Linea d'ombra - anno XII - n. 92 - aprile 1994

34 "GIALLO"/DE CATALDO 35 gravi errori e forzose deviazioni, nelle aule di giustizia? Il nucleo forte di questa letteratura intorno ai misteri si è senza dubbio sviluppato in margine alla cronaca giudiziaria: e non è forse questo un singolare, ma anche sintomatico, ritorno alle origini? Circa la Piovra, va detto che la fortunata serie televisiva ha creato l'unico autentico eroe immaginario popolare: il commissarioCattani, il solo personaggio di fiction cui i giornali abbiano mai dedicato necrologi in prima pagina. Ebbene, il commissario Cattani non nasce dal nulla. Quarant'anni fa, un attento studioso individuava, tra le possibili cause della scarsa fortuna del giallo italiano, l'antipatia viscerale che il nostro popolo ha da sempre riservato alla figura del questurino21 • Un giudizio che la Storia si sarebbe incaricata di ribaltare clamorosamente, e proprio per merito (anche per merito) del poliziesco nazionale. A parte il caso del commissario Ciccio Ingravallo di Gadda22-che pure, dato il successo del film di Germi e la simpatia che ispirava il personaggio, qualche benemerenza deve averla-, dal capitano Bellodi del Giorno della civetta al commissario Santamaria di Fruttero e Lucentini al commissario Ambrosio di Olivieri al commissario Assenza di Attilio Veraldi, la letteratura poliziesca nazionale pullula di figure emblematiche di poliziotti colti, disincantati, tenaci e onesti sino all'inverosimile. Tutti padri di Cattani, anche lui, dunque, personaggio di origine letteraria e di matrice, per così dire, autarchica, assai lontano dai supermen delle strade della California e più vicino al Petrosino (italiano d'America) guarda caso protagonista di una bella serie di gialli scritti negli anni Settanta da Secondo Signoroni. Segno che il poliziesco nostrano "funziona" non solo e non tanto se si orienta verso i modelli colti, ma anche, e soprattutto, quando sa rappresentare quello che il suo pubblico gli chiede di rappresentare: una realtà brutale e amara in cui agli onesti, per non soccombere, si chiede di combattere anche in nome degli ignavi. La realtà italiana, insomma: quella che ha mandato a morte il giudice Falcone, l'unico, autentico eroe popolare non immaginario che questo benedetto Paese ha prodotto dopo Garibaldi. Note l) E. Mandel, Delitti per diletto, Interno Giallo, Milano 1989. 2) Farina, nella sua prefazione alla seconda edizione de Il segreto del Nevaio ( 1909) se ne dimostra peifettamente consapevole. Cfr. Petronio, Il punto su: il romanzo poliziesco, Laterza, Bari l 986. 3) In Benvenuti-Rizzoni, Il romanzo giallo - storia, autori, personaggi, Mondadori, Milano 1979. 4) Si veda la chiusa esemplare di De Vincenzi e il mistero di Cinecittà, rist. Sonzogno, Milano 1974: "Si soffre sempre quando si deve guardare nel fondo di un'anima umana ... anche a non farsi illusioni, la verità che ci appare è in ogni caso troppo disperata per non farci soffrire! Io non ho nessuna fiducia nella bontà degli uomini. E la vita senza bontà è un giardino senza sole. Per questo mi sento sempre terribilmente triste, per quanto, naturalmente, nessuno se ne accorga!". Chi parla è il Questore, massima carica gerarchica della Polizia fascista! 5) L'accostamento D'Errico-Simenon è ben spiegato da L. Rambelli nel suo saggio La demitizzazione italiana del romanzo giallo, in R. Cremante, L. Rambelli, La trama del delitto, Pratiche Editrice, Parma 1980. 6)C. Bragaglia, Gialli all'italiana, in Ilpiacere del racconto, La Nuova Italia, Scandicci 1993. 7) Scerbanenco aveva esordito nel l 940 con una serie di avventure dell'archivista di polizia di Boston Arturo Jelling, un uomo che avrebbe voluto fare il medico e aveva finito col fare il poliziotto. l suoi capolavori degli anni Sessanta hanno come protagonista Duca Lamberti, un medico radiato dall'ordine che si improvvisa detective. 8) Si pensi, ad esempio, ai romanzi polizieschi di DUrrenmatt. 9) M. Horkheimer - T.W. Adorno, Per una teoria del delinquente, in Dialettica dell'illuminismo, Einaudi, Torino 1977. 