoperta e alla riappropriazione degli antichi valori dell'India, così in questo romanzo (che è del 1981) Bhaskar obbedirà al richiamo della ricerca della spiritualità, che è suggerito sì dalle circostanze particolari della sua vicenda amorosa, ma che risponde in realtà a un suo bisogno assai più profondo, sempre vagamente sentito e sempre negato. Bhaskar compie lo stesso viaggio che già aveva compiuto suo padre (anch'egli combattuto tra fede e ragione - ma "la fede nella ragione era, dopo tutto, essa stessa una fede. Perché non avere fede in un Dio?"), il viaggio a un tempio nascosto tra le montagne dove brucia un'abbagliante fiamma azzurrina che rappresenta, o meglio, che è Krishna. Bhaskar non trova una risposta alla sua domanda: nelle ultimissime pagine del libro le parole del dubbio e dello scetticismo si alternano a quelle del desiderio della fede. "Anuradha, se c'è un Dio, digli di avere misericordia di me. Digli che sono esausto. Così tante paure; così tanto dubitare. Questa terra buia e questi cieli vuoti". Non sono parole molto diverse da quelle che potrebbe pronunciare un occidentale. E forse sono formulate così proprio per meglio anivare alla nostra mentalità. Così come lo è la trama della storia amorosa. In realtà è proprio la vicenda del rapporto con Anuradha che racchiude il senso de L'ultimo labirinto. In questo romanzo, spiega Claudio Gorlier nella postfazione, come in quelli di altri scrittori indiani "amor sacro e amor profano si legano, onde sensualità e conoscenza del divino si fondono inestricabilmente. Per. .. Bhaskar l'abbandono ai sensi diviene conoscenza; Anuradha, a sua volta, non è mediatrice per pervenire al divino, ma è il divino". Tuttavia non è attraverso la loro unione, bensì attraverso la separazione che Bhaskar viene spinto a dar corpo alla sua ricerca. Di nuovo è decisivo l'atteggiamento "antico" di Anuradha, che segue le indicazioni di Gargi, sua guru e incarnazione vivente del misticismo Sufi. La scelta della donna, che è una scelta di distacco e di rinuncia, è in piena consonanza con l'insegnamento del Gita, il libro che attraverso i secoli ha segnato la mentalità, la cultura e la letteratura dell'India: il concetto di ottenere la beatitudine attraverso la rinuncia e di raggiungere la piena realizzazione di sé attraverso l'abbandono di ogni desiderio è passata dai versetti del Gita alla coscienza collettiva del mondo indù e continuamente riaffiora anche nella letteratura indiana in inglese. Per restare a Joshi, esso è molto evidente nel primo romanzo, Lo straniero, e ritorna qui in modo più complesso e solo apparentemente meno decisivo. Bhaskar non ha percorso fino in fondo il cammino che Anuradha gli suggeriva: è per questo che pensieri strani e insensati "gli rimbalzano nel cranio" e gli fanno temere di piombare nella follia. Ma egli sente che la sua improbabile conquista di un'oasi di serenità passa attraverso Anuradha, attraverso il "miracolo" di accettarne fino in fondo l'insegnamento e di seguirne l'esempio. "Intercedi per me, Anuradha. Lui ti ascolterà." L'ultimo labirinto è un libro molto indiano, che va incontro in superficie al lettore occidentale per poi proporgli dei contenuti che gli sono molto lontani. E magari questo stesso tentativo di capirlo potrà essere approssimativo e impreciso. Ma se anche così fosse, ciò confermerebbe, se non altro, la lontananza dei nostri mondi; e la bellezza della sfida che sta nel desiderio di colmarla.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==