10) A chi scrive Marco Tropea, ca-fondatore di "Interno Giallo" e a lungo responsabile dei libri gialli e di fantascienza della Mondadori, confessava sconsolato che, ogni qual volta nel "Giallo" si pubblicava un autore italiano, il calo delle vendite era sicuro, ad onta della nota fedeltà alla collana del lettore "da edicola". I I) Ora che Adelphi ha intrapreso la ristampa analitica dei Maigret, almeno al commissario con la pipa l'invito alle serate colte non sarà negato: anche perché, essendo francese, si può non essere severi con lui! 12) A. Gramsci, Sul romanzo poliziesco, in Letteratura e vita nazionale, Editori Riuniti, Roma 1975. 13) C.E. Gadda, Novella seconda, Garzanti, Milano 1971, pp. 163164. 14) Si consideri Agave di Felisatti e Santini (Rizzali, Milano 1980). Qui il protagonista, un reporter che in passato ha simpatizzato per la sinistra estrema, sventa un progetto golpista con annessi legami tra massoneria deviata (a Trapani, con sede in una montagna!), mafia ed establishment. Anticipazioni che la cronaca si incaricherà di illustrare in anni più recenti: sarebbe stato preso per pazzo chi avesse scritto un thriller all'italiana ipotizzando quella sezione K di Gladio formata di agenti con licenza di uccidere che poi il giudice Casson avrebbe scoperto. 15) Valgano per tutti due esempi illuminanti. Scriveva Italo Calvino a proposito della Finestra sul cortile in "Cinema Nuovo": "Non c'erano ministri né sottosegretari, assenza che nessuno lamentò. Così, senza pompe ufficiali, senza grandi parate di 'divi' era forse la volta buona perché veramente il festival aprisse come un puro omaggio al cinema in quanto arte, senza cornici e orpelli. Invece davano un film americano in cui un reporter scopre dalla finestra che un marito taglia a pezzi la moglie: come nelle vignette di Pio Percoco, cronista sfortunato, personaggio della 'Sezione dei piccoli' della 'Gazzetta del Popolo' di quando ero bambino". Scriveva Umberto Barbaro in "Rinascita": "Un'altra critica va fatta alla commissione di accettazione (della mostra di Venezia, N.d.R.) per ·non aver salvaguardato costantemente la dignità della mostra, impedendo la presentazione di opere non degne di figurare in una rassegna d'arte: di non aver escluso tutta una serie di film scadenti, come Caccia al ladro di Hitchcock, un regista la cui abilità tecnica è costantemente al servizio del più frivolo divertimento". Le citazioni ora in Hitchcock, il maestro negato, a cura di Marina Fabbri, La Meridiana Editori, Roma 199l. 16) Oltre ad anticipare l'attenzione per le dottrine gnostiche (che permeerà il Pendolo di Foucault di Eco, posteriore di otto anni), F&L se la prendono direttamente con la Fiat: "Nulla infatti come l'eventualità di tirar dentro ad un'inchiesta la Fiataveva il potere di trasformare in giganti del pensiero dei semplici funzionari di polizia. Nessun ragionamento, argomentazione, ipotesi, nessuna forma di sillogismo, nessuna analitica o sintetica sottigliezza poteva essere trascurata per accertare se fosse veramente il caso di andare a rompere i coglioni alla Fabbrica Italiana Automobili Torino" (A che punto è la notte, Mondadori, Milano, ed. "I Best-sellers" 1980, p. 471). Il libro è del '79. Un anno prima della marcia dei 40 mila e in contemporanea con la "svolta" anti-compromesso storico di Berlinguer. C'è di che inserire il raffinato duo torinese nell'elenco dei Cattivi Maestri! l 7)Cfr. il volumecollettaneo/lsegnodeitre,Bompiani,Milano 1983. 18) Cfr. la recensione di "Segnocinema", 1990, n. 45. 19) I romanzi di Lucarelli, Carta bianca e L'estate torbida sono pubblicati da Selleria. Il suo ultimo lavoro, vincitore del "Premio Tedeschi" 1993, èeditodal "Giallo Mondadori". Interessanti esperimenti di poliziesco "politico" hanno dato alle stampe la Metrolibri di Bologna (ancora Lucarelli e il bel Ferro Recente di Fois), la Tartaruga (Morire a Palermo di Silvana La Spina) e, qualche anno fa, Costa&Nolan. 20) L. Sciascia, L'a.ffaire Moro, Sellerio, Palermo 1978, citazioni alle pp. 28-29 e 138. 21) A. Santucci, Per una storia del romanzo giallo, saggio apparso su "Il Mulino" nel 1951, da ultimo in R. Cremante, L. Ram belli, La trama del delitto, cit. 22) Ingravallo è molisano, come il giudice Di Pietro. Secondo Tom Wolfe (Ilfalò delle vanità) i poliziotti di New York non possono che essere irlandesi. Secondo la nostra storia, reale e letteraria, i segugi di razza non possono che essere molisani. Mi auguro che, dati i tempi che corrono in tema di politica delle etnie, il rilievo non sia considerato offensivo.

